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5G, Draghi stoppa la Cina. Golden power su Zte-Fastweb

Golden power del governo “con prescrizioni” per l’acquisto di tecnologia 5G di Fastweb dalla cinese Zte e dalla taiwanese Askey. È il terzo per l’azienda italiana e il primo del governo Draghi, che si conferma prudente sulla sicurezza della rete 5G e la partecipazione delle compagnie cinesi

Un altro stop alle aziende cinesi nelle telecomunicazioni italiane. Il primo del governo di Mario Draghi. La presidenza del Consiglio ha esercitato il golden power su un contratto di fornitura di tecnologia 5G a Fastweb da parte dell’azienda cinese Zte e dell’azienda taiwanese Askey.

Con il dpcm dello scorso 11 marzo Palazzo Chigi ha imposto “prescrizioni” alla fornitura esercitando i poteri speciali in relazione “alla notifica della società Fastweb Spa avente ad oggetto l’acquisto di CPE 5G Askey e ZTE e di servizi professionali quali supporto alla validazione, training, supporto tecnico tramite TAC”, si legge nell’estratto del decreto consegnato al Parlamento.

Si tratta del primo intervento del gruppo di coordinamento per il golden power da quando si è insediato il nuovo governo. Per Fastweb, azienda italiana di telecomunicazioni parte del gruppo Swisscom guidata dall’ad Alberto Calcagno, è il terzo intervento di Palazzo Chigi in sei mesi, sempre per la fornitura di rete 5G da parte di una compagnia cinese. A ottobre l’allora governo Conte-bis aveva posto il veto, l’unico del 2020, su un contratto con Huawei, mentre a dicembre aveva esercitato il golden power con prescrizioni su un altro contratto di Fastweb con Zte.

[Aggiornamento: Fastweb ha fatto sapere a Formiche.net che gli accordi procedono con la richiesta, rispettata, di massima sicurezza.]

Nel caso specifico, le prescrizioni del governo riguardano l’acquisto di CPE 5G (Customer Premise Equipment), ovvero di dispositivi che convertono il segnale 5G in segnali Wi-Fi e possono essere applicati all’accesso alla rete wireless delle case o di piccole e medie imprese. Il provvedimento tecnico non sfugge a una lettura politica.

In attesa che il perimetro nazionale di sicurezza cibernetica si completi sotto la supervisione del Dis (martedì scorso il Senato ha approvato il secondo Dpcm su 4), il governo Draghi continua a monitorare da vicino la sicurezza della rete 5G con il golden power, potenziato nel Dl liquidità nell’aprile del 2020. Zte, insieme a Huawei, è fra le aziende cinesi accusate dal governo americano di spionaggio per conto del governo e messe al bando dalla Fcc (Federal communication commission).

Il 2020, ha svelato la relazione annuale sulla sicurezza dell’intelligence italiana, ha visto un’impennata degli interventi di Palazzo Chigi con il golden power su contratti nel mondo delle telecomunicazioni: ben 22 su 39 totali, il 56%. Il nuovo ricorso ai poteri speciali sul contratto tra Fastweb e Zte conferma la linea della prudenza scelta dal governo Draghi per navigare in uno dei più delicati dossier di politica estera.

Alla stessa prudenza si deve, forse, il forfait last minute del ministro degli Affari regionali Maria Stella Gelmini alla presentazione del “Huawei Cyber Security Transparency Center” a Roma.

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