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007 e politica, così Gabrielli cambia paradigma. Scrive Borghi (Copasir)

La nascita di un governo “tecnico” come quello di Mario Draghi non può mandare in vacanza la politica, soprattutto di fronte alle sfide dell’intelligence dovute alla pandemia. L’autorità delegata a Gabrielli può rimettere la chiesa al centro del villaggio. Il commento di Enrico Borghi, deputato Pd e componente del Copasir

Quando un’ architettura delicata come il comparto dell’intelligence italiana conosce spostamento dei poteri da uno a un altro dei soggetti in campo, oppure patisce perturbazioni esterne che puntano a condizionarne o sfruttarne le potenzialità e le responsabilità, il sistema entra in fibrillazione.

È quello che – evidentemente – è accaduto in questi ultimi anni. Con troppe suggestioni attorno al tema, forse immemori – o ignari – del passato.

Che sia discusso accanitamente in piazza del profilo e delle caratteristiche dei vertici apicali delle agenzie operative, con tanto di foto e curriculum pubblicate sui giornali è stata – per fare un esempio –la conseguenza perniciosa di questa situazione.

Pensare che su “Haaretz” si possa aprire un dibattito –a colpi di “spin” – su chi sia il candidato a svolgere la funzione di vicedirettore del Mossad, o immaginare che la Cdu possa minacciare la sfiducia ad Angela Merkel raccogliendo 50 firme di deputati in calce ad un emendamento per aspetti connessi con i vertici del BND, significa vivere nel mondo della fantascienza. Eppure in Italia accade. È accaduto. E non dovrà ripetersi più.

Appare quindi di tutta evidenza necessario – per usare un proverbio francese – rimettere la chiesa al centro del villaggio, e ripristinare l’equilibrio di una corretta impostazione del comparto.

La nomina di Franco Gabrielli come autorità delegata può essere l’epifania di questo ripristino. Il curriculum e la competenza del nuovo sottosegretario parlano da soli, come l’azione che ha già iniziato a condurre in evidente sintonia con il Presidente del Consiglio Mario Draghi.

Le sfide che abbiamo di fronte (tra il rischio di una recrudescenza jiahidista da un lato e l’esigenza del rafforzamento dell’intelligence economica e della cybersecurity dall’altro, come ci ricorda la recente pubblicazione del “Rapporto sulla politica dell’informazione per la sicurezza” che analizza l’impatto della pandemia sulla nostra realtà) esigono e necessitano della capacità di assumere scelte politiche.

Che interpellano pertanto le forze politiche e parlamentari, perché un governo “senza formule politiche” non è un governo della “vacanza della politica”.

E che come tale necessita di una guida “politica”, non tanto nel pedigree di chi ha la responsabilità di governo quanto nella capacità di cogliere al tempo stesso la visione di insieme e lo sguardo di prospettiva. Con ciò evitando l’artificio di interpretare e delegare tutto ad un vertice “tecnico” che è –  per la politica – sempre una fuga dalle proprie responsabilità e cartina al tornasole di una assenza di idee e di una incapacità di comando da parte dei livelli politici, che in democrazia è molto pericoloso perché se al vertice della catena di comando non troviamo i rappresentanti del popolo in un settore così delicato –e con la Storia che si è ricordata-  le tentazioni (e le deviazioni) rischiano di essere dietro l’angolo.

In questo, il rapporto tra governo – questo governo, nato in queste circostanze eccezionali e con caratteristiche del tutto inedite – ed il Parlamento diventa un elemento essenziale, indispensabile e del tutto necessario per il conseguimento degli obiettivi che abbiamo di fronte: vincere la pandemia, sconfiggere le tensioni sociali indotte dalla crisi economica dietro alle quali si nascondono approfittatori e agitatori.

Evitare che la crisi si trasformi in spoliazione economico-produttiva del Paese, organizzare flussi migratori giusti ed equilibrati in grado di spezzare la vergogna della speculazione sulle persone umane causata dallo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Posizionare geopoliticamente l’Italia nel quadro di quel ruolo di leadership nel Mediterraneo che molto opportunamente Draghi ha ricordato in Parlamento in contemporanea con la nostra vocazione euro-atlantica.

I pericoli, nel mondo della pandemia, non sono destinati ad estinguersi da soli. Anzi, rischiano di aumentare e di radicalizzarsi. Un governo che governi, un Parlamento che indirizzi e controlli e una Politica che abbia idee sul futuro sono gli ingredienti di un equilibrio in grado di accompagnarci nel domani con adeguatezza e responsabilità.

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