Sono quattro i vaccini già autorizzati dall’Ema ma sono già a quota dodici quelli approvati nel mondo almeno da un Paese. Venticinque i candidati in fase 3, quaranta in fase 2 e meno di 30 in fase 1. Fra questi, c’è anche un italiano, quello di ReiThera. Vediamo quando saranno disponibili per l’Europa
Non si parla altro che di vaccini. Comprensibile, data l’ondata rossa (e non in senso politico) che sta investendo l’Italia. Ma quanti sono i vaccini ad oggi disponibili? E soprattutto a che punto sono le sperimentazioni dei candidati vaccini di cui si parlava mesi fa e che sembrano attualmente in stand-by?
VACCINO ANTI-COVID: 12 APPROVATI E 25 IN FASE 3
Ad oggi sono ufficialmente dodici i vaccini anti-Covid approvati in almeno un Paese nel mondo. Quattro, invece, quelli autorizzati dall’Ema (Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson). Sono 25, invece, i candidati vaccini attualmente in fase 3 di sperimentazione, quasi 40 quelli in fase 2, meno di 30, invece, sono i vaccini al momento impegnati in trial di fase 1. Sono più di 180, invece, stando a quanto dichiarato dall’Oms, i candidati vaccini in fase preclinico la cui sperimentazione su esseri umani non è ancora stata avviata. Ad oggi non è possibile affermare con certezza quale vaccino sia migliore o più promettente, ma con ampia probabilità, stando ai dati emersi dalle sperimentazioni, si può capire quale risulti più o meno adatto per alcune determinate categorie della popolazione.
NOVOVAX, TRE MESI DI ATTESA
Disponibile, si spera, entro i prossimi tre mesi, il vaccino della statunitense Novavax. Vaccino proteico, quello prodotto dall’industria biotech, è fra i più promettenti (quasi) sul mercato, con un efficacia pari all’89,7%. Ridotta notevolmente nel caso della variante sudafricana (48,6%), l’efficacia resta invece importante invece con quella inglese (86,3%). Secondo i dati divulgati dall’azienda, che nello studio di fase 3 ha arruolato oltre 15mila persone, già dopo la prima dose l’efficacia sarebbe molto alta, anche per il gli over65, che componevano quasi il 30% dei soggetti coinvolti nella sperimentazione. I punti di forza del vaccino dovrebbero essere il basso costo di produzione e la capacità di conservarsi a temperature non straordinariamente basse (sono sufficienti quelle di un classico frigorifero). Inoltre, attraverso una nuova tecnologia di nanoparticelle ricombinanti, il vaccino agirebbe come educatore del sistema immunitario, insegnandogli come produrre gli anticorpi contro la proteina spike.
CVNCOV, IL VACCINO TARGATO CUREVAC
Vaccino tedesco a Rna messaggero, anch’esso in corso d’esame presso l’Ema (in rolling review), Curevac dovrebbe giungere sul mercato nel corso del secondo semestre dell’anno corrente. Gli studi clinici di fase 1 e 2 della biofarmaceutica con sede a Tubinga, sono iniziati rispettivamente a giugno e settembre 2020 e i dati provvisori mostrano non solo una buona tolleranza di CVnCoV ma anche una risposta anticorpale particolarmente elevata. Recentissima è la notizia della collaborazione fra Curevac e la svizzera Novartis, che sosterrà la produzione del candidato vaccino anti-Covid mettendo a disposizione il sito di Kundl, in Austria.
SPUTNIK V, DUBBI E (MENO) CERTEZZE
Approvato in 45 Paesi, fra cui l’Ungheria, gli Emirati Arabi Uniti, molti Paesi dell’America del Sud e la vicinissima Repubblica di San Marino, lo Sputnik V a vettore virale ha diviso la politica internazionale e in particolar modo quella italiana. Efficace, secondo The Lancet, nel 91% dei casi, e nel 95% dei casi secondo quanto riportato dall’azienda russa, il vaccino è però ad oggi stato somministrato solo al 6% della popolazione russa. E, ben più grave, difficilmente riusciranno a produrre la mole di dosi che hanno promesso su scala mondiale.
