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Draghi e l’Arca di Noè. Il nuovo governo secondo Civiltà Cattolica

Sul prossimo numero della prestigiosa rivista dei gesuiti le cui bozze sono preventivamente lette e approvate dalla segretaria di Stato vaticana, si parla del governo Draghi e l’agenzia di stampa Ansa ne ha anticipato  il cuore del ragionamento. Il governo è “politico”, perché la scelta di sospendere il conflitto è, in definitiva, “politica”. Decisivi i concetti positivi di “cittadinanza” e “comunità”

Basta polarizzazioni, è ora di remare insieme, insieme nella stessa arca, come fosse l’arca di Noè.

Nel prossimo numero de La Civiltà Cattolica, la prestigiosa rivista dei gesuiti le cui bozze sono preventivamente lette e approvate dalla segretaria di Stato vaticana, si parla del governo Draghi e l’agenzia di stampa Ansa ha anticipato  il cuore del ragionamento svolto dalla pubblicazione diretta da padre Antonio Spadaro. Il governo è “politico”, perché la scelta di sospendere il conflitto è, in definitiva, “politica”. Questo accade a poche ore dalla partecipazione  di Mario Draghi e del suo esecutivo alla bilaterale Italia-Santa Sede per la ricorrenza dei Patti Lateranensi.

Nella riflessione, che ipotizza il suggestivo paragone dell’inedita alleanza di governo con l’arca di Noè, oltre alla nuova definizione di “popolo”, appaiono decisivi i concetti, negativi, di “polarizzazione del confronto” e “delegittimazione dell’altro”, mentre quelli positivi sono “cittadinanza” e “comunità”. A questo si affianca il rinnovato interesse per un “centro”, uno dei luoghi più ricercati e oggi oscuri della politica. Ma seguiamo con ordine quanto anticipato dall’Ansa, tentando di aggiungere, agli snodi del ragionamento qualche, arbitraria, spiegazione, tenendo a mente però un’immagine tanto forte quanto efficace e chiara: solo pochi giorni fa questo sforzo di sentirsi tutti sulla stessa “arca” era stato spiegato dal direttore Antonio Spadaro come il contrario del celebre adagio di una canzone cantata anni fa da Orietta Berti: “Finché la barca va, lasciala andare, finché la barca va, tu non remare”. No, ora – sembrava il senso – tutti si deve remare, insieme. Ma come farlo? A questa domanda risponde l’articolo di Civiltà Cattolica.

Si comincia dall’importanza di un “semplicemente”. “Draghi ha affermato che il suo è ‘semplicemente il governo del Paese’. Ci piace pensare che ‘semplicemente’ sia un avverbio capace di richiamare tutte le forze politiche coinvolte all’assunzione della comune responsabilità, per realizzare gli obiettivi senza cadere nella tentazione di una campagna elettorale permanente, a cui l’Italia purtroppo è ormai abituata. Semplicemente governare. Senza lasciarsi distrarre da altro e senza alzare i fumogeni della propaganda per sopperire alle proprie mancanze”, si legge nel testo.  E se “la crisi che attraversiamo richiede un impegno straordinario”, per il nuovo governo “la prima difficoltà da superare è l’estrema eterogeneità delle forze parlamentari che lo sostengono”. Ma “Draghi ha l’ambizione di coniugare risposta all’emergenza e disegno del futuro”.

“L’inedita coalizione di governo”, infatti, “può diventare una grande occasione di maturazione per i partiti, se essi sapranno evidenziare con i risultati le loro capacità. I partiti sono, dunque, chiamati a riflettere su se stessi. È un momento di laboratorio, e questo spazio consente una decantazione delle tensioni e una riflessione su cosa queste forze vogliono essere e come si definiscono nelle dinamiche del Paese”. In altre parole, “se il governo composto da tecnici e politici saprà impostare le riforme per la ‘nuova ricostruzione’, allora sarà la politica a uscirne più credibile e autorevole agli occhi dei cittadini, perché avrà offerto una nuova occasione per riconoscersi ‘popolo’, comunità legata da relazioni che vanno oltre le differenze”.

Dunque la politica dovrebbe “maturare”, cogliere l’occasione dell’ “eterogeneità” per superare la polarizzazione della “campagna elettorale permanente” e ricostruire il senso di una comunità che supera (dunque comprende ma non cristallizza) differenze. Forse scrivere insieme nuove regole e nuovi stili di convivenza aiuterebbe a restituire a tutti il senso di appartenenza a una comunità.

Partire dal “semplicemente governare”, che archivia la stagione delle propagande per nascondere le proprie inadeguatezze, porta al valore della convergenza. L’inedita convergenza di formazioni, finora antagoniste, dentro uno stesso spazio collaborativo “potrebbe favorire l’evoluzione del dibattito democratico, fermo all’identificazione dell’avversario come il nemico”. Questo punto decisivo viene spiegato così: “Gettare le basi di un progetto per il futuro dell’Italia contribuirebbe infatti al riconoscimento della dignità dell’altro e degli obiettivi comuni per il Paese, e sposterebbe l’asse del confronto: chiedere il consenso ai cittadini senza la continua delegittimazione dell’altro, non fomentando rabbia, paure, ma con proposte che indichino i mezzi e i percorsi migliori, più idonei ed efficaci per ricostruire”. È così che si arriva al governo-arca di Noé.

“La via che oggi appare l’unica praticabile è quella di sentirci tutti sulla stessa barca: un’arca di Noè, dove salgono insieme lupo e agnello, leone e giraffa. Che non si sbranano, perché il viaggio che si fa è in comune. Anche grazie alla promiscuità forzata – un vero banco di prova – ciascuno potrà riscoprire se stesso e i propri (migliori, si spera) istinti politici naturali”. Qui sono gli stessi opinionisti ad apparire chiamati in causa e vien da pensare alla costante riduzione di ogni compromesso a “inciucio”.

“Fondamentale in questo senso che il presidente Draghi abbia affermato che prima di ogni appartenenza viene il ‘dovere della cittadinanza’, che mostra un interessante punto di incontro con la visione di papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. Perché è su questa che si fonda il senso dell’ ‘inconsueto perimetro di collaborazione’ delle forze politiche per rispondere alle necessità del Paese. Si tratterà di realizzare una forma di ‘amicizia sociale’ che per il Pontefice dà vita alla ‘migliore politica’”.

Per Civiltà Cattolica, “qui si apre una domanda fondamentale, che è poi una sfida politica: nelle ultime settimane il ceto politico ha mostrato di voler convergere verso il centro, con una svolta generalmente moderata. Sia che si tratti di tattica, sia che si tratti di una maturazione reale, resta però l’incertezza: l’elettorato, abituato alle polarizzazioni e all’esasperazione delle esigenze di parte, farà lo stesso movimento dei partiti che finora ha votato?”. In ogni caso, “con l’offerta di una prospettiva, la politica ha ora l’occasione di innestare germogli di speranza”, perché una terra sarà feconda, un popolo darà frutti e sarà in grado di generare futuro solo nella misura in cui dà vita a relazioni di appartenenza tra i suoi membri, nella misura in cui crea legami di integrazione tra le generazioni e le diverse comunità che lo compongono”.

Il vocabolario della politica viene dunque invitato a riscoprire molti sensi rimossi dalla stagione delle polarizzazioni.

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