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Trump is back. Nel mirino Biden e l’élite repubblicana

Trump torna a parlare in pubblico all’incontro dei conservatori (Cpac). Appello all’unità del partito per marginalizzare i critici come Liz Cheney, Biden nel mirino

È alla Conservative Political Action Conference di Orlando, in Florida, che Donald Trump torna a parlare dopo aver lasciato, oltre un mese fa, la Casa Bianca. Alla kermesse di un Partito repubblicano che si lecca le ferite delle elezioni di novembre e già pensa alle midterm del 2022 e alle presidenziali del 2024, i giudizi sull’ex presidente sono di due orientamenti: da una parte c’è chi lo ritiene una figura ingombrante, divisiva e perdente; dall’altra chi lo considera l’unico in grado di unire il partito.

Matt Schlapp, il presidente dell’American Conservative Union, che organizza l’evento annuale, ha detto al Washington Post: “Anche se Donald Trump è stato presidente per un solo mandato, c’è questa sensazione tra i repubblicani che sia stato un enorme, travolgente successo”. E Ted Cruz, senatore (divenuto negli anni) super-trumpiano, ha detto nel suo intervento: “Lasciate che vi dica una cosa: Donald Trump non andrà da nessuna parte”.

È in questa direzione, infatti, che sembra andare il discorso di un oltre un’ora del presidente, anticipato da Fox News: “Non stiamo dando vita a nuovi partiti e non divideremo il nostro potere e la nostra forza. Invece, saremo uniti e forti come mai prima”. Nel mirino di Trump il Partito democratico e in particolare il presidente Joe Biden, le sue politiche sull’immigrazione, i tassi di disoccupazione che salgono, la decisione di interrompere i lavori del gasdotto Keystone XL e l’utilizzo secondo l’ex presidente ideologico della politica identitaria.

La kermesse è un’occasione per Trump di mettere in bella mostra la sua forza nella base repubblicana, come ha raccontato il Wall Street Journal. Ma è lo stesso Wall Street Journal a evidenziare il rischio che ormai la Cpac non abbia più la forza di un tempo.

O almeno è ciò che sperano quelli che i trumpiani definiscono con disprezzo pezzi del “vecchio partito”. Tra questi Liz Cheney, numero tre dei repubblicani alla Camera dei rappresentanti, tra i membri del Gop che hanno votato sì all’impeachment per i fatti di Capitol Hill.

La figlia di Dick Cheney, già vicepresidente di George W. Bush, in forte ascesa nel Partito repubblicano, è finita nel mirino della famiglia Trump. A partire da Donald Trump Jr, che l’ha definita “leader di un movimento fallito”, “se vogliamo tornare a perdere dovremmo seguirla”.

Secondo Matt Gaetz, deputato trumpiano del Congresso della Florida, “se Liz Cheney fosse su questo palco oggi, verrebbe fischiata”. E ancora: “La leadership del nostro partito non si trova a Washington DC”. Una frase che chiarisce la strategia comunicativa trumpiana: un ritorno a “popolo contro élite”.



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