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Vaccini tricolori e burocrazia a prova di Recovery Plan. Parla Caroli

La storia insegna che una burocrazia inefficiente può vanificare sforzi, idee e investimenti. Per questo il Recovery Plan non può non attrezzarsi con una Pa all’altezza del compito. Il piano di Giorgetti per produrre vaccini in Italia è una partita che vale la pena giocare, la nostra industria è un’eccellenza globale. Intervista all’economista e docente Luiss

Il futuro dell’Italia si gioca su due fronti: i vaccini e il Recovery Plan. La cura contro il Covid e la sconfitta del virus da una parte, la rinascita sociali e industriale dall’altra. Vincere ambedue le partite è possibile, forse nemmeno così poco probabile. Ma dipende essenzialmente dalle azioni che verranno intraprese dal governo di Mario Draghi nelle prossime settimane. Matteo Caroli, economista e docente alla Luiss vede nelle scelte dell’esecutivo Draghi, governance in house al Mef e riforme che accompagnino gli investimenti del Recovery, un senso logico.

“Mi pare il miglior approccio possibile, nel senso che sottolinea l’importanza di utilizzare queste risorse per migliorare in modo strutturale l’economia e sfruttare le opportunità di sviluppo”, spiega Caroli a Formiche.net. “Inoltre il medesimo approccio implica la necessità di una riflessione attenta sui progetti, verificando quali siano e che abbiano le caratteristiche per creare sviluppo e crescita nel lungo termine. Ma non c’è niente di incredibile, perché è semplicemente un normale approccio che avrebbe utilizzato una personalità all’altezza di questa sfida”.

L’anello debole del Recovery Plan, sta semmai altrove: nella Pubblica amministrazione. “Qui sappiamo benissimo che un progetto è davvero vincente quando è messo a terra, come si suole dire, in maniera efficace. Occorre lavorare in questo senso sulle condizioni di operatività della Pa. Non lo scopriamo ieri che uno dei colli di bottiglia che in questi anni ha bloccato parte dello sviluppo è proprio la burocrazia troppo lenta”, chiarisce Caroli.

“Basta solo pensare all’esempio delle energie rinnovabili, dove l’Italia era fino a pochi anni fa leader, mentre ora sta rallentando. E non certo perché le imprese italiane hanno poca voglia di investire, ma perché c’è una burocrazia che rallenta l’individuazione dei siti dove realizzare gli impianti”.   A chi fa notare come la nascita del governo Draghi abbia portato in dote un ministero per la Transizione Ecologica, Caroli fa notare come “si tratta di un qualcosa che aiuta, anche se la competenza per l’individuazione dei siti di cui parliamo spetta ai governi locali, alle regioni e sulle competenze locali il governo può molto poco”.

Caroli non si sottrae nemmeno a una domanda sulle oggettive difficoltà di avviare una campagna di vaccinazione di massa e su scala nazionale. Impossibile non pensare alla possibilità di produrre un siero made in Italy nel giro di pochi mesi, dossier al quale sta lavorando il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. “Vale certamente la pena tentare, anche perché l’industria farmaceutica italiana è un qualcosa di eccellente, soprattutto dal punto di vista della capacità manifatturiera. E tutto ciò che favorisce l’aumento di questa capacità, anche con investimenti, va tentato”.

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