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Base Riformista è con Letta. Alfieri e i dubbi sull’uscita di Zingaretti

Il senatore dem Alfieri conferma l’appoggio di Base riformista all’investitura di Enrico Letta nella successione alla segreteria del Pd. “Puntiamo sullo sviluppo sostenibile, accompagnato il nostro tessuto produttivo verso una maggiore produttività e dunque la creazione di nuova occupazione”. E i 5 Stelle? “Occorre capire se c’è stata la svolta oppure se si tratta di opportunismo politico”

Per amore, solo per amore. In questo caso “della politica e passione per i valori democratici”. Enrico Letta, già leader in pectore del Partito Democratico in un video pubblicato su twitter ha, da fatto, sciolto la riserva. Il passaggio formale sarà comunque domenica all’assemblea dem. Appuntamento per il quale Letta raccomanda di “ascoltare la mia parola e di votare sulla base delle mie parole. Sapendo che io non cerco l’unità, io cerco la verità nei rapporti fra di noi per uscire da questa crisi e guardare lontano”.

Nel frattempo, questo pomeriggio il gruppo di Base Riformista si è riunito e, il senatore Alessandro Alfieri, ci ha confermato l’appoggio del gruppo all’ex premier. “Siamo consapevoli della delicatezza della fase che stiamo attraversando – così il senatore – tuttavia questo non ci distoglie dal mettere in campo le forze e le energie migliori per rilanciare il Pd”. Anzi, in qualche modo è uno sprone.

“E’ di fondamentale importanza stringerci attorno a Enrico Letta e garantirgli il massimo dell’appoggio – prosegue – tanto più che subentra a un segretario le cui dimissioni sono state un passaggio piuttosto complicato, caratterizzato da non poche tensioni”. Sulle parole utilizzate da Nicola Zingaretti nel post al vetriolo nel quale ha annunciato le sue dimissioni, Alfieri avanza qualche perplessità. “E’ fuori discussione che le tensioni fossero palpabili – conferma – avendo fatto il segretario del Pd in Lombardia posso comprendere, tanto più che a livello nazionale gli animi sono ben più esacerbati. Nonostante questo, non avrei utilizzato l’espressione ‘Mi vergogno del mio partito’, come ha fatto Zingaretti”.

In queste parole, dure, impietose, il senatore democratico intravede un rischio: “Si presta il fianco alla caricatura che i detrattori fanno del nostro partito, rischiando peraltro di svilire il grande lavoro che i nostri amministratori e i nostri dirigenti fanno, soprattutto nei territori”. La grande sfida che si prospetta all’alba del segretariato di Letta è quella relativa all’identità – da recuperare – del Partito Democratico.

A partire dai contenuti. “Spingiamo sull’acceleratore della crescita – propone Alfieri – puntiamo sullo sviluppo sostenibile, accompagnato il nostro tessuto produttivo verso una maggiore produttività e dunque la creazione di nuova occupazione”. Incidere sulle disuguaglianze significa “allargare la torta: meno bonus e più investimenti. Solo in questo modo avremo la possibilità di ridurre le divaricazioni economico-sociali che, anche a causa della pandemia, si sono allargate”. Lavorare su questo, per rielaborare il concetto dell’identità e tracciare nuovi confini nei quali muoversi, a detta del senatore Pd, può essere un buon viatico per uscire dal recinto della “responsabilità“ e caratterizzarsi con una nuova spinta propulsiva e propositiva. Significa, in buona sostanza, “mettere in campo un’idea di riformismo popolare che sfidi il populismo, cercando di comprendere e dare risposte alle ansie delle persone”.

La nomina a segretario dell’ex premier, ne è convito il dem, corroborerà l’azione del Pd nella compagine del Governo, rendendolo più incisivo. “Letta potrà accompagnare l’azione dell’Esecutivo a sostegno dell’agenda Draghi, in particolare in ordine ai temi dell’europeismo, della riforma fiscale di stampo progressivo, dell’Atlantismo. Sono tutte parole d’ordine cha fanno parte del nostro vocabolario”. Così come lo sono rilancio, rinnovamento, futuro. Perciò alcuni hanno eccepito sulla figura di Enrico Letta: una storia già percorsa. Pagine di un libro già (mal) digerito.

“L’esperienza di rigenerazione la si fa avviando un dibattito profondo con le donne e gli uomini che fanno parte della grande famiglia del Partito Democratico. Non è un tema per il quale è necessario insistere sulle persone e sulla loro esperienza, anche pregressa (ancorché prestigiosa, come nel caso di Enrico Letta)”. Un altro punto dirimente rimane il rapporto con il Movimento 5 Stelle, specie una volta naufragato il matrimonio sancito dal Conte bis.

“Non c’è dubbio – confessa Alfieri – che il Movimento 5 Stelle in questi anni abbia compiuto un profondo processo di mutazione. Il connubio populismo-sovranismo ha portato a una controversa legge sulla legittima difesa, ai decreti immigrazione, a demonizzare il mondo della cooperazione. Poi, staccandosi dalla Lega, i 5 Stelle hanno assunto un atteggiamento più pragmatico, che peraltro anche in termini di consenso, hanno pagato a caro prezzo”. Per consolidare il rapporto coi dem “occorre capire se si tratta di un vero cambiamento o se invece si tratta di manovre artatamente costruite per opportunismo politico”. E, comunque, “la priorità, ora, è ripartire dall’identità del Pd”.



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