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Alitalia deve volare. Con o senza Europa. Parla Maurizio Lupi

L’ex ministro che guidò la fusione con Etihad: inaccettabile chiederci la svendita degli asset in cambio del via libera, al governo dico di tirare dritto e se necessario affidarsi alla Corte di Giustizia per vedere chi ha ragione. Ma un’Alitalia di Stato è un errore, serve un partner industriale

L’Italia, per mezzo del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, deve imporsi sull’Europa, desiderosa di una compagnia formato mini e priva di molti suoi asset, a cominciare dagli slot. E pazienza se nel 2020, l’anno della grande pandemia che ha demolito i bilanci dei vettori di mezzo mondo, Alitalia ha perso quasi mezzo miliardo (484 milioni per la precisione, se non altro 135 in meno del 2019). Il progetto deve andare avanti e la compagnia tornare a volare sotto l’insegna Ita (la newco 100% Tesoro). Peccato che le trattative con l’Ue si siano arenate e tutto sia finito in un pericoloso stallo, con evidenti problemi di cassa della compagnia, che almeno per ora ha pagato solo la metà degli stipendi.

Maurizio Lupi, che raramente parla di Alitalia, è l’ex ministro dei Trasporti che, prima con Enrico Letta e poi con Matteo Renzi premier, gestì a cavallo del biennio 2013-2015 la fusione di Alitalia con Etihad. Poi naufragata in seguito all’abbandono degli emiratini e del loro 49% nel 2017. Da quel momento è stata un’agonia, l’ennesima per la compagnia. Ma ora non si può arretrare, la newco di Stato deve poter decollare.

Lupi, tra governo italiano e Unione europea si sta mettendo male su Alitalia. Bruxelles punta i piedi sulla cessione degli slot… Come la vede?

Se fossi al governo farei valere le ragioni dell’Italia e questo anche a fronte di una soluzione industriale, quella messa in campo dall’esecutivo, pasticciata. Sono tre anni che trasciniamo questa operazione, tra decisioni mai arrivate o arrivate tardi. Ma ora che siamo arrivati dove siamo, dobbiamo chiudere la partita.

L’Europa ci chiede discontinuità con il passato. Lei la vede?

La discontinuità col passato esiste. Vorrei ricordare che quando ero ministro ci fu un contenzioso con l’Europa legato alla discontinuità di Sea (il gestore degli scali milanesi, ndr). Il governo allora scelse di andare allo scontro con l’Ue, andando in tribunale. E alla fine la giustizia ci ha dato ragione e abbiamo dimostrato che la discontinuità può esserci, pur non andando incontro a una svendita degli asset. Una svendita che non ha nessuna ragione e che l’Italia deve oggi respingere.

Un consiglio al ministro dello Sviluppo, Giorgetti, che sta guidando la trattativa con Bruxelles? 

Di andare avanti, battere i pugni, di affidare la gestione di Alitalia a Ita e poi, alla bisogna, farsi valere in tribunale. Siamo l’Italia, mica gli ultimi della classe. Qualcuno mi deve spiegare perché Lufthansa o le altre grandi compagnie possono fare quello che vogliono mentre l’Italia no.

Chiaro. Però diciamoci la verità, un’Alitalia di Stato che chances ha di essere competitiva sul mercato?

Mettiamo in chiaro una cosa. Io non condivido la soluzione scelta dal precedente governo. Ovviamente in situazioni di emergenza lo Stato può intervenire, ma ho sempre chiesto che il piano industriale fosse vincolato all’ingresso di un partner entro tre anni. Non possiamo accettare che lo Stato perda soldi in eterno dentro una compagnia di bandiera.

Lupi facciamo una previsione. Alla fine l’Ue verrà incontro all’Italia o alzerà un muro?

Io credo che l’Italia debba ribadire le sue ragioni e andare avanti lo stesso, con o senza Ue. Perché la discontinuità c’è e ci sono in ballo interessi industriali e sociali, ovvero i posti di lavoro. Poi saranno i tribunali, la Corte europea a dire se l’Italia ha torto o a sbagliato. Dialogo sì, ma se poi non c’è accordo, allora meglio affidarsi alla giustizia.

 

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