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Fratellanza, la nuova frontiera di Bergoglio e al Tayyeb

Il mondo celebra oggi l’anniversario della prima giornata mondiale della fratellanza nel giorno della firma ad Abu Dhabi del Documento sulla fratellanza umana da parte di papa Francesco e del Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, di due anni fa

Due anni dopo la firma ad Abu Dhabi del Documento sulla fratellanza umana da parte di papa Francesco e del Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, il mondo celebra oggi l’anniversario dell’impensabile cerimonia, la prima giornata mondiale della fratellanza, che per Francesco è la nuova frontiera.

Bergoglio, Tayyeb e il segretario generale delle Nazioni Unite, che ha proclamato la giornata mondiale della fratellanza, si sono riuniti virtualmente di nuovo ad Abu Dhabi. La prima parola pronunciata da Francesco è stata “sorelle”, poi fratelli. Un segno evidente di come il discorso della fratellanza unisca tutti, nel rispetto della prima differenza, quella tra maschile e femminile. Di più, Francesco è voluto andare oltre, dicendo: “”Questa è la parola: sorelle e fratelli”.

Nell’idea di unità umana, come di unità della parola, c’è il seme della differenza fondante. Bergoglio non smette di sorprendere e apre così i suoi saluti e ringraziamenti alle personalità virtualmente riunite con lui: “In modo speciale a Lei, fratello mio, amico mio, mio compagno di sfide e di rischi nella lotta per la fratellanza, Grande Imam Ahmed Al-Tayyeb, che ringrazio per la compagnia nel cammino per la riflessione e la redazione del documento che è stato presentato due anni fa”.

Quanta strada è stata fatta dai tempi del “freddo” tra Vaticano e al-Azhar, e dai tempi stessi dei primi colloqui tra Francesco e l’imam. Come emerge chiaramente dall’enciclica “Fratelli tutti” il papa non deve aver apprezzato la scarsa considerazione dell’enorme novità contenuta nel documento, la piena accettazione della pari cittadinanza tra uomini e donne di fedi diverse o non credenti. E così prosegue rivolgendosi sempre ad al-Tayyeb: “La Sua testimonianza mi ha aiutato molto perché è stata una testimonianza coraggiosa. So che non era un compito facile. Ma con Lei abbiamo potuto farlo insieme, e aiutarci reciprocamente. La cosa più bella è che quel primo desiderio di fratellanza si è consolidato in vera fratellanza. Grazie, fratello, grazie!”.

Difficile capire se non si considera che dopo secoli la massima autorità teologica dell’Islam sunnita ha sottoscritto solennemente che le nostre diversità sono parte del sapiente disegno divino. Quindi, dopo altri ringraziamenti, compreso quello all’ospite – l’emiro di bin Zayed – il passaggio decisivo, fortissimo: “Oggi la fratellanza è la nuova frontiera dell’umanità. O siamo fratelli o ci distruggiamo a vicenda. Oggi non c’è tempo per l’indifferenza. Non possiamo lavarcene le mani, con la distanza, con la non-curanza, col disinteresse. O siamo fratelli – consentitemi –, o crolla tutto. È la frontiera. La frontiera sulla quale dobbiamo costruire; è la sfida del nostro secolo, è la sfida dei nostri tempi”.

Bergoglio, che dall’inizio della pandemia ripete costantemente che siamo tutti sulla stessa barca, non ha fatto riferimento esplicito a questa sfida che semina paura, dubbi e solitudini. E infatti prosegue così: “Fratellanza vuol dire mano tesa; fratellanza vuol dire rispetto. Fratellanza vuol dire ascoltare con il cuore aperto. Fratellanza vuol dire fermezza nelle proprie convinzioni. Perché non c’è vera fratellanza se si negoziano le proprie convinzioni.
Siamo fratelli, nati da uno stesso Padre. Con culture, tradizioni diverse, ma tutti fratelli. E nel rispetto delle nostre culture e tradizioni diverse, delle nostre cittadinanze diverse, bisogna costruire questa fratellanza. Non negoziandola”.

Non negoziandola dunque, costruendola insieme. La sua interpretazione del tempo che viviamo, dalle guerre alle carestie, dalle marginalizzazioni al diniego, è questa: “Diciamolo bene: o fratelli o nemici. Perché la non-curanza è una forma molto sottile d’inimicizia. Non c’è bisogno di una guerra per fare dei nemici. Basta la non-curanza. Basta con questa tecnica – si è trasformata in una tecnica –, basta con questo atteggiamento di guardare dall’altra parte, non curandosi dell’altro, come se non esistesse”.

Le società complesse chiedono di ricostruirsi per prime intorno alla cittadinanza, e il mondo multipolare che propone Bergoglio unisce queste società di cittadini in una cittadinanza umana universale tra Paesi diversi, culture diverse, che solo insieme costituiscono un tutto più grande.

Da parte sua l’imam di al-Azhar ha ringraziato il papa per l’enciclica “Fratelli tutti” definendola una pietra miliare. “Spero che il 4 febbraio sarà ogni anno un campanello d’allarme per il mondo e i suoi leader che li spinga a consolidare i principi della fratellanza umana. […] Mi impegno con il volere di Dio a continuare per il resto della mia vita a lavorare con mio fratello papa Francesco con i miei fratelli studiosi di ogni religione e con ogni sostenitore della bontà e della pace per rendere i principi della fratellanza umana una realtà in tutto il mondo”.

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