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Le lezioni di Bill Gates per Roberto Cingolani

Il volume del fondatore di Microsoft è un’analisi di come conciliare gli obiettivi legittimi di miliardi di persone mirati a migliorare il proprio tenore di vita, ossia di sviluppo economico, con il degrado ambientale che ne risulta. Se l’umanità deve vincere la rincorsa tra progresso e degrado ambientale, l’innovazione “verde” deve accelerare. Ecco le sfide del ministero della Transizione ecologica

Non so se il ministro della Transizione Ecologica prof. Roberto Cingolani ha avuto modo di scorrere il best seller di Bill Gates How to Avoid a Climate Disaster (pp 372, Londra, Allen Lane). Probabilmente in questi giorni non ha avuto il modo di dargli neanche una veloce sfogliata: si sta allestendo il ministero incorporando direzioni generali di altri dicasteri, è alle prese con nomine di figure apicali, e deve, al tempo stesso, incidere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che deve essere presentato all’Unione europea entro il 30 aprile e contenere una forte caratura ecologica.

Il volume si legge agevolmente. È un’analisi di come conciliare gli obiettivi legittimi di miliardi di persone mirati a migliorare il proprio tenore di vita, ossia di sviluppo economico, con il degrado ambientale che ne risulta. Se l’umanità deve vincere la rincorsa tra progresso e degrado ambientale, l’innovazione “verde” di cui Cingolani è maestro deve accelerare. Soprattutto in quanto mentre in passato le transizioni – ad esempio da carbone a petrolio – sono avvenute nell’arco di numerosi decenni, ora la transizione deve essere molto veloce, anche a ragione della rapida crescita demografica e della conseguente pressione sulle risorse.

Bill Gates riprende e rilancia proposte già formulate da altri: aumentare di cinque volte le risorse pubbliche per la ricerca di natura ecologica, scommettere sull’energia atomica di ultima generazione (prendendo al tempo stesso adeguate misure per le scorie nucleari), indirizzare gli acquisti delle pubbliche amministrazioni (come, curiosamente, fa già la Repubblica Popolare Cinese) a beni “ecologici” ed altre misure in gran parte già note.

Il bandolo del libro, però, non è su queste raccomandazioni, ma sul fatto che Bill Gates prende decisamente posizione sulle due scuole di pensiero che da sempre si confrontano in questo campo: quella “vincolista” e quella “liberista”. La prima sostiene la necessità di forti vincoli legislativi e regolamentari per facilitare la transizione ecologica e la seconda invece sostiene di fare funzionare il mercato, correggendone , se del caso, i prezzi.

Ricordo che nell’Italia degli anni Ottanta, i compianti Emilio Gerelli dell’Università di Pavia e Domenica Da Empoli dall’Università La Sapienza di Roma e chi scrive questa nota sostenevano la tesi “liberista”, mentre il pensiero dominante (ministero dell’Ambiente, Lega Ambiente, Centro Piani) favoriva la tesi “vincolista”. Con la quale, però, non si è fatta molta strada.

Da quando ha fondato Microsoft, Bill Gates è stato non un liberista, ma un libertario. Nel libro precisa: “Si potrebbe pensare che io chieda un maggior intervento pubblico (per la transizione ecologica – ndr), ma occorre ricordare che quando costruivo Microsoft mi tenevo molto alla larga da Washington e dai politici”.

La proposta principale è di utilizzare “prezzi economici” (ossia che tengano conto delle “esternalità negative” ambientali) per il carbone, i suoi derivati ed altri prodotti inquinanti; ciò indurrebbe a limitarne l’uso. “La cosa più importante che possiamo fare per evitare il disastro ambientale consiste nel de-carbonizzare la produzione di elettricità” scoraggiando l’impiego di combustibili fossili. È “una missione possibile” – afferma – con un sapiente uso di imposte indirette per portare i prezzi di beni e servizi inquinanti al livello del loro “valore economico”. Quindi, il ministero della Transizione Ecologica deve lavorare in stretta sinergia con il Dipartimento della Politica Fiscale del ministero dell’Economia delle Finanze. È lavoro da fare presto non di rimandare alle calende greche.

C’è un’altra implicazione ancora più immediata. Il Pnrr non deve solo includere un’allocazione importante alla transizione ecologica, ma soprattutto valutare tutti i progetti d’investimento (quale che sia il comparto) a prezzi economici o “ombra” come indicato dalla lettura scientifica e manualistica in materia, nonché dalla guida operativa recente pensata proprio per la Pubblica amministrazione (per scaricarla, clicca quì).

 

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