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L’Italia è già in ritardo sul Recovery Plan. Ma Draghi… Le previsioni di Oxford Economics

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Roma è già in affanno sulla tabella di marcia che porta ai 209 miliardi, anche perché la bozza di piano di gennaio è già vecchia. Ma Draghi può impiantare riforme buone per i prossimi dieci anni. Le previsioni degli economisti britannici

La buona notizia è che Mario Draghi ha davanti sfide che può vincere. Quella brutta è che l’Europa, Italia inclusa, sono terribilmente in ritardo sul Recovery Fund. C’è un po’ di luce e parecchie ombre nelle previsioni di Oxford Economics, presentate questa mattina, quando mancano poche ore al G20 dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali.

Nel quale andrà in scena un inedito tandem targato Bankitalia. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sarà infatti al fianco del neoministro dell’economia Daniele Franco, che fino a pochi giorni fa era il suo vice in Via Nazionale. Prima di essere chiamato a far parte del governo dal premier Mario Draghi, anche lui ex numero uno di Palazzo Koch.

Tornando agli scenari macroeconomici, Draghi dovrà fare i salti mortali per riuscire a portare a casa il risultato, ovvero un bel po’ di Pil grazie ai 209 miliardi di euro messi a disposizione dell’Italia nel piano da 750 miliardi varato la scorsa estate.

“L’Italia è già in ritardo nella tabella di marcia sul Recovery Fund?”, si chiede nella slide l’autorevole Centro Studi britannico. “La risposta è sì”. Male, molto male per un Paese che ha un disperato bisogno di crescita e che solo nel 2020 ha lasciato sul terreno quasi il 9% del Pil. Oxford Economics ricorda come “entro il 2026 i Paesi della zona euro debbano spendere tutte le risorse messe a loro disposizione, per poi rimborsare i prestiti dal 2027 al 2058”. E, ad oggi, Roma non ha ancora inviato la versione definitiva del piano.

Sulla scrivania di Ursula von der Leyen c’è semmai la vecchia bozza, firmata governo Conte. Bozza giudicata dagli economisti di Oxford, “probabilmente già vecchia”. Non può stupire che con questo andazzo la crescita da qui al 2023 risulti decisamente lenta. Nelle previsioni di Oxford Economics nel 2021 ci sarà un anno di rimbalzo del 4,6%, mentre nel 2022 il Pil aumenterà del 4,4% per poi ripiegare all’1,7% l’anno dopo.

La speranza comunque c’è. “Il premier Draghi ha chiarito che il suo governo cercherà di essere riformista, concentrandosi su istruzione, divario di genere, ambiente, lotta alla corruzione, riforme istituzionali e fiscali. Ipotizziamo che le riforme strutturali saranno implementate e seguite dai futuri governi nel prossimo decennio”.

E “in un tale scenario, il Pil italiano vede una combinazione positiva sia dal lato della domanda, attraverso investimenti più veloci e migliori dal Recovery Fund, sia dal lato dell’offerta, attraverso una maggiore accumulazione di capitale, il rafforzamento dell’offerta di lavoro e una più rapida produttività”. Tanto vale sperare.

 

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