Più che l’autonomia strategica dell’Ue perseguita da Francia e Germania, l’Italia di Mario Draghi dovrebbe sposare l’alleanza delle democrazie di Joe Biden e diventare pilastro del D-10, dice Matthew Kroenig (Atlantic Council – Georgetown University). Da Putin al 5G cinese, ecco gli errori da evitare. E su Sputnik V…
Da una parte l’autonomia strategica europea invocata da Francia e Germania. Dall’altra la possibilità di diventare un pilastro fondante dell’ “alleanza delle democrazie” cui sta lavorando il presidente americano Joe Biden. È questo il bivio per l’Italia di Mario Draghi secondo Matthew Kroenig, direttore dello Scowcroft Center dell’Atlantic Council e professore alla Georgetown University, tra i più noti strateghi politici americani. Più ancora di Berlino e Parigi, dice a Formiche.net, Roma può entrare a pieno titolo nel nuovo format delle democrazie occidentali, il D-10.
Kroenig, come è cambiata la politica estera americana con Biden?
Con un apprezzamento più sincero degli alleati degli Stati Uniti, la volontà di lavorare insieme. Fin dal 1945 il sistema internazionale fondato sullo stato di diritto ha resistito anche grazie alla Nato. Questo sistema oggi è minacciato dall’ascesa della Cina e l’aggressività della Russia. Credo che il presidente Trump non abbia capito fino in fondo l’importanza degli alleati. Biden e il suo team certamente sì.
Chi è il vero rivale strategico degli Stati Uniti oggi?
La Cina. Il Segretario di Stato Tony Blinken è stato chiaro. Ovviamente gli Stati Uniti fronteggiano molte altre minacce di natura non statale, come la pandemia. E la Russia è motivo di preoccupazione. Ma la Cina è di gran lunga la minaccia peggiore. L’unico Paese in grado di minare il sistema internazionale.
Un passaggio che ritroviamo nella bozza di strategia per la Sicurezza nazionale rilasciata dall’amministrazione. Cosa ci dice quel documento della sicurezza targata Biden?
È già notevole che sia stata pubblicata così presto. Solitamente il governo stila una strategia dopo un anno, quando le nomine del comparto sono completate. Biden ha preferito pubblicare una guida breve, per lanciare un segnale al resto del mondo. Il cuore di quella strategia è ancora il ruolo degli alleati. Da cui dipende il contenimento della Cina.
Cioè?
Come nel calcio, il primo obiettivo non è indebolire il team avversario ma rafforzare il proprio. Ci sono aree in cui la Cina pone minacce reali. Altre in cui si intravede la possibilità di una collaborazone, dal clima al controllo delle armi e il commercio. Qui c’è una grande differenza rispetto all’era Trump.
Negli ultimi tre mesi due grandi attacchi cyber, contro SolarWinds e Microsoft, sono stati ricondotti a collettivi hacker vicini rispettivamente al governo russo e cinese. Come risponderà questa amministrazione?
Una premessa. Più che di attacchi, si tratta di intrusioni, altrettanto pericolose, per accedere ai sistemi e ottenere informazioni sensibili. Sul fronte cyber ci sarà una certa continuità rispetto alla linea Trump. Che nell’ultima strategia per la cybersicurezza metteva al centro il motto “Defend Forward” (“Difendi all’attacco”, ndr): l’unico modo per prevenire queste penetrazioni è attaccare per primi.
La sicurezza della rete 5G resta al centro dell’attenzione. Cosa bisogna aspettarsi da Biden sul tema della partecipazione alla rete di aziende cinesi come Huawei o Zte?
Chi pensava che Trump fosse l’unico ad essere intransigente con la Cina ora deve ricredersi. C’è un consenso bilaterale a Washington DC, la questione è molto semplice: non si può permettere a uno Stato ostile di prendere il controllo di tecnologie che hanno implicazioni per la sicurezza nazionale. Biden non accetterà la presenza di Huawei o Zte nel 5G. Cambierà semmai l’approccio rispetto a Trump.
Come?
Ancora una volta, trovando una soluzione insieme agli alleati. Ad esempio dando vita a un’alleanza democratica tech, magari all’interno della Nato, per lavorare a una gestione transatlantica dei dati sensibili, investire in ricerca e sviluppo, individuare standard comuni e limitazioni all’export verso la Cina.
Biden parla di alleanza di democrazie, l’Ue di autonomia strategica. Come possono coesistere?
Confesso che il discorso dell’autonomia strategica europea è difficile da capire a Washington DC. Ho l’impressione che Francia e Germania siano i primi interessati. Lo sono molto meno i Paesi dell’Est Europa che vogliono una presenza stabile degli americani e una Nato forte. Sembra che Parigi e Berlino siano rimasti ai tempi di Trump, quando sostenevano di dover “fare a meno” degli Stati Uniti.
Con Mario Draghi l’Italia può accreditarsi come partner privilegiato degli Stati Uniti in Ue?
Io credo di sì, ha le carte in regola per sfruttare questo momento. E sedersi al tavolo di un nuovo format cui Biden sta lavorando, il D-10 (Democracies-10, ndr). Se vogliono stare al passo della sfida cinese gli Stati Uniti devono riunire in un solo consesso alleati del fronte europeo e dell’Indo-Pacifico, Francia, Germania, Itaia, ma anche Canada, Australia, Corea del Sud. Il prossimo G7 di Boris Johnson può trasformarsi nella prima riunione governativa del D-10.
Due settimane fa, per la prima volta, Stati Uniti ed Ue hanno imposto lo stesso giorno sanzioni contro il governo russo per l’arresto e il tentato omicidio di Alexei Navalny. Ci sono i margini per una linea comune verso il Cremlino?
L’episodio delle sanzioni fa ben sperare. Il caso Navalny dimostra che Putin è più vulnerabile. Abbiamo realizzato che in Russia ci sono tante persone pronte a battersi per la democrazia. E soprattutto che il presidente russo non è immortale, prima o poi si farà da parte. Quando arriverà quel momento, Usa e Ue dovranno farsi trovare pronti.
L’Europa è alle prese con la corsa per il vaccino anti Covid-19. Diversi Stati membri dell’Ue stanno valutando di acquistare il vaccino russo Sputnik V. Crede che possa avere conseguenze sul piano diplomatico?
Ovviamente gli Stati Uniti di Biden hanno interesse a mantenere una leadership anche sul fronte della salute globale e della pandemia, e preferiscono mantenerlo su quello dei vaccini. Se, come sembra, i test delle agenzie preposte dimostreranno che Sputnik V è sicuro ed efficace, acquistarlo non sarà considerato un gesto che mina i rapporti fra alleati.