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Draghi sgancia l’eurobond nel mezzo del Consiglio

Il premier nel corso del Consiglio Europeo sottolinea la necessità di avviare un percorso per arrivare a emettere debito comunitario, al fine di resistere a nuove future crisi socio-economiche. Il modello è il debito federale americano

Un titolo europeo, a prova di pandemia e primo passo verso un debito pubblico comunitario. Mario Draghi rispolvera un vecchio cavallo di battaglia degli europeisti più convinti. E lui, europeista, non poteva fare altrimenti. D’altronde, con i deficit sovrani letteralmente esplosi con le misure anti-Covid quasi interamente finanziate in disavanzo, la condivisione dei debiti nazionali (a cui la Germania e i cosiddetti “frugali” si sono sempre opposti) potrebbe essere quello scudo alle finanze pubbliche sotto stress.

Per questo Draghi, nel corso del Consiglio Europeo, rigorosamente in videoconferenza, ha posto l’attenzione sulla necessità di emettere debito comunitario, attraverso la creazione di un titolo comune. “Lo so che la strada è lunga, ma dobbiamo cominciare a incamminarci. È un obbiettivo di lungo periodo, ma è importante avere un impegno politico”, ha sottolineato l’ex presidente della Bce ai capi di governo e di Stato dell’Ue.

In questo senso Draghi ha citato l’esempio degli Stati Uniti, invitando gli Stati membri a prendere esempio dagli Usa per rafforzare il ruolo dell’euro. “Negli Usa hanno un’unione dei mercati dei capitali, un’unione bancaria completa, e un safe asset”, ha notato Draghi, aggiungendo che questi elementi sono la chiave del ruolo internazionale del dollaro.

Non è tutto. Nel corso della discussione sul ruolo internazionale dell’euro, il premier ha detto che la priorità assoluta deve essere non commettere errori durante la ripresa economica. “Dobbiamo disegnare una cornice per la politica fiscale che sia in grado di portarci fuori dalla crisi”.

Secondo quanto si apprende da fonti a Bruxelles, Draghi ha detto che gli Stati avranno bisogno di tutto l’aiuto che la Commissione può dare, perché avere piattaforme nazionali e renderle interoperabili non è un risultato banale. Draghi ha anche invitato i leader a riflettere su come affrontare i possibili rischi di discriminazione tra persone causati dall’introduzione del certificato vaccinale o di immunità. Ovviamente, non poteva mancare il cuore dei lavori, i vaccini: e qui il premier ha dato il suo ”pieno sostegno” alla proposta di von der Leyen di rafforzare il meccanismo europeo sulle esportazioni di vaccini.


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