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Salvini ha razzolato bene ma… La versione di Ippolito

Anche le ruspe meritano rispetto: si possono usare per distruggere i mostri e per costruire cattedrali, ma non si possono adoperare, quasi al contempo, per costruire il pomeriggio ciò che si voleva demolire soltanto al mattino. Il commento di Benedetto Ippolito

Mancano poche ore, forse qualche giorno, e Mario Draghi salirà al Quirinale per il giuramento che darà vita al primo grande governo di conciliazione nazionale dopo la fine del Tripartito. Si tratta di un evento storico, unico, positivo, straordinario, perfettamente giustificato e reso opportuno dall’assoluta eccezionalità della situazione pandemica ed economica presente.

Nessuno deve restare stupito che le forze politiche abbiano dovuto compiere delle vere e proprie giravolte. Non vi è altro che convenienza per tutti noi nel sapere che i politici hanno a cuore il bene della nazione in un momento in cui tanta sofferenza e morte circola tra le persone. Tutto questo è certo senza bisogno di entrare nel merito delle oggettive ed indubbie qualità del presidente del Consiglio incaricato, virtù, tra l’altro, note e ampiamente riconosciute in tutto il mondo.

L’aspetto più interessante di questa faccenda, al di là del travaglio del M5S, è certamente l’atteggiamento elastico del centrodestra.  D’altronde, questa legislatura ha temprato a dovere e provato con i fatti che la coalizione liberal-conservatrice è in grado di reggere alle geometrie variabili dei suoi diversi partiti. A maggior ragione, perciò, in questo frangente la divaricazione, per altro tenue, garbata e intelligente, di Giorgia Meloni dagli altri alleati è pienamente giustificata, come lo è, da par suo, l’adesione netta di Silvio Berlusconi all’esecutivo nascente. Un piede dentro e un piede fuori è talora il miglior modo di stare saldamente in piedi.

In politica conta moltissimo tuttavia il come le scelte sono presentate, la modalità con la quale viene spiegata la preferenza che si ha. A rendere credibile una linea è sempre agire dinamicamente nella fedeltà alla propria verità e adattarsi rapidamente alle circostanze sempre con il giusto rispetto della propria identità: in poche parole, coerenza e saggezza.

In tal senso, Matteo Salvini ha fatto benissimo ad ascoltare i suoi collaboratori e compagni di viaggio; ha fatto benissimo a seguire la base produttiva del suo elettorato: ha, insomma, fatto benissimo a aderire positivamente al progetto Draghi. Ha fatto benissimo, malgrado il rischio di lasciare sguarnita una parte di elettorato regalandola a Fratelli d’Italia c’è, eccome.

D’altronde, il valore di una svolta non sempre può avere tutto a disposizione, neanche i tempi che ci vorrebbero. Tutto corre velocemente. È così che funziona da sempre la politica. E chi non risica non rosica.

Ciò nondimeno, al fine di garantire a perfezione il legame indispensabile tra linearità ed opportunità, bisognerebbe temperare pure le passioni e smorzare un po’ gli entusiasmi, almeno dal lato comunicativo, se non si può fare di meglio.

Detto schiettamente, Salvini ha razzolato bene sebbene forse non abbia predicato sempre altrettanto bene in queste ore. Il passare da anti Euro a pro Euro, da nemico della sinistra a politico responsabile, pronto incondizionatamente a servire la Patria con la sinistra, può essere manifestazione di senso dello Stato, ma anche di una buona dose di machiavellismo e opportunismo. Non dico sia così, ma potrebbe apparire tale.

Ben inteso, non è che vi sia qualcosa di male a farsi interprete del divenire con la disinvoltura di Talleyrand, purché però si faccia capire l’utilità necessaria del capovolgimento, mostrandolo come una necessità momentanea e non come un repentino balzare fuori dal solco dei propri ideali e dalla corrispettiva chiara politica avuta fin qui.

Delle due l’una: o le battaglie del passato per difendere l’Italia sovrana, la democrazia sostanziale, il modo frontale di contrapporsi al progressismo internazionalista non erano autentici valori, e quindi erano solo tattiche esclusive per carpire consensi; oppure sarebbe il caso di mettere meno passione e meno intensità nell’affermare adesso il contrario di quanto prima si è detto e fatto.

Anche le ruspe meritano rispetto: si possono usare per distruggere i mostri e per costruire cattedrali, ma non si possono adoperare, quasi al contempo, per costruire il pomeriggio ciò che si voleva demolire soltanto al mattino.

La scelta della Lega è importante, direi quasi storica: fa bene alla democrazia e finalizza l’interesse del Paese. L’unità del centrodestra è sicuramente tutelata e il suo futuro di coalizione garantito già alle prossime amministrative. È auspicabile soltanto che quanto sta avvenendo nel contingente sia e resti parimenti contingente, senza far diventare all’improvviso una necessità di cambiamento immediato la regola generale della spregiudicatezza e un senso di responsabilità temporaneo la passione relativistica e reiterata per l’incoerenza.


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