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Cartelle ma non solo. Il condono di Draghi

Approvato il provvedimento fiscale del decreto Sostegni. Scompariranno solo le cartelle dal 2000 al 2010 compreso, con un tetto fino a 5 mila euro, e non al 2015 come nelle ipotesi precedenti, e solo nel caso in cui i debitori abbiano un reddito 2019 fino a 30 mila euro

C’è mancato poco all’incidente diplomatico, quando mancavano poche ore al Consiglio dei ministri. E invece, alla fine, tutto è rientrato e quello che è uscito da Palazzo Chigi è il primo mini-condono fiscale del governo Draghi e anche il primo da diversi anni. Tutto approvato e messo in calce al decreto Sostegni, approvato nel tardo pomeriggio di ieri, al termine di una riunione slittata più volte, su cui pesava l’ombra di uno strappo Lega-Draghi. Ma alla fine il Carroccio si è accontentato.

Ma quale l’ossatura del mini-condono del governo Draghi? Ebbene, scompariranno solo le cartelle dal 2000 al 2010 compreso, con un tetto fino a 5000 mila euro, e non al 2015 come nelle ipotesi precedenti, e solo nel caso in cui i debitori abbiano un reddito 2019 fino a 30mila euro. Questo comporta che a scomparire dal magazzino della ex Equitalia saranno 16 milioni di ruoli, e non 61 milioni. Parte (oltre 800 milioni) saranno comunque recuperati nel 2022.

Fuori dal raggio d’azione dello stralcio, restano invece le multe stradali, i pagamenti di danni erariali e i debiti per il recupero di aiuti di Stato. Non è tutto. Il decreto Sostegni approvato domani sera, prevede anche un nuovo stop fino al 30 aprile alle notifiche delle nuove cartelle. Il Fisco, scrive oggi il Sole 24 Ore, già dal primo marzo aveva infatti rimesso in moto la macchina. Anche se a basso regime, gli uffici in questi ultimi 20 giorni hanno ripreso a consegnare a imprese e cittadini in debito con il Fisco e con l’Inps sia le cartelle sospese dall’8 marzo del 2020.

Inoltre il decreto blinda anche le pretese erariali notificate in questi ultimi 20 giorni prevedendo che sono “fatti salvi gli effetti prodottosi e i rapporti giuridici instauratisi” sulla base degli atti notificati dal 1° marzo scorso e fino alla data di entrata in vigore del decreto (presumibilmente il 22 o 23 marzo).

Restano allo Stato anche le somme già versate come sanzioni e di interessi di mora. Il nuovo stop fino ad aprile e l’idea di riprendere a regime ridotto (nel 2021 agenzia Entrate Riscossione dovrebbe notificare solo il 56% delle cartelle emesse) diluendo l’invio degli atti nell’arco di due anni, obbliga lo Stato a impegnare nel 2021 1,3 miliardi che, come si legge nella bozza della relazione tecnica, almeno in gran parte (oltre 800 milioni) saranno comunque recuperati nel 2022.

E pensare che Matteo Salvini, come detto, voleva di più. È stato proprio il leader della Lega a volere la riunione e a lanciare un segnale a Draghi: la cancellazione delle cartelle, con un importo fino a 5 mila euro, assegnate agli agenti della riscossione tra il 2000 e il 2015. Tutte le cartelle. Più in basso, sarebbe stato inutile, perché non avrebbe rappresentato un segnale di vicinanza e di aiuto agli italiani. Ma alla fine la Lega si è accontentata.

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