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L’audizione dell’ambasciatore cinese alla Camera s’infiamma sui diritti umani

Xinjiang, Hong Kong, origine del coronavirus. Alla Camera l’ambasciatore cinese Li Junhua respinge “con calore” ogni critica. L’audizione fotografa le difficili relazioni tra i due Paesi in questo momento

Riflettori puntati oggi pomeriggio sulla commissione Esteri della Camera dei deputati, che ha svolto l’audizione dell’ambasciatore cinese a Roma, Li Junhua. Poche ore prima il diplomatico era stato ricevuto alla Farnesina da Marina Sereni, viceministra degli Esteri.  Convocato dopo la rappresaglia diplomatica scatenata da Pechino in seguito alle sanzioni europee contro i responsabili della repressioni degli uiguri nello Xinjiang, si è sentito dire dalla numero due della Farnesina che “l’Italia è irremovibile sulla tutela dei diritti umani”.

Dopo un breve intervento dell’ambasciatore sul tema dell’audizione (la presidenza italiana del G20) la parola è passata ai commissari. E subito la discussione si è spostata sulle questioni di stretta attualità. Lia Quartapelle (Partito democratico) ha chiesto una reale collaborazione da parte cinese all’indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità e ha citato questioni che generano preoccupazione come le situazioni nello Xinjiang, a Hong Kong e nel Mar Cinese Meridionale. “Vicende che rischiano di non permettere al rapporto tra Italia e Cina di dispiegarsi con la necessaria voglia di cooperazione e necessaria capacità di dialogo”, ha dichiarato. Poi ha lanciato un monito al diplomatico a non bollare tutto come fake news (come spesso è capitato in passato): sono preoccupazioni “che non possono essere semplicemente soffocate con una valutazione relativa a informazioni di propaganda che noi utilizzeremo per interpretare le vicende o con lo strumento delle sanzioni”. Si tratta, ha continuato Quartapelle, di “macigni sulla strada del dialogo, che è necessario con una grande potenza come la Cina sulle questioni globali”.

Il leghista Paolo Formentini, vicepresidente della commissione che in mattinata aveva portato all’attenzione della Camera la sua risoluzione che impegna il governo a condannare il genocidio degli uiguri nella regione cinese, ha lamentato “quanto male” ha fatto all’Italia vedere il governo cinese e i suoi media sostenere che il Covid-19 sia nato in Italia o in altri parti dell’Occidente. “Chiediamo un impegno alla verità, a un’indagine veramente trasparente”, ha dichiarato rimarcando le preoccupazioni sui diritti umani. Temi al centro anche degli interventi di Gennaro Migliore (Italia Viva) e Maurizio Lupi (Noi con l’Italia). Tra i pentastellati, Francesco Berti è intervenuto con una domanda sui diritti umani online vista la forza della Cina su dossier delicata come big data e intelligenza artificiale; Iolanda Di Stasio ha chiesto informazioni sulle rotte commerciali.

Nella sua replica l’ambasciatore ha tuonato – con “calore”, come ha commentato il presidente della commissione, Piero Fassino (Partito democratico) – contro i commissari, di fatto respingendo al mittente ogni critica. Sulle sanzioni: “Sapete chi ha iniziato e chi ha è stato portato a reagire”. Sullo Xinjiang: “Ciò che si sente dire non per forza è vero. Ci sono menzogne che sono state raccontate sullo Xinjiang”. Su Hong Kong: “Siete d’accordo sul fatto che Hong Kong sia cinese? Che la Cina abbia la sovranità su Hong Kong? La dichiarazione sino-britannica non è la legge di Hong Kong, ci sono la Basic law e Costituzione cinese”. Sull’origine del coronavirus: “Servono investigazioni anche negli altri Paesi, non solo in Cina”. Sui diritti umani: “Non si possono stabilire dall’esterno”. E ancora: “I diritti umani in Italia hanno caratteristiche. In Cina altri”, ha detto evidenziando gli annunciati successi del regime di Xi Jinping sulla riduzione della povertà.

Ma bastano le ultime parole del presiedete Fassino per fotografare la situazione tesa tra i due Paesi. “Ci sono diritti fondamentali che non possono essere validi in un Paese e meno validi in un altro”, ha detto rivolto all’ambasciatore.

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