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I cavi sottomarini entreranno nella nuova direttiva Nis

A confermarlo è Filipe Batista, digital attaché della rappresentanza permanente presso l’Unione europea del Portogallo, durante un evento del German Marshall Fund

Nell’aggiornamento della direttiva Nis ci sarà spazio anche per la difesa dei cavi sottomarini. A confermarlo è stato Filipe Batista, digital attaché della rappresentanza permanente presso l’Unione europea del Portogallo, Paese che ha preso il testimone della Germania alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea.

La Commissione europea aveva annunciato a dicembre la revisione della direttiva Nis a soli due anni dalla sua implementazione rendendo così evidente l’accelerazione nel settore collegata alla pandemia e all’aumento delle minacce cibernetiche. “L’idea è di designare i cavi sottomarini come una parte fondamentale dell’infrastruttura critica dell’Unione europea”, ha spiegato Batista intervenendo a un dibattito del German Marshall Fund sulla Via della Seta digitale e i rischi per l’Unione europea.

Il dibattito (moderato da Lindsay Gorman, Emerging Technologies Fellow del think tank statunitense) è stato organizzato in coincidenza con il Digital Day 2021. Per l’occasione gli Stati membri dell’Unione europea hanno firmato assieme a Norvegia e Islanda la dichiarazione “European Data Gateways as a key element of the EU’s Digital Decade”, in cui si impegnano a rafforzare la connettività tra l’Europa e i suoi partner in Africa e Asia, nei Paesi del vicinato europeo e in America latina. “La realtà attuale della connettività internazionale dell’Unione europea non è autonoma strategicamente”, ha spiegato Batista sottolineando – in linea con il piano 2030 Digital Compass presentato dalla Commissione europea la scorsa settimana – che “i prossimi 10 anni saranno cruciali”.

Il dibattito ha coinvolto anche Rebecca Arcesati, analista del think tank tedesco Merics, e Maaike Okano-Heijmans, Senior Research Fellow all’olandese Clingendael Institute. Le due esperte hanno analizzato la Digital Silk Road, la cosiddetta Via della Seta digitale, sulla quale il presidente Xi Jinping intende promuovere l’ascesa globale della Cina come potenza tecnologica.

Arcesati ha sottolineato come l’approccio human-centred del 2030 Digital Compass abbia un chiaro riferimento: la Cina. Difendere norme e valori europei e occidentali dall’approccio cinese dove tutto è Stato e dove tutto può lo Stato è una delle tre sfide per l’Unione europea individuate da Arcesati. Le altre due sono la competizione economica distorta dai sussidi a pioggia del governo cinese alle aziende locali e gli aspetti legati alla sicurezza nazionale. In merito a quest’ultima, l’esperta ha citato le stesse leggi cinesi che sono alla base dell’invito del Copasir al governo di bandire le aziende cinesi Huawei e Zte dal 5G italiano (era dicembre 2019). Alla luce di tutto questo, “l’Unione europea dovrebbe sviluppare un’alternativa democratica alla Digital Silk Road”, ha aggiunto.

Heijmans ha aggiunto un elemento, quello indo-pacifico. La scorsa settimana Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha presentato la sua visione per la regione nelle stesse ore in cui andava in scena lo storico summit Quad con Australia, Giappone, India e Stati Uniti. Ma serve un passo avanti, ha detto l’esperta indicando l’urgenza di politiche digitali per l’Indo-Pacifico. In questo senso, si fa un gran parlare di alleanza tra democrazie per frenare l’ascesa di Pechino. Heijmans precisa: “Non sempre sono Paesi democratici o like-minded, sono Paesi che condividono alcune preoccupazioni. Ma con Joe Biden ci sono maggiori possibilità di lavorare assieme”. I prossimi appuntamenti in agenda sembrano promettenti in questa direzione: ad aprile vedrà la luce un documento sulle prospettive strategiche dell’Unione europea per l’Indo-Pacifico; a maggio, invece, il partenariato per la connettività Ue-India. Saranno un importante test per l’Unione europea e il concetto di autonomia strategica.

(Foto: submarinecablemap.com)


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