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Il Pd, le donne e il partito che non c’è. Bonino all’attacco

Il Partito democratico dovrà per forza parlarne in via ufficiale, al suo interno, c’è chi propone in direzione e chi chiede un congresso. Però non è solo una questione di genere, c’è qualcosa che non funziona, quel vorrei ma non riesco, è giusto ma ora non posso, è il tempo ma non c’è l’occasione, tutte formule che riecheggiano di tornata in tornata

“Chiunque si fosse fatto illusioni è ovviamente artefice delle proprie delusioni. C’è un risveglio femminile negli ultimi anni di cui alcuni partiti non vogliono prendere atto perché il potere è una specie di afrodisiaco. Le donne possono imparare per l’ennesima volta che non bisogna aspettare di essere cooptate per gentile concessione, ma che è un problema, specie in società come le nostre, che necessita un’attenzione duratura e persistente”.

Così Emma Bonino, leader di Più Europa, interviene esternamente su un tema che rischia di acuire, anzi già lo ha fatto, molte delle contraddizioni che il Pd delle correnti non è riuscito ancora ad incanalare verso la giusta analisi, e conseguente soluzione. Le donne del Pd e nel Pd sono tante ma al Governo non ci sono, la plastica rappresentanza della lista dei ministri, dove le colleghe di Forza Italia o di IV spiccano in un mare di nomi maschili è uno schiaffo per chi ha fatto della questione della rappresentanza la propria bandiera che neanche l’assicurazione zingarettiana di un riequilibrio con i sottosegretari potrà mai sanare.

Il Partito democratico dovrà per forza parlarne in via ufficiale, al suo interno, c’è chi propone in direzione e chi chiede un congresso. Però non è solo una questione di genere, c’è qualcosa che non funziona, quel vorrei ma non riesco, è giusto ma ora non posso, è il tempo ma non c’è l’occasione, tutte formule che riecheggiano di tornata in tornata. Si va quindi oltre, come spiega Morassut: “Il problema è il Partito. Che cosa è il Pd e la natura della sua vita interna. Nel 2016, dopo la sconfitta al referendum costituzionale, dissi in più occasioni che era giunto il momento di aprire una “Costituente” per un nuovo soggetto politico “democratico” con caratteristiche più di movimento aperto che di partito. Non era “svoltismo”, come qualcuno mi contestò, ma la semplice considerazione che si era conclusa una fase politica, un ciclo politico, durante il quale il Pd aveva provato a condurre a termine un progetto strategico di riforma generale della politica e delle istituzioni”. Le donne ci sono ma è il partito nuovo che non c’è.


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