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Caro Dante, niente tema. Il commento del preside Ciccotti

Nel VII centenario della morte di Dante Alighieri, padre della lingua italiana, il neo-ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, sentito il mondo della scuola, i sindacati e i dotti politici, ha deciso, in forma forse pilatesca, che i nostri giovani saranno maturi anche senza la necessità di una prova nella lingua madre. Nemmeno un semplice tema. Il punto del preside e storico del cinema Eusebio Ciccotti

Molti ragazzi ci contavano. “Speriamo che San Covid pure quest’anno ci faccia il miracolo per l’esame di maturità”. E così è stato. Anche la maturità 2020-21, come la precedente, sarà solo orale. Si presenterà la solita tesina metà originale (è un eufemismo) metà ispirata (anche questo) da informazioni prese dal web. Grazie alla rete, ai sondaggi, creiamo e sciogliamo governi, maggioranze, partiti. Poi la busta con all’interno un testo da cui partire (una foto, una immagine, un fotogramma, un brano letterario, un passaggio filosofico, una formula, ecc.). Da lì, il/la candidato/a, è invitato/a a produrre un percorso, già telefonato, di taglio compartivo, che sovente poco ha da spartire con la scienza della comparazione. Ma attacca l’asino dove…

IN DAD NON SI È LAVORATO? UNA BUFALA

Due sono i refrain che hanno portato alla scelta della soluzione orale della Maturità 2021: il basso numero delle lezioni in presenza; la non efficacia delle lezioni in Dad (classe a distanza) o Ddi (parte in presenza parte in remoto). Migliaia di docenti possono attestare che queste osservazioni non rispondono al vero. Sono affermazioni che spesso partono dal caso singolo, dello studente che rendeva poco in presenza e ora si è trovato tra le mani la pepita del capro espiatorio. “Verità” subito rilanciate da diversi soggetti. Dal genitore improvvisatosi docente mentre seguiva suo figlio interrogato in Dad (magari con tutti gli appunti intorno allo schermo; o doppio schermo), per mezz’ora. Dal sociologo di turno che si è trovato, grazie al Covid-19, un’altra “ricerca sul campo” (le chiamano così), per giustificare i fondi universitari, sul tema “Disagio e Dad”, a botte di quesiti, senza mai esser entrato in una scuola, dopo il diploma. Di alcuni operatori dei media che si fidano delle dichiarazioni di cui sopra prendendole per oggettive. Delle statistiche sull’abbandono scolastico causato dalla Dad, a cura di enti ufficiali, difficile da contraddire.

OGNI SCUOLA HA IL PROPRIO ODORE

La Dad non è migliore della lezione in presenza. È ovvio come l’acqua calda che esce dallo scaldabagno acceso. Ce lo siamo detto troppe volte. Sottolineando le tante varianti tra “in presenza” e “in remoto”. Quando siamo “a distanza” la funzione fàtica (quella che piaceva a Roman Jakobson e a Umberto Eco) risulta flebile; la prossemica congelata. Viene a mancare il rapporto diretto con l’insegnante, con i compagni di classe, con l’ambiente scuola, con il bidello, con il ragazzo del bar, con il profumo della scuola (ogni scuola ha il proprio odore, come le case). Non posso parcheggiare il mio motorino nel cortile o nei pressi dell’edificio. Non posso recarmi in palestra e neanche nei laboratori. Per non parlare dell’Auditorium, per vedere un film sulla Shoà o sulle foibe. Oppure il poco conosciuto (per i giovani) The Kid di Charlie Chaplin, o I 400 colpi di François Truffaut; Aurora di F.W. Murnau, oppure Uomini contro di Francesco Rosi. Tutti amiamo stare in classe. Ma la vita può imporci dei cambiamenti. E la Dad, lo ripetiamo, per chi ha voluto lavorare, ha dato i suoi frutti.

