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Biden, il Titanic russo e l’orchestra europea. Parla Massolo

Chi sovrastima l’escalation fra Washington e Mosca dimentica che la Russia non è più da anni una potenza sistemica. Biden lo sa e ha inviato un messaggio chiaro all’Europa e all’Italia, vaccini inclusi. Parla il presidente dell’Ispi Giampiero Massolo

L’escalation diplomatica in corso fra Stati Uniti e Russia non deve indurre a un errore di prospettiva, avvisa Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi (Istituto di studi di politica internazionale) e di Fincantieri, già direttore generale del Dis. “La Russia non è più una potenza sistemica. Anche se qualcuno dalle nostre parti non vuole capirlo”.

Massolo, la tensione è alle stelle. Siamo a un punto di non ritorno?

Non credo, questa postura degli Stati Uniti risale a ben prima di Biden. Da anni c’è stato un cambio di paradigma: la Russia non è più considerata un nemico credibile. È un competitor, ma non un Paese a rilevanza sistemica.

Eppure la strategia ad interim per la Sicurezza nazionale descrive la Russia come “una minaccia”.

Ma non è un Paese con cui Washington ha bisogno di avere una relazione strategica. Biden vuole mettere in chiaro che non esiste una parità di status. Esiste casomai l’esigenza di cooperare quando ci sono in gioco interessi reciproci, dal clima al disarmo nucleare.

Dunque la minaccia è inesistente?

No, semplicemente sopravvalutare la Russia e le sue possibili reazioni sarebbe un errore. Questo non significa che non bisogna farsi carico del problema o far finta che non esistano serie divisioni in seno all’Ue.

Putin è “un assassino”. Non è uno strappo senza precedenti?

Dubito che Biden abbia voluto indulgere al desiderio di una battuta. Anzitutto non ha mai usato la parola “killer”, ma solo risposto affermativamente a una domanda. Poi ha parlato a due audience ben precise.

Quali?

L’opinione pubblica americana, per marcare la differenza con il suo predecessore: Trump riusciva a contraddire la sua stessa amministrazione per il rapporto personale con Putin. E l’opinione pubblica russa, attraversata da inquietudini profonde e manifestazioni non casuali, sintomo di un Paese infragilito.

Un tratto in comune fra le due amministrazioni c’è: la Germania. L’ultimatum americano sul gasdotto russo Nord Stream 2 è indicativo di un clima non proprio disteso…

Inevitabile che in questa situazione si riducano gli spazi di smarcamento rispetto alla solidarietà occidentale. Da una parte abbiamo l’atteggiamento russo sul caso Navalny, in Ucraina, in Libia che segnala una ricerca di assertività per sopperire alla fragilità interna. Dall’altra un’amministrazione americana più attenta agli sviluppi europei e del Mediterraneo allargato.

Qui veniamo all’Italia e alla sua sempreverde tentazione di fare da pontiere tra una sponda e l’altra…

Non è tempo di pontieri, e soprattutto gli Stati Uniti non ne hanno bisogno. Anzi, dopo il trauma Trump la loro priorità è rafforzare la solidarietà fra democrazie occidentali. Non sono sicuro che in Italia si siano accorti di questo cambio di paradigma.

Chiudiamo sui vaccini. In Italia c’è chi crede che la Russia debba soccorrere l’Europa con lo Sputnik V e chi invece pensa che sarà il blocco occidentale a uscire per primo dall’emergenza.

La Russia cerca di commercializzare Sputnik V all’estero senza necessariamente distribuirlo prima alla propria popolazione, avrà lei stessa presto bisogno di un supplemento di aiuto. Se l’Ema concluderà che il vaccino russo è utilizzabile, non ci saranno controindicazioni di sorta. Per questo non c’è bisogno di fare pubblicità.



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