Intervenendo all’inaugurazione dello Europe Center del think tank statunitense Atlantic Council, il presidente Macron spiega perché l’autonomia europea non deve spaventare gli Usa. Ma sulla Cina: “Un fronte comune sarebbe controproducente”
Europa, Nato, Cina, Russia, Iran ma anche digitale. Di tutto questo ha parlato ieri sera il presidente francese Emmanuel Macron intervenendo al primo evento dello Europe Center, la nuova iniziativa del prestigioso think tank statunitense Atlantic Council che la prossima settimana ospiterà presente del Consiglio europeo Charles Michel.
Il capo dell’Eliseo ha colto l’occasione per rinsaldare l’asse con la nuova amministrazione statunitense di Joe Biden. Un rapporto facilitato anche dal legame particolare con la Francia di Antony Blinken, il nuovo segretario di Stato a Washington. Come notava alcuni giorni fa Marta Dassù su Repubblica, “in teoria, la Francia che aspira alla ‘sovranità strategica’ dell’U[unione] e[uropea] dovrebbe essere un interlocutore più difficile per Washington, per esempio in materia di tassazione digitale. Ma la storia ha smentito spesso questa copione: Stati Uniti e Francia, entrambe con aspirazioni ‘universalistiche’, alla fine si assomigliano”.
LA NATO
“La sovranità europea è davvero un’ottima notizia per la relazione transatlantica”, ha spiegato Macron sottolineando l’urgenza per il Vecchio continente di occuparsi delle crisi che lo circondano senza delegare ad altri. Ed è anche “pienamente coerente con la Nato”, ha aggiunto. Illustrando le caratteristiche dell’autonomia strategica europea, Macron ha offerto una risposta a chi negli Stati Uniti così come nell’Unione europea teme che dietro quella formulazione ci sia un raffreddamento delle relazioni: infatti, secondo Macron autonomia strategica significa “in primo luogo, che gli attori europei investano molto di più per se stessi” (tradotto: più spesa in difesa come chiede da tempo Washington), cooperazione industriale e interventi militari comuni (come l’Iniziativa europea d’intervento e la missione task force Takuba), descritti come un modo per alleviare la pressione sulle truppe statunitensi.
LA CINA
Quanto alla Cina il presidente Macron ha ribadito la linea dell’Unione europea: “partner, competitor e rivale sistemico”. Poi ha spiegato che sarebbe “controproducente” creare un fronte unitario contro Pechino, che verrebbe spinta a non cooperare proprio adesso che ne abbiamo bisogno (una linea sposata da molte cancellerie europee). Ma allo stesso modo sarebbe un errore per l’Europa stare “alla stessa distanza dalla Cina e dagli Stati Uniti”. Inoltre, ha difeso dalle critiche il recente accordo sugli investimenti tra Unione europea e Cina: “Per la prima volta, la Cina ha accettato di impegnarsi sulla regolamentazione [dell’Organizzazione internazionale del lavoro]”, ha spiegato. Dimenticando però di dire che nell’intesa non sono previsti altro che “sforzi continuati e sostenuti di propria iniziativa per perseguire la ratifica delle convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro numero 29 e 105”. Inoltre, non è previsto alcun tipo di strumento che l’Unione europea può utilizzare per fare pressione sulla Cina contro l’utilizzo di lavoro forzato (nello Xinjiang sul popolo uiguro ma non soltanto). Poi ha elencato quattro priorità nella strategia sulla Cina: collaborare con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per cercare la convergenza; cooperare con la Cina sui cambiamenti climatici; rafforzare la protezione della proprietà intellettuale e del commercio equo; rispondere alla sfida dei diritti umani in Cina.
IL 5G
Sulle questioni tecnologiche, il presidente Macron ha ribadito la sua posizione sulla necessità di non “dipendere da una soluzione cinese al 100%”. In virtù di questo ha deciso di non consentire l’implementazione e l’uso della tecnologia 5G cinese in settori strategici del Paese. Ma ha anche aggiunto: “Non voglio dipendere al 100% dalla decisione degli Stati Uniti. Altrimenti, sarò messo nella condizione di non decidere per il continente europeo”.
RUSSIA E IRAN
Sulla Russia, Macron ha ribadito la sua posizione secondo cui un dialogo costante con la Russia è importante per la sicurezza dell’Europa, anche se alcuni colleghi cercano di isolare Vladimir Putin. Quanto all’Iran, invece, si è detto sodisfatto della volontà di Biden di negoziare con l’Iran e ha detto: “Sarò qui per cercare di essere un mediatore onesto e un mediatore impegnato in questo dialogo”. Ha aggiunto che Israele e Arabia Saudita dovrebbero essere coinvolte e che questioni come i missili balistici dovrebbero essere sul tavolo. Tradotto: il Jpcoa del 2015 va rivisto.
IL DIGITALE
Macron parlato anche dei social media tornado sulla discussione del ban di Donald Trump su cui già si era espresso in maniera scettica (lo stesso aveva fatto la cancelliera tedesca Angela Merkel). Serve una “risposta democratica”, ha detto. “Non voglio vivere in una democrazia in cui decisioni importanti sono prese da un attore privato, un social network privato”, ha spiegato sostenendo anche come siano state le stesse piattaforme a favorire l’ascesa dell’ex presidente statunitense.