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Come cambia il budget del Pentagono. Ecco i piani per frenare la Cina

Programmi navali, sicurezza ambientale, testate nucleari e piani missilistici. Il Pentagono ha avviato una revisione dei programmi in atto. Sarà limitata (a causa dei tempi stretti per presentare la proposta di budget 2022), dedicata alla competizione con la Cina, e guidata dalla vice segretaria Hicks

Il Pentagono di Joe Biden e Lloyd Austin rivedrà i propri piani di spesa, orientando il bilancio verso i programmi ritenuti più strategici per il confronto a tutto tondo con la Cina. I tempi però stringono, e così la revisione sarà legata ad alcune aree specifiche, tra cui programmi navali, testate nucleari e clima. Si parte da previsioni per un budget piatto, cioè non in crescita, ma neanche in riduzione, e dunque intorno ai 740 miliardi di dollari per la Difesa, di cui 696 per il bilancio base del Pentagono. Il dossier è affidato a Kathleen Hicks, prima vice segretaria donna della Difesa americana.

L’ITER

Già vice sottosegretaria alle Politiche del Pentagono durante la presidenza Obama, Hicks è tornata al dipartimento dopo anni di direzione (e vice presidenza) del Center for strategic and international studies (Csis), tra i più autorevoli think tank americani (qui il focus). Della revisione si occuperà l’ufficio “Cost Assessment and Program Evaluation”, meglio noto come “Cape”, attualmente diretto da un altra donna, Susanna Blume, già direttrice dei programmi della Difesa al Cnas, un altro prestigioso centro di ricerca di Washington. A Cape è dunque diretto il memo firmato dalla Hicks il 17 febbraio, visionato e riportato da Breaking Defense.

LE AREE DA RIVEDERE

Si parte dai tempi stretti, da qui a inizio maggio, quando il Pentagono dovrà presentare la sua richiesta di budget per l’anno fiscale 2022. A causa del poco tempo a disposizione, ha scritto Hicks, “il processo di ri-valutazione delle decisioni esistenti si concentrerà su un numero veramente basso di questioni con impatto diretto sull’anno fiscale 2022 e di importanza critica per il presidente e il segretario”, cioè Biden e Austin, numero uno del Pentagono, primo afroamericano a ricoprire l’incarico. Le “questioni” sono sei: costruzioni navali (rispetto al mega piano di Trump); testate nucleari low-yield; munizioni a lungo raggio; grandi programmi aeronautici (F-35, tanker e droni MQ-9); cambiamento climatico; il “build back better”, cioè una valutazione degli investimenti più urgenti.

CLIMA E PIANI NAVALI

Tra le novità più scontate c’è il clima. Già a una settimana dall’insediamento alla Casa Bianca Biden firmava un ordine esecutivo per porre i cambiamenti climatici “al centro” delle questioni di sicurezza nazionale, chiamando in causa anche il Pentagono. Al dipartimento si chiede di tenere conto delle implicazioni ambientali in ogni documento strategico e piano operativo, riferendo annualmente al Consiglio di sicurezza nazionale e producendo entro 120 giorni una prima analisi sul tema. Altra conferma riguarda i piani navali. Nella audizioni di conferma al Congresso, Austin e Hicks avevano riferito di voler rivedere il piano vigente durante l’amministrazione Trump, pari a 19 miliardi di dollari nel 2021 e una previsione di incremento a 27 miliardi nel 2022. Il tutto, per costruire poco meno di cento nuove unità navali militari entro i prossimi cinque anni. I nuovi budget del Pentagono dovrebbero discostarsi parecchio da questi obiettivi.

TRA TESTATE NUCLEARI…

Tra i temi più spinosi ci sono i nuovi programmi nucleari, per cui i democratici hanno mantenuto forti critiche (ma non una netta opposizione) durante i vari dibattiti parlamentari. L’attenzione è per le testate a bassa intensità (o “low-yield”), tra le priorità Usa nella Nuclear Posture Review del 2018, ritenute un elemento-chiave per poter mantenere credibile la deterrenza nucleare. Per i sostenitori di tale concetto, avere in dotazione esclusivamente testate molto potenti abbassa la credibilità del loro impiego, riducendo inoltre i margini per una “risposta proporzionata” in caso di attacco da avversario con testata a potenziale ridotto. Tale approccio ha comunque anche diversi detrattori, secondo cui la difficoltà a riconoscere la tipologia di testata potrebbe portare l’avversario a scatenare comunque una rappresaglia violenta.

…E MISSILI

Il dibattito è andato in scena negli Usa sul programma W76-2 per la US Navy, variante della testata usata tradizionale sul missile Trident dai sottomarini nucleari americani. Alla fine il programma di modernizzazione dell’arsenale nucleare è andato avanti, ma potrebbe ora subire alcune modifiche. Lo stesso vale per i vettori balistici, un tema che Hicks gestirà con piena responsabilità. Il segretario Austin, infatti, ha promesso di astenersi da ogni questione che abbia a che fare con Raytheon, azienda coinvolta in moltissimi programmi missilistici del Pentagono e di cui è stato membro del cda negli ultimi anni. Gli esperti si attendono comunque una prosecuzione dei programmi in corso. La missilistica è considerata strategica nel confronto con la Cina, che sul tema è andata avanti in fretta nell’ultimo decennio, sorprendendo spesso per la rapidità di sviluppo (come sui veicoli a planata ipersonica, già testati nel 2017). Ciò ha prodotto l’accelerazione americana degli ultimi anni, destinata a proseguire anche nei prossimi.

ATTENZIONE A PECHINO

Questo perché Biden, Austin e Hicks hanno già fatto capire che la revisione delle varie componenti della politica di Difesa (dai dispiegamenti all’estero, al budget) è funzionale a produrre un approccio più strutturato di confronto alla Cina. Non è un caso che nella sua prima visita al Pentagono Biden abbiamo lanciato la task force dedicata a Pechino, guidata da Ely Ratner (anche lui dal Cnas). Tale focus sulla Cina emerge anche dal memo della Hicks. Tra le priorità-chiave che la vice segretaria invita a considerare nel processo di revisioni c’è la Pacific Deterrence Initiative, che raccomanderà “investimenti per scoraggiare l’aggressione nel Pacifico” e “opzioni di accelerazione” per sistemi autonomi e a pilotaggio remoto. È la spinta all’innovazione promessa dallo stesso Ratner. Anche su questo il Pentagono di Joe Biden promette un approccio più strutturato, coinvolgendo industria, centri di ricerca, alleati e partner.

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