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Investimenti green. L’agenda per la transizione secondo Testa (Enea)

Intervista al presidente dell’Enea, alla sua prima uscita dalla nascita del governo Draghi. Giusto creare un ministero per la Transizione, ora però bisogna puntare su investimenti domestici ad alto contenuto tecnologico, che vadano oltre la logica dei bonus. Il petrolio? Scomparirà, ma non così facilmente

Il segnale che serviva, all’Italia ma un po’ a tutta Europa. Con il governo di Mario Draghi nasce ufficialmente il ministero per la Transizione Ecologica, affidato alle cure di Roberto Cingolani, affiancato, da ieri sera, dai sottosegretari Ilaria Fontana e Vannia Gava.

Scelta azzeccata e non solo perché il nome suona bene, dice a Formiche.net Federico Testa, presidente dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e lo sviluppo, alla sua prima sortita sulla stampa dalla nascita del governo. D’altronde, questi sono i tempi della tecnologia applicata alla green economy, binomio che qualcuno chiama già green tech. Appellativi a parte, il messaggio di fondo è che bisogna guardare avanti, per trasformare un Paese ancorato per secoli al carbone e al petrolio, in un Paese sostenibile ed efficiente.

LA SCELTA DI DRAGHI

Testa parte proprio dal nuovo dicastero, concepito per traghettare il Paese nell’era della sostenibilità a buon mercato e accessibile a tutti. “La creazione del ministero è un segnale importante, e questo è apparso chiaro fin dall’inizio. L’Italia ha fatto negli anni un importante recupero rispetto ai Paesi che erano partiti primi di noi in questa direzione. Il percorso non è semplice, pensi a come sono fatti i nostri borghi, le nostre città, e alla difficoltà di coprire i tetti di pannelli fotovoltaici, o alla presenza di vento in particolare su crinali, che naturalmente si notano. Ma non c’è alternativa, abbiamo bisogno di aumentare ulteriormente gli investimenti in ricerca per trovare le soluzioni tecnologiche migliori”.

D’altronde, serve agire, adesso. “Come abbiamo più volte ribadito nei nostri studi, da qui al 2100 il mare intorno a noi crescerà di oltre un metro, che diventeranno due metri e mezzo nei casi di bassa pressione con maltempo e vento dal largo. Con tutte le conseguenze che ne deriveranno. È la realtà, ma non credo che serva iscriversi al club dei catastrofisti, rischiando una reazione assolutamente controproducente: visto che non c’è niente da fare è inutile che facciamo qualcosa. Molte cose si possono e si devono fare. Dobbiamo agire di conseguenza”.

BONUS, MA NON SOLO

L’altro tema caldo è l’insieme degli interventi sul territorio, soprattutto urbano. Il governo Conte è stato artefice del famoso bonus del 110% per l’edilizia, con l’obiettivo di rinnovare il mattone, industriale e residenziale. Ma non basta, dice Testa, serve qualcosa in più. “L’ecobonus può aiutare in modo sostanziale l’efficientamento del nostro patrimonio edilizio, per la maggior parte costruito in anni in cui non c’era attenzione alle problematiche energetiche. Bisogna riuscire ad individuare soluzioni che possano coinvolgere la Pubblica amministrazione centrale e periferica, che ha fatto meno di quanto potrebbe”. Di più. “Vanno aiutate le piccole e medie imprese, che in questa partita possono trovare importanti elementi di aumento della loro competitività”.

FINANZA VERDE FATTA IN CASA

Filo conduttore del ragionamento di Testa è dunque la necessità di investimenti green, ma ad alto contenuto tecnologico, che vadano oltre l’orizzonte dei bonus. “Dobbiamo investire su tutte le tecnologie green, in modo da affiancare alla produzione di energia, all’economia circolare, alla sostenibilità, filiere produttive che diano occupazione e reddito al nostro Paese. Sia chiaro, non è una questione nazionalista, ma non dobbiamo ripetere errori che abbiamo fatto nel passato, anche recente, quando abbiamo lasciato che i nostri investimenti in rinnovabili finissero per beneficiare altri paesi, riducendo l’impatto degli investimenti e degli incentivi sulla nostra economia”.

ADDIO AL PETROLIO. O NO?

Non poteva mancare un passaggio sul petrolio, cardine dell’agenda energetica di Donald Trump, che ora Joe Biden sta tentando di stravolgere. Ma non sarà così facile, averte Testa. “Credo che la sensibilità ai temi green sia molto aumentata, in questi anni. Parlare già oggi di fine del petrolio è probabilmente prematuro, ma certamente la diffusione della consapevolezza è un passo importantissimo. Il resto, come dicevo, lo faranno la ricerca e gli investimenti.”

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