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Mal’aria 2021, l’inquinamento delle città durante la pandemia

“L’inquinamento atmosferico dipende da molteplici fattori, come il traffico, il riscaldamento domestico, l’agricoltura e l’industria – sostiene il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti –. Per questo il problema va affrontato con una chiara visione di obiettivi da raggiungere, tempistiche ben definite e interventi necessari, in primis sul fronte della mobilità sostenibile”. Tutti i dati del report “Mal’aria di città 2021”

Anche durante la crisi sanitaria da Covid-19, nel nostro Paese l’emergenza smog non si arresta, anzi peggiora. Nel 2020, su 96 capoluoghi di provincia presi in esame, 35 hanno superato almeno con una centralina il limite previsto per le polveri sottili (Pm10), ossia la soglia dei 35 giorni l’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi per metro cubo.

È quanto emerge dal rapporto “Mal’aria di città 2021” di Legambiente, dove viene tracciato un doppio bilancio sulla qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia nell’anno appena trascorso, stilando una graduatoria sui limiti giornalieri delle polveri sottili e sui valori medi annuali suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Le dieci città che hanno la peggiore performance sui limiti giornalieri, partendo dal basso, sono Torino con 98 giorni di sforamenti, seguita da Venezia con 88, Padova 84, Rovigo 83 e Treviso 80. Al sesto posto si colloca Milano con 79 giorni, seguita da Avellino e Cremona con 78, Frosinone 77, Modena e Vicenza con 75. Per quanto riguarda i parametri dettati dall’Oms, sono 60 le città italiane che hanno fatto registrare una media annuale superiore ai 20 microgrammi per metro cubo di polveri sottili rispetto a quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A guidare la classifica è sempre Torino con 35 microgrammi come media annuale, seguita da Milano, Padova e Rovigo con 34; Venezia e Treviso con 33; Cremona, Lodi, Vicenza, Modena e Verona con 32. I limiti di polveri sottili vengono superati anche ad Avellino con 31 microgrammi, Frosinone 30, Terni 29, Napoli e Roma 28, Genova e Ancona 24, Bari e Catania 23.

“L’inquinamento atmosferico dipende da molteplici fattori, come il traffico, il riscaldamento domestico, l’agricoltura e l’industria – ricorda il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti –. Per questo il problema va affrontato con una chiara visione di obiettivi da raggiungere, tempistiche ben definite e interventi necessari, in primis sul fronte della mobilità sostenibile. La pandemia non ci deve far abbassare la guardia. Chiediamo che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza vengano destinate cifre adeguate per la mobilità urbana sostenibile, sicura e con una vision zero anche per riqualificare le strade urbane e le città”.

Secondo Legambiente, i dati del Rapporto ci ricordano che il 2020 oltre ad essere stato segnato dalla pandemia ancora in corso, è stato anche caratterizzato dall’emergenza smog e dalla mancanza di misure specifiche per uscirne. Lo dimostra la “mancanza di ambizione” dei Piani nazionale e regionali che negli ultimi anni si sono succeduti, dove si è sistematicamente ricorso ad alcune deroghe, come nel caso del blocco dei veicoli Euro4 nelle città, che sarebbe dovuto entrare in vigore dal primo ottobre, posticipato prima a gennaio 2021 e poi ad aprile. E come dimostrano le due procedure  di infrazione comminate all’Italia dall’Unione Europea per il mancato rispetto dei limiti normativi previsto dalla direttive europea per le polveri sottili e gli ossidi di azoto.

Ogni anno nella nostra penisola, secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, sono oltre 50 mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva ad inquinanti atmosferici, come le polveri sottili, gli ossidi di azoto e l’ozono troposferico. Da un punto di vista economico, si tratta di diversi miliardi all’anno (tra i 47 e i 142 miliardi) tra spese sanitarie e giornate di lavoro perse. I morti, infatti, sono soltanto la punta dell’iceberg del problema sanitario legato all’inquinamento atmosferico. Nei prossimi mesi l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicherà le nuove linee guida con valori ancora più stringenti e la Commissione Europea è intenzionata a far convergere nella revisione della direttiva sulla qualità dell’aria i suggerimenti dell’Oms.

Nel rapporto un focus specifico è dedicato a Roma e Milano, dove si fa il punto sulle concentrazioni di biossido di azoto. Nonostante i mesi di lockdown e la diffusione dello smart working, nelle due città è stato superato il nuovo valore medio annuale suggerito dall’Organizzazione della Sanità, ossia 20 microgrammi per metro cubo: a Roma è stato di 34, mentre a Milano di 39.

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