Il segretario generale della Nato ha aperto i lavori delle commissioni Affari esteri e Sicurezza e difesa del Parlamento europeo ricordando come l’apporto del Vecchio continente sia fondamentale sia per la sicurezza transatlantica, sia per l’equilibrio globale. Tra i temi affrontati, la soddisfazione per i progetti di cooperazione europea Pesco e Edf (purché aperti extra-Ue), anche se rimane la richiesta di investire di più in Difesa
“Mentre la nostra attenzione si è giustamente concentrata sulla lotta alla pandemia, le minacce alla nostra sicurezza non sono scomparse”. Così il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, si è rivolto al comitato per gli Affari esteri e al sottocomitato per la Sicurezza e la difesa del Parlamento europeo. Nel suo discorso ha ricordato l’importante ruolo dell’Unione europea nell’affrontare minacce globali come la pandemia, evidenziando tuttavia i tradizionali temi che caratterizzano la delicata dialettica tra l’Alleanza e l’Unione, con il rinnovato invito agli Stati membri di incrementare il proprio sforzo nel settore della difesa e della sicurezza comuni.
UNA DELICATA RELAZIONE
La Nato e l’Unione europea sono state fondamentali nell’affrontare l’emergenza pandemica, con l’Alleanza che ha messo a disposizione mezzi e personale per garantire il trasporto delle scorte mediche in tutto il continente, ha approntato veri e propri ospedali da campo in tutta Europa e adesso sta assicurando il trasporto in sicurezza dei vaccini. Nonostante la crisi, però, la Nato non ha mai smesso di vigilare sulle minacce alla sicurezza, che lungi dall’essere state interrotte dal Covid-19, hanno anzi visto un’accelerazione nel ritmo e nelle modalità. “Il comportamento destabilizzante della Russia, le forme brutali di terrorismo, i sofisticati attacchi informatici, le tecnologie dirompenti, l’ascesa della Cina e gli impatti del cambiamento climatico sulla sicurezza”, sono in sintesi le minacce ricordate da Stoltenberg, sottolineando come nessun Paese o continente possa affrontare da solo queste sfide, ma solo “l’Europa e l’America del nord insieme”.
IL NUOVO CAPITOLO DI NATO 2030
La Nato, complice anche il rinnovato impegno da parte della nuova amministrazione statunitense di Joe Biden, si trova in un momento delicato: le minacce ricordate da Stoltenberg sono ampiamente percepite sia dall’Unione che dai singoli Paesi, spingendo da più parti a rinnovare i propri sforzi nel campo della difesa e della sicurezza. La sfida, per la Nato, sarà intercettare questi sforzi per coordinarli e indirizzarli sotto il comune ombrello transatlantico. Parte integrante di questo obiettivo è il programma “Nato 2030”, l’agenda fortemente voluta proprio dal segretario generale per indirizzare e programmare il futuro dell’Alleanza, su mandato dei capi di Stato e di governo al vertice di Londra a dicembre 2019. “Per prepararci al futuro – ha ribadito Stoltenberg – dobbiamo ampliare il nostro approccio alla sicurezza, aumentando la resilienza delle nostre società, mantenendo il nostro vantaggio tecnologico e combattendo l’impatto del cambiamento climatico sulla sicurezza”.
PROGETTI UE E SPESE NATO
Naturalmente permangono le criticità: se da una parte sono state lodate le iniziative europee per una maggiore cooperazione continentale in materia di difesa e sicurezza, come il Fondo europeo per la difesa (Edf) e l’integrazione di Paesi non-Ue ai progetti Pesco, rimane sul tavolo l’annoso problema della spesa europea per la difesa transatlantica. Come ricorda lo stesso segretario generale: “il 90% di cittadini europei vive in Paesi che sono Alleati Nato, ma allo stesso tempo, i Paesi membri dell’Ue partecipano solo al 20% delle spese per la difesa della Nato”. Oltre ad auspicare una cooperazione più ambiziosa tra Nato e Unione europea, Stoltenberg si è anche espresso a favore di una collaborazione a livello globale con una comunità di democrazie “like-minded” che possano lavorare insieme per salvaguardare l’ordine internazionale, una posizione in linea sia con la tendenza sempre più globale dell’Alleanza, evidenziata anche dall’agenda Nato 2030, e sempre più attenta a scenari esterni alla sua area d’operazioni tradizionale, Indo-Pacifico in primis.