CARO DANTE, NIENTE TEMA

Ma l’esame di Maturità senza almeno la prova nella lingua madre è stata una palese mancanza di coraggio culturale e formativo del neo-governo di Mario Draghi, e del neo-ministro Patrizio Bianchi, che con questa scelta, a mio avviso, hanno commesso un piccolo grande errore. Cosa costava inserire la prova scritta di Italiano? Essendo presente in tutti gli indirizzi di corso di diploma non andava soppressa. A maggior ragione quando enti e Accademie certificati ci dicono che la conoscenza dell’italiano standard, presso i giovani, è un registro che si padroneggia al 50%, reso ultramondano dalla saltuaria lettura, dalla poca scrittura, e da altri sottocodici come i gerghi, zeppi di neo-forme e costrutti linguistici transeunti e di moda. E quando lo studente si trova a dover chiarire concetti complessi o va in afasia o ricorre all’italiano regionale.

LINGUA E LAVORO

Che i giovani scimmiottino lo standard ricorrendo a un “comunque” ogni tre lemmi, non è poi grave. Con il tempo e con la “Settimana enigmistica” (on line) miglioreranno (dopo la meritata pensione, a 75 anni). Del resto la carriera non è compromessa. Non ha mai perso il lavoro un conduttore Tv reo di aver esibito un parco lessicale povero o un politico che argomenti su notevoli temi, nazionali e internazionali, con poca coerenza nella consecutio. Ma questa è un’altra storia. In fondo, che c’azzecca l’Italiano di Dante con la Tv e la politica?

PERCHÉ NON SI È PENSATO A UNA PROVA SCRITTA FACOLTATIVA CON BONUS?

Perché il ministero non ha offerto, per esempio, la possibilità di far scegliere al candidato di sottoporsi o meno ad una prova scritta? Perché dobbiamo livellare tutti i nostri studenti verso il basso? È questa la democrazia? Non ci accingiamo a ledere il diritto d’acquisire competenze? Non stiamo causando un danno formativo? O parliamo di “danno formativo” solo quando si dovevano riaprire le scuole, far girare il denaro, “fare benzina”, acquistare beni di consumo? E dei prof. morti per Covid-19, chi ne ha parlato? Torniamo all’esame. Andava pensato un meccanismo di bonus per chi, ancora oggi, desidera affrontare le verifiche scritte. Da tre a cinque punti per gratificare i migliori. E reintrodurre almeno il tema nell’anno di Dante Alighieri. Ma niente. Una scelta pilatesca, da III canto dell’Inferno? Non osiamo pensarlo, il ministro dell’Istruzione è serio, preparato e affidabile. Solo che la scelta di non scegliere, vagamente kierkegaardiana, ad ogni giorno che passa prende un retrogusto popolar-populista. E, in tempo di vigilie elettorali, non guasta.

GLI STUDENTI ORA AFFRONTANO LE VERIFICHE SCRITTE DEMOTIVATI

Forse si è commesso un errore di comunicazione.  Dicendo che ci sarà solo una prova orale la spinta motivazionale a svolgere gli scritti, con la dovuta preparazione, in queste settimane, è scemata nel giro di poche ore. Il ministero dovrà metterci una toppa al più presto. Ma poi, durante l’esame orale, come testo, io docente, in un liceo scientifico, la competenza in matematica o in fisica? Debbo far svolgere, all’impronta, al candidato, davanti alla commissione, con 38° di temperatura, un problema di analisi matematica? Non è peggio rispetto allo scritto tradizionale?

“L’ITALIA DI OGGI COME LA FIRENZE DI DANTE”

Un collaboratore scolastico (un “bidello”), con qualche buona lettura alle spalle, mi dice: “Signor preside, aperti, chiusi, mezzo aperti, mezzo chiusi. La Storia si ripete, diceva Vico. Sulla scuola mille idee, come in politica. Siamo sempre in contrasto, troppo litigiosi, come nella Firenze di Dante. Guelfi e Ghibellini, Neri e Bianchi. Facciamo sta maturità leggera, così svorta pure mi’ nipote e liberamo un po’ de banchi”.

 


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