Il presidente di Eurasia Group: la luna di miele fra Biden, Merkel e Macron finirà presto, sulla Difesa e le tecnologie cinesi restano le distanze. L’Ue scelga fra alleanza delle democrazie e autonomia strategica. Draghi? Un errore non citarlo a Monaco, con lui l’Italia può sorpassare Francia e Germania
“La luna di miele fra Biden e l’Europa non durerà in eterno”. Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group e docente alla New York University, mette in guardia dai facili entusiasmi. Servirà più di una semplice sintonia per ricomporre i cocci delle relazioni transatlantiche dopo quattro anni di Donald Trump alla Casa Bianca. E non è detto che con il nuovo presidente Joe Biden le cose vadano necessariamente meglio.
Un assaggio si è avuto alla prima uscita ufficiale di Biden a un vertice europeo questo venerdì, prima al G7, poi alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco insieme ad Emmanuel Macron ed Angela Merkel. “Non c’è dubbio che l’Ue sia felice di vedere Biden presidente – dice Bremmer – ma con Russia e Cina, i due rivali strategici degli Stati Uniti, l’Europa vanta ancora un notevole allineamento economico e sia la Francia che la Germania sembrano poco disposte a trovare un compromesso con gli americani sul fronte della sicurezza, dalla Difesa europea alle tecnologie critiche”.
Basta prendere nota delle divisioni sul contributo e la missione della Nato. “Un’alleanza che è nata con una forte impronta territoriale e un focus sulle armi convenzionali e nucleari, in funzione di contenimento della Russia, che deve ora adattarsi al 21esimo secolo. Gli Stati Uniti vorrebbero che si orientasse verso il rivale cinese, ma incontrano resistenze. Il segretario Jens Stoltenberg mi ha detto personalmente che non è pensabile”.
Al di là delle evidenti assonanze intorno al multilateralismo, alle politiche climatiche e al negoziato per la denuclearizzazione dell’Iran (Jcpoa), prosegue Bremmer, l’agenda di politica estera americana non collima affatto con quella dell’Europa a trazione Merkel-Macron. “Gli Stati Uniti di Biden, ad esempio, sono meno interessati a una presenza in Medio Oriente. Mentre Macron, ora che la Merkel sta per lasciare, ha preso le redini della politica di sicurezza europea e vuole un confronto duro con la Turchia”.
Lo stesso discorso, nota il politologo americano, vale per i rapporti con la Russia di Vladimir Putin, nel mirino della comunità internazionale per l’arresto dell’oppositore Alexei Navalny e l’occupazione della Crimea. “La visita a Mosca dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell non è stata gestita bene. L’Europa rimane con il piede in due scarpe. La Germania continua a costruire il gasdotto russo North Stream 2, fa affari miliardari con Mosca. E in Ue c’è l’Ungheria di Viktor Orban, che vede in Putin un modello”.
A Monaco Biden ha rilanciato un’iniziativa già annunciata in campagna elettorale. Un’ “alleanza delle democrazie” occidentali per contenere Russia e Cina, a difesa dei diritti umani. Viene da chiedersi come possa conciliarsi con la narrazione dell’ “autonomia strategica” di cui la Commissione Ue di Ursula von der Leyen ha fatto un manifesto europeo.
“Non possono coesistere entrambe – dice Bremmer – l’Ue vorrà integrarsi con gli Stati Uniti su singoli dossier, il clima, il commercio, su altri vuole proseguire sulla strada dell’ “autonomia”. Ma quanto autonomi si può essere se non si spendono soldi sufficienti nella Difesa? Se non si investe nella cybersecurity, nella difesa delle infrastrutture critiche?”.
Quando la luna di miele con Parigi e Berlino sarà finita, l’Italia di Mario Draghi potrà guadagnare terreno nelle gerarchie europee di Washington DC, chiude Bremmer. “Sono un fan di Draghi, e sono rimasto sorpreso che nessuno lo abbia nominato a Monaco. L’Italia è una delle principali economie europee, e oggi è guidata da uno dei leader più rispettati d’Europa. Sarebbe un errore sottovalutarla”.