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Salvini incontra Zingaretti. Ascia deposta, ma non seppellita

Il neogiorgettiano Matteo Salvini, nelle forme e nei modi, incontra il segretario del Pd Nicola Zingaretti per siglare un patto di non belligeranza (operazione da ripetere poi con i 5S) che consenta al nuovo corso politico di convergenza nazionale sui temi del Recovery e nello scenario della lotta alla pandemia

E rispunta l’allusione all’ascia di guerra. Da deporre però, non da seppellire, o meglio da sotterrare, come la frase vorrebbe. Bury the hatchet, così facevano i nativi americani. Per terminare per lungo tempo le ostilità. Qui siamo solo al deporre, per risolvere i problemi contingenti. Poi l’ascia si potrà nuovamente brandirla.

Il neogiorgettiano Matteo Salvini, nelle forme e nei modi, incontra il segretario del Pd Nicola Zingaretti per siglare un patto di non belligeranza (operazione da ripetere poi con i 5S) che consenta al nuovo corso politico di convergenza nazionale sui temi del Recovery e nello scenario della lotta alla pandemia, incarnato dalla chiamata in campo di Mario Draghi, di prendere abbrivio e procedere sempre più spedito.

“Con Zingaretti abbiamo parlato di lavoro, ci sono 140 crisi aziendali e sono ferme da mesi, il 31 marzo c’è lo sblocco dei licenziamenti o si interviene per tempo o è un caos”, ha chiarito Salvini in una intervista radiofonica. Perché “la politica almeno per i mesi davanti deve usare il tempo per risolvere i problemi, le tre grandi emergenze salute, lavoro, scuola e ritorno alla vita”. Mesi, appunto. Difficile capire quale sia il reale orizzonte temporale pensato da Salvini per riprendere in mano l’ascia, certamente però, a giudicare dai primi giorni di coabitazione forzata con la sinistra, lo schema del gioco non sarà poi così diverso da quello dell’altro Matteo (Renzi) nella ex maggioranza giallorossa, con la Lega nella neanche troppo scomoda veste di forza di lotta e di governo.

Bastino le dichiarazioni del neoministro del Turismo Garavaglia sugli errori governativi nella vicenda sci. In attesa di tornare allo scontro, con Fratoianni di SI che ci vede già una manovra concordata con Meloni per far partire finalmente il piano di ripresa e poi azzannare Draghi sui due fronti, siamo comunque nella fase del tè delle cinque, seduti intorno al tavolo di una consapevole condivisione delle responsabilità per il bene del Paese. Peccato che sul tavolo, insieme al cucchiaino dello zucchero, ci sia sempre l’ascia in bella vista.



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