MADE IN CHINA… 1
Sono due i vaccini a virus inattivato prodotti dall’azienda. Quello maggiormente utilizzato è il Bbibp-CorV. Approvato in venti Paesi (fra cui Cina, Emirati Arabi Uniti e l’europea Ungheria), al momento continua le sperimentazioni in quattro Paesi. Secondo l’azienda l’efficacia si attesterebbe intorno al 79% ma i dati della sperimentazione non sono stati divulgati pubblicamente.La campagna vaccinale condotta negli Emirati Arabi riporta un’efficacia dell’86%. La Turchia arriva al 91% mentre il Brasile si limita a riferire un’efficacia superiore al 50%. Il vaccino made in China, secondo recenti dichiarazioni, potrebbe essere prodotto anche in Europa – più precisamente in Serbia – a partire da ottobre. Il vaccino, ad ogni modo, non è ancora stato autorizzato dall’Ema.
MADE IN CHINA… 2
Secondo vaccino cinese, prodotto dall’azienda statale Sinovac, Coronavac è stato approvato dall’autorità cinese ai primi di febbraio. Sperimentato anche all’estero, gli studi effettuati in Brasile avrebbero dimostrato una efficacia di poco superiore al 50% nella prevenzione dell’infezione e dell’80% nella prevenzione di forme gravi.
MADE IN CHINA… 3
Approvato in Cina, Messico e Pakistan e con sperimentazioni attive in Argentina, Cile, Messico, Pakistan, Russia, il vaccino a vettore viale non replicante, è sviluppato da CanSino Biologics e dall’Accademia delle Scienze Militari in Cina. Ad5-nCoV – è questo il nome del candidato vaccino – avrebbe un’efficacia del 65,7. CanSino Biologics, ad ogni modo, ha presentato richiesta – già accettata – all’ente cinese di regolamentazione dei per l’uso di massa del proprio vaccino.
INDIA, DA COVAXIN A COVESHIELD (OVVERO ASTRAZENECA)
Le autorità sanitarie indiane hanno approvato a gennaio il vaccino anti-Covid Covaxin, sviluppato a livello locale, che dopo gli studi di fase 3 avrebbe registrato un’efficacia pari all’81%, stando a quanto dichiarato dal ministero della Sanità indiano. La somministrazione del vaccino ha però suscitato non poche polemiche, somministrato ai cittadini prima della conclusione degli studi clinici. Secondo quanto riportato dall’azienda il vaccino innesca correttamente la produzione di anticorpi senza però generare eventi avversi di grande entità. Il 2% dei soggetti coinvolti nel trial avrebbe registrato solo una leggera febbre. In pochi sanno, però, che il vaccino maggiormente utilizzato in India è al momento Coveshield (approvato in 17 Paesi), che ha la stessa identica formulazione di quello AstraZeneca (approvato invece in 74 Paesi). Solo che viene prodotto presso stabilimenti indiani.
REITHERA, UN’ECCELLENZA ITALIANA?
Ancora in fase 1 il vaccino Made in Italy sta per lanciare la fase 2/3 presso l’Ospedale Moscati di Avellino. Secondo quanto riferito dall’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani, il candidato vaccino italiano si è dimostrato sicuro e in grado di produrre una risposta immunitaria robusta. “Se si confermeranno i dati ottenuti finora avremo nei prossimi mesi un vaccino efficace e sicuro con una sola dose invece che con due dosi. Sarà prodotto interamente nel nostro Paese. È importante continuare ad investire sulla ricerca italiana e sulle sue eccellenze scientifiche” ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza in occasione della presentazione dei risultati della fase 1.
IL VACCINO ANGLO-FRANCESE
In lizza nella corsa al vaccino non manca il candidato figlio di una partnership fra la francese Sanofi e la britannica GSK. A fine febbraio è stata avviata la fase 2 con 720 volontari per poi puntare rapidamente verso la fase 3 di sperimentazione, che dovrebbe avviarsi entro il termine del secondo trimestre dell’anno corrente. Eventuali risultati positivi dello studio di fase 3 porterebbero poi a una richiesta regolatoria entro la seconda metà del 2021.