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L’Italia post Covid? Occhio al disagio sociale, avverte Caligiuri

“Analisi, valutazioni e previsione nello scenario post Covid”, il titolo della lezione di Mario Caligiuri durante il corso del Master in Intelligence dell’Università della Calabria

Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence e direttore del Laboratorio sull’Intelligence dell’Università della Calabria, ha tenuto una lezione dal titolo “Analisi, valutazioni e previsione nello scenario post Covid”, durante il corso del Master in Intelligence dell’Università della Calabria.

Caligiuri ha esordito dicendo che nelle società occidentali si registra una specie di ambivalenza, poiché da un lato aumenta il benessere economico e dall’altro cresce il disagio sociale. Le ragioni di tali dinamiche sono molteplici e interagiscono tra di loro.

A partire dalle riduzioni demografiche, con il corollario dell’immigrazione, fenomeno nel breve periodo inarrestabile. L’aumento dell’immigrazione è dovuto a tre fattori: l’estremo squilibrio di ricchezza tra paesi ricchi e paesi poveri, il suicidio demografico dell’Occidente e l’aumento esponenziale della popolazione nel continente africano. Infatti, si stima che intorno al 2050 nella sola Nigeria ci sarà una popolazione pari o superiore a quella di tutta l’Unione europea.

Un’altra ragione dell’aumento del disagio sociale, ha argomentato, riguarda la diminuzione del potere d’acquisto dei cittadini occidentali, fenomeno già precedente alla pandemia. Il lavoro sta diminuendo drasticamente e si sta modificando. Nei prossimi decenni molti lavori scompariranno, perché sostituiti dall’Intelligenza artificiale che non solo svolgerà lavori ripetitivi ma anche gran parte delle attività intellettuali. Inoltre, a livello mondiale l’occupazione precaria ha già superato le dimensioni di quella stabile, dando vita a una “nuova classe esplosiva”.

L’altro elemento che per Caligiuri amplifica il disagio sociale è rappresentato dalla trasformazione del potere pubblico. A tal proposito, ha richiamato il pensiero di Moisés Naím, il quale ha affermato che “la trasformazione più grande alla quale stiamo assistendo è quella del potere. Il potere, oggi, è più facile conquistarlo ma è anche più facile perderlo e ancor più difficile mantenerlo”.

“A tutto questo bisogna aggiungere”, ha affermato, “che viviamo nella società della disinformazione. La dismisura delle informazioni da un lato e il basso livello di istruzione sostanziale dall’altro creano un corto circuito cognitivo che allontana le persone dalla comprensione della realtà, in un contesto che è ricco di tecnologia ma povero di informazioni significative”. A proposito ha poi evidenziato lo stretto collegamento tra l’interesse nazionale e i condizionamenti elettorali attraverso i social. Il docente ha puntualizzato che “le modalità con cui vengono individuati i rappresentanti pubblici in Occidente sono principalmente mediatiche, condizionate dalla propaganda e dalla manipolazione. Questi elementi possono fare esplodere, ancora di più, il malessere incrinando il patto sociale tra Stato e cittadini. Si tratta perciò di prospettive che indeboliscono la credibilità della democrazia che si fonda su due elementi: la consapevolezza dei cittadini e la responsabilità delle élite. In assenza di questi presupposti, siamo di fronte a una semplice procedura elettorale, determinando la crisi della democrazia che, come il sonno della ragione, genera mostri”.

“L’uso dei social”, ha continuato, “materializza quello che Zygmunt Bauman definisce ‘la solitudine del cittadino globale’. Oggi siamo tutti connessi e quindi sorvegliati, tutti collegati e quindi isolati. Questo ha provocato, negli ultimi anni, un aumento dei disturbi psicologici e psichiatrici”.

Per Caligiuri “la Rete è oggi il principale luogo di socializzazione e diventa anche il luogo in cui il disagio si manifesta maggiormente, soprattutto nelle giovani generazioni, che inoltre possono essere attratte dalla propaganda terroristica e eversiva, anche se a riguardo occorre molto riflettere su chi effettivamente la generi”.

“Nel post Covid 19”, ha affermato Caligiuri, “le conseguenze non saranno solo sanitarie ed economiche ma anche politiche, psicologiche ed educative. In particolare la tenuta sociale del nostro Paese dipenderà dall’equilibrio che si determinerà tra le persone che da una condizione di normalità diventeranno indigenti e quelle che invece subiranno una non traumatica riduzione della ricchezza. È da questo incerto equilibro che deriverà la graduazione del disagio sociale che rischia da un lato di ampliare il bacino di reclutamento della criminalità e dall’altro di accentuare le spinte separatiste delle aree più sviluppate del Paese”. “Un altro aspetto importante”, ha proseguito, “sarà quello di definire la politica italiana in relazione all’Unione europea e alle alleanze internazionali, tra tradizionale appartenenza all’alleanza occidentale e rapporti con le potenze emergenti, a cominciare dalla Cina”. Caligiuri si è poi soffermato sull’emergenza educativa che non può essere affrontata semplificando ulteriormente i percorsi di studio, ma bisognerà pensare di introdurre elementi efficaci di verifica degli apprendimenti in modo da consolidare la conoscenza, poiché le esperienze della didattica a distanza hanno segnato un punto di non ritorno, esprimendo l’opinione che le scuole e le università non si sarebbero dovute aprire, non essendoci le condizioni per farlo.

“In tale quadro”, ha ribadito, “è necessario aggiornare la normativa del Golden power, definendo i settori strategici del nostro Paese, tenendo conto che i rischi vanno monitorati in chiave di intelligence, non solo nell’immediato ma soprattutto nel medio e lungo periodo. Pertanto l’intelligence ha anche la funzione fondamentale di contenere il disagio sociale, prevenire ulteriori infiltrazioni criminali e impedire l’acquisto dall’estero di aziende strategiche nazionali”. “Le risposte al prevedibile disagio sociale”, ha detto Caligiuri, “non possono essere solo in chiave di propaganda, ma sopratutto politiche e culturali. Per tale motivo assume importanza fondamentale la cyber intelligence, che oggi è una dimensione naturale”. Caligiuri ha concluso dicendo che “attualmente confondiamo sempre più spesso gli annunci con la realtà e la politica con l’Intelligenza artificiale, per cui l’intelligence potrebbe stabilizzare il funzionamento delle istituzioni democratiche, poiché rappresenta la continuità profonda delle istituzioni rispetto all’incerta alternanza delle maggioranze parlamentari”.


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