La visita a sorpresa di Di Maio in Libia anticipa l’incontro con il segretario di Stato Blinken. L’Italia può rivendicare un ruolo attivo nella stabilizzazione della crisi e il suo impegno in Nordafrica e Mediterraneo. “Il bilaterale con Blinken dopo la visita in Libia significa anche aver qualcosa da riferire agli alleati”, commenta Varvelli (Ecfr)
La diplomazia italiana gioca di anticipo nel quadrante strategico Libia-Nordafrica-Mediterraneo, segnando un primo contatto con la nuova autorità esecutiva onusiana di Tripoli alla vigilia del primo faccia a faccia Roma-Washington dell’era Biden. Testimonianza che, tra i tanti dossier sul tavolo, il presidio italiano di quell’area strategico rappresenti il fattore determinante per la proiezione internazionale della Penisola.
Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, è volato a Tripoli questa mattina per una visita non programmata durante la quale incontra il primo ministro del Governo di unità nazionale (Gun), Abdulhamid Dabaiba, il presidente del Consiglio presidenziale, Mohamed Menfi, e l’omologa libica, Najlaa al Manqoush.
Si tratta del primo meeting di un alto quadro occidentale dopo la nomina delle nuove autorità esecutive della Libia emerse dalla votazione del Foro di dialogo diretto dall’Onu. A conferire maggiore importanza all’incontro inoltre c’è il fatto che arriva alla vigilia dell’incontro di Di Maio con il segretario di Stato americano, Anthony Blinken – che nei prossimi giorni parteciperà alla ministeriale Nato al quartier generale di Bruxelles e sarà ricevuto dall’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, a latere del Consiglio degli Esteri Ue.
Il blitz diplomatico libico si somma tra l’altro agli incontri che la ministra al Manqoush, nei primissimi giorni di incarico, ha già avuto l’ambasciatore d’Italia, Giuseppe Buccino, e l’inviato speciale per la Libia del ministro Di Maio, Pasquale Ferrara. Se lo scopo della visita di Di Maio è ribadire il sostegno di Roma al Gun attraverso l’avvio ufficiale delle relazioni bilaterali anche sul piano economico con l’esecutivo Dabaida (il quale aveva già avuto una colloqui telefonico con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nei giorni scorsi), la sovrapposizione (non)simbolica con il vertice bilaterale con il segretario americano (a Bruxelles, a margine degli altri appuntamenti) ne fotografa la profondità strategica.
Di Maio, per conto dell’Italia, incontrando Blinken potrà rivendicare il ruolo attivo di Roma nel processo di stabilizzazione in corso in Libia, e allargando l’ottica agli impegni italiani in Africa – a cominciare al nuovo schieramento di incursori del Col Moschin nel Sahel, a dare supporto al dispositivo anti-terrorismo, dispiegamento che riceve interesse e plauso dagli Usa, e che l’Italia vorrebbe elevare a livello Ue come recentemente evidenziato dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.
L’allineamento italo-americano nel Nordafrica è funzionale per Washington anche in un’ottica strategia più ampia che riguarda l’intero bacino del Mediterraneo. Il gancio è la Libia, come evidenzia il Washington Post in un pezzo firmato dall’editorial board pubblicato in questi giorni (unicità che un giornale americano dedichi certe attenzioni al dossier).
Insostenibile per gli Stati Uniti la presenza e la penetrazione di rivali come Cina e Russia (militarmente rafforzata in Libia, preoccupazione questa sì costantemente sottolineata a Washington e molto ripresa dai media Usa) tra acque la cui importanza è concentrata soprattutto sulla Sicilia (Muos, Sigonella, Augusta, i cavi del Canale). Ma altrettanto complesso il ruolo della Turchia, alleato Nato con cui occorre ritrovare dialogo e distensione.
Secondo Arturo Varvelli, direttore dell’Ecfr di Roma, l’Italia è intenzionata a un riallineamento Ue-Usa sulle questioni dell’area MENA e sulla libia in particolare. “Presentarsi al vertice con Blinken dopo la visita in Libia significa anche aver qualcosa da riferire agli alleati, e segna l’importanza del capitolo per l’Italia”, aggiunge Varvelli a Formiche.net.
Il direttore dell’ufficio romano think tank paneuropeo sottolinea la necessità di idee e proposte: “È necessario un supporto più concreto della UE al nuovo governo libico, con il via libera Usa; Khalifa Haftar e altri spoiler potrebbero compromettere il buon avvio del GNU; la Russia resta presente e va arginata”. In questo, secondo Varvelli, ciò restano essenziali gli Stati Uniti, mentre l’Ue “potrebbe lavorare a garantire che turchi e egiziani consolidino i propri abboccamenti favorendo un clima positivo a Tripoli e Bengasi”.