Europeismo da un lato e regionalismo dall’atro sono parte di un medesimo problema: l’intreccio profondo tra questione sanitaria, questione economica e questione sociale. Il commento di Francesco d’Onofrio, già ministro dell’Istruzione ed ex parlamentare di lungo corso
Ci si sta rendendo conto, pian piano ma anche tumultuosamente, che la dimensione europea finirà con l’avere un ruolo decisivo nella definizione di un nuovo Titolo V in riferimento al regionalismo differenziato. Dalla decisione europea che ha dato vita al “Recovery Fund”, siamo in presenza di una vicenda di straordinario rilievo per quel che concerne lo stadio attuale del processo di integrazione europea.
Occorre infatti valutare se la vicenda del Recovery Fund costituisce una pura eccezione, seppure straordinaria, dovuta all’emergere della pandemia del coronavirus, o se si tratta dell’inizio di una vera e propria nuova fase costituente del medesimo processo di integrazione europea. Occorrerà pertanto finire col valutare la temporaneità o la stabilità di questa straordinaria innovazione europea.
La centralità della questione della vaccinazione in Europa, posta in risalto anche dallo stesso nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi, sta infatti caratterizzando le stesse decisioni che Draghi ha assunto in Italia in riferimento alla Protezione Civile e al Generale Figliuolo chiamato ad occuparsi della vaccinazione. Di qui la nuova dimensione che sta assumendo il tema antico del regionalismo differenziato: non si tratta infatti del semplice rapporto tra l’autonomia regionale ordinaria e l’autonomia differenziata, prevista come è noto dall’art.116 del titolo V adottato nel 2001.
La nascita del governo Draghi ha rappresentato la risposta istituzionale all’emergere della percezione, molto significativamente indicata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della coesistenza di tre emergenze: sanitaria, economica e sociale. Non si tratta più infatti di una questione esclusivamente sanitaria, proprio perché il regionalismo differenziato finirà proprio con il porre in evidenza la necessità di trovare un equilibrio tra le ragioni della specialità regionale da un lato, e quelle dell’eguaglianza economica e sociale dall’altro.
Questo intreccio, tra dimensione sanitaria da un lato e dimensioni economiche e sociali dall’altro, è proprio al cuore della decisione europea che ha condotto alla straordinaria novità del Recovery Fund. Occorreva pertanto che si uscisse, anche se lentamente, da una dimensione quasi esclusivamente nazionale del problema del regionalismo differenziato, quasi che si trattasse soltanto di una fase del cantiere regionalistico in Italia, ogni volta che si affronta il problema del rapporto tra centro e periferia. Il processo di integrazione europea si era venuto manifestando anche in riferimento alla potestà legislativa sia statale sia regionale, come risulta dallo stesso articolo 117 della Costituzione, anche se non si è finito col considerare determinante questo aspetto della Costituzione.
La decisione europea del Recovery Fund da un lato e la nascita del governo Draghi dall’altro fanno ingigantire questo aspetto del problema proprio perché si finisce col considerare insieme le tre emergenze: quella sanitaria, quella economica e quella sociale. Siamo infatti in presenza di un governo che non nasce all’indomani di specifiche maggioranze politiche, perché, come ha detto lo stesso Presidente Draghi nel discorso programmatico al Senato, siamo in presenza di una sorta di unità nazionale. E il regionalismo differenziato assume sempre più le caratteristiche di scelte di fondo che concernono proprio l’ossatura di fondo dello Stato Nazionale.
E contemporaneamente si apre la questione dello stato attuale del processo di integrazione europea: come finiranno gli Stati membri a vivere la propria sovranità nazionale con questa stagione del processo di integrazione che, come ha detto lo stesso Draghi, dà vita ad una sorta di sovranità europea condivisa? Questa è oggi la questione di fondo che si pone in riferimento alle scelte legislative che siamo abituati a chiamare con l’espressione “Regionalismo Differenziato”.
L’intreccio profondo tra le tre emergenze rende ormai sempre più difficile distinguere le competenze legislative concorrenti tra Stato e Regione da un lato e competenze esclusive dello Stato dall’atro, come ha anche di recente stabilito la Corte Costituzionale. Dimensione europea da un lato e autonomia regionale dall’altro sono pertanto le due dimensioni che il governo Draghi dovrà tenere contemporaneamente presenti, così come dovranno sempre essere tenute contemporaneamente presenti la salute e il lavoro.
È in questo contesto, infine, che dovrà pertanto essere considerata anche la questione del rapporto tra Mezzogiorno e regionalismo differenziato