Il governatore di Bankitalia ascoltato in commissione Banche detta la linea al nuovo governo. La situazione è grave, servono subito bad bank e nuove garanzie sulle cartolarizzazioni. La giustizia è troppo lenta e i patrimoni delle imprese vanno rafforzati. E comunque Draghi non ha la bacchetta magica
Se si fermano le banche, si ferma il Paese. Sarebbe bene non tentare la sorte. Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, è un mix tra ottimismo e realismo, duro realismo. La crisi pandemica morde, ma il sistema bancario italiano sta reggendo all’urto. L’importante, anche nei giorni della gestazione del governo Draghi, è non sbagliare i passaggi da qui al ritorno della crescita. Il successore di Draghi a Via Nazionale è stato ascoltato questa mattina in commissione Banche, a Montecitorio, a tre giorni dall’intervento all’Assiom Forex.
Al centro dell’audizione, quel calendar provisioning che fa tanta paura. Tra pochi mesi le banche della zona euro dovranno fronteggiare un’ondata di prestiti difficili da recuperare, viste le decine di miglia di aziende e famiglie in crisi di liquidità, impossibilitate a restituire il denaro prestato. Per questo l’Europa ha chiesto agli istituti di accantonare robuste quote di capitale per fronteggiare le perdite sui bilanci. Il che impone alle banche la ricerca di capitale. Visco però ha colto l’occasione anche per fornire qualche suggerimento al nascituro governo.
LA BOMBA NPL
In Bankitalia c’è una certa preoccupazione. Perché per l’economia italiana “la situazione è molto molto complicata, l’aumento dei crediti deteriorati è il principale rischio che le banche italiane si trovano a fronteggiare”, ha messo in chiaro Visco. “C’è da aspettarsi che questa congiuntura possa spingere verso l’alto i crediti deteriorati. Le banche però, rispetto al passato, si trovano ad affrontare questo rischio da una posizione più solida”. Il numero uno di Via Nazionale ha tuttavia fatto esercizio di realismo. “Credo che questa sia una crisi molto grave, ma la maggiore solidità delle banche e il miglioramento delle imprese rendono le nostre stime migliori di quelle che si leggono sui giornali”.
“Rispetto al 2007 “, ha puntualizzato Visco, “nel complesso del settore bancario il rapporto tra capitale di migliore qualità e attivi ponderati per il rischio è più che raddoppiato. Lo stock degli Npl si è ridotto di oltre due terzi rispetto al picco del 2015”.
UN’AGENDA PER DRAGHI
Il governatore ha comunque spostato il baricentro su quella che è parsa a tutti gli effetti un’agenda per il governo Draghi, in vista di un periodo difficile come non mai per il sistema bancario nazionale. Primo, occorre subito una bad bank per scaricare i crediti deteriorati. Su questo Visco è stato abbastanza chiaro. “Per sostenere le banche e l’economia durante la crisi sarebbero auspicabili passi avanti nell’istituzione di società di gestione dei crediti deteriorati (Asset Management Company – Amc). In particolare, in caso di cessione di crediti deteriorati a una Amc pubblica a prezzi superiori a quelli di mercato, sarebbe necessario imporre la condivisione delle perdite agli azionisti e ai creditori, condizione che evidentemente scoraggia del tutto il ricorso a questo strumento”.
Non è tutto. Visco non ha risparmiato suggerimenti nemmeno sul fronte delle imprese. “È necessario valutare misure per rafforzare il patrimonio delle imprese, perché l’indebitamento delle aziende è tornato a crescere con la pandemia. E allora è fondamentale rivolgere l’attenzione anche alla solidità delle imprese non finanziarie. Le misure di politica economica finora adottate, ancorché indispensabili, incideranno sull’indebitamento delle imprese. Nel 2020, dopo anni di riduzione, esso è in effetti tornato a crescere. In prospettiva appare dunque opportuno valutare l’ampliamento e il rafforzamento di misure volte a rafforzare la patrimonializzazione delle imprese e a riequilibrarne la struttura finanziaria”.
Ancora, l’estensione delle garanzie sulle cartolarizzazioni di crediti deteriorati. Anche qui il governo dovrà fare uno sforzo. “Le Gacs (garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze, ndr) si sono rivelate uno strumento efficace per agevolare la vendita delle sofferenze”. Per questo una loro estensione appare consigliabile e potrebbe anche costituire l’occasione per introdurre modifiche alla sua disciplina, così da far sì che tutti i soggetti coinvolti nell’operazione (banche cedenti, servicer, investitori e garante) operino con i giusti incentivi al fine di ridurre al minimo il rischio che la garanzia statale debba essere escussa”.
IL PROBLEMA GIUSTIZIA
Se il governo di Mario Draghi dovrà iniziare da qualcosa, quel quel qualcosa rimane la giustizia, secondo Visco. I ritardi della giustizia civile “continuano a essere la principale causa delle difficoltà nella riduzione degli Npl nel nostro Paese. Progressi su questo fronte consentirebbero di avviare rapidamente procedure di ristrutturazione d’impresa, quando possibili, o procedere al recupero dei crediti”. Insomma, “una giustizia civile più rapida contribuirebbe anche ad assicurare il buon funzionamento del mercato secondario degli Npl”.
DRAGHI BRAVISSIMO MA NON UN MAGO
Un pensiero per Mario Draghi non poteva però proprio mancare. Visco sa bene quanto l’ex presidente della Bce valga, ma sa altrettanto bene che in economia non esiste la magia. “Ritirare le misure di sostegno all’economia è un problema molto delicato e, per risolverlo, al presidente del Consiglio incaricato servirebbe probabilmente la bacchetta magica. Il problema è che mantenere a lungo le misure anticrisi farebbe aumentare il debito pubblico” e “non so se il presidente del Consiglio incaricato avrà la bacchetta magica per risolverlo”.
IL FEELING CON LA COMMISSIONE
Secondo Carla Ruocco, presidente della commissione Banche, “per tali ragioni, è opinione condivisa fra i componenti della Commissione che occorra da subito ricercare soluzioni di sistema/di mercato volte a favorire la gestione attiva delle posizioni deteriorate, limitando i prevedibili effetti restrittivi sull’offerta di credito derivanti dal calendar provisioning. La prospettiva auspicata è duplice, nel senso che – salvando le imprese ed i clienti meritevoli – si vuol evitare il manifestarsi a cascata di crisi bancarie, vista l’assoluta prevalenza dei finanziamenti fra le poste che compongono l’attivo delle nostre banche. Una prevalenza ancor più marcata per le banche di dimensione minore, in netta prevalenza non quotate e per le quali dunque l’ipotesi di ulteriori e ripetuti rafforzamenti del patrimonio di vigilanza appare di assai difficile realizzazione nell’attuale situazione di mercato”.