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Così la grande paura del debito ha contagiato il Congresso cinese. Parola di Wsj

Dietro l’obiettivo di crescita del 6% per il 2021, considerato modesto secondo molti economisti e analisti, ci sarebbe una presa di coscienza del partito. il debito sovrano è troppo pesante e rischia di impattare sui target di Pil. E allora meglio volare bassi

Forse siamo dinnanzi a una davvero poco scontata operazione verità sull’economia della Cina. Dal Congresso del Popolo di questi giorni è emersa la cifra della crisi finanziaria cinese, imputabile, come raccontato a più riprese da Formiche.net, all’enorme debito sia pubblico sia privato, in tutte le sue forme e implicazioni. E cioè che nel 2021 il Dragone vedrà il suo Pil crescere del 6%. Dato che in quasi ogni altra economia farebbe gridare al miracolo. Ma che per gli standard cinesi è qualcosa di molto più simile a una delusione.

Di questo sono più che convinti gli economisti del Wall Street Journal, che hanno tracciato una sorta di bilancio dei lavori del Congresso del Popolo. La tesi è questa: se quest’anno il Pil cinese crescerà a ritmi molto al di sotto della media degli ultimi anni (in 70 anni la crescita cinese ha viaggiato costantemente su una media del +8,1% annuo), un motivo c’è e quel motivo si chiama debito. A Pechino se ne sono resi conto, riportando la crescita del Pil su ritmi terreni. “In qualsiasi altro Paese, un obiettivo ufficiale del 6% di crescita economica annua sarebbe quasi assurdo”, si legge in un lungo editoriale. “In Cina quell’obiettivo, annunciato venerdì, è così modesto che è chiaro che sta succedendo qualcos’altro. Quel qualcosa sono le crescenti paure di Pechino sul un vulcano del debito che brontola”.

Pechino, insomma, preferisce volare basso, per paura che la bolla del debito sovrano e privato possa esplodere un giorno o l’altro. “Molti osservatori sono rimasti basiti quando il premier Li Keqiang ha rivelato l’obiettivo di crescita del Pil 2021, pari al 6%. La maggior parte degli economisti prevedeva infatti un’espansione tra l’8% e il 10%. Ad essere onesti sarebbe quasi impossibile per la Cina non raggiungere una crescita del 6%, ma allora perché pubblicare un obiettivo di Pil che la Cina ha la certezza di raggiungere e non indicare invece un target più ambizioso, come tradizione in occasione del Congresso?”, si chiede l’autorevole giornale americano?

Una risposta ci sarebbe. “Una teoria plausibile è che dietro l’indicazione del dato 2021, vi sia una strategia per contenere il debito”. Secondo il Wsj, insomma, l’eccessivo indebitamento della Cina potrebbe giocare brutti scherzi al Pil e allora tanto vale indicare un obiettivo di crescita sicuro e verosimile. Non è un caso che Pechino stia restringendo il limite all’indebitamento del governo locale: la quota di emissione di tali obbligazioni scenderà a 3,65 trilioni di yuan ( 562 miliardi di dollari) dai 3,75 trilioni di yuan dello scorso anno. E questo perché il debito totale è salito a circa il 270% del Pil dal 250% prima della pandemia.

Il debito sarà dunque nei prossimi mesi il termometro dell’economia cinese. Che, questa settimana, come rivelato da Bloomberg, dovrà sostenere un primo e importante test importante: piazzare sul mercato 193 miliardi di yuan, una delle aste più grandi di sempre. Il tutto, per rifinanziare un debito sempre più pesante. Ovviamente.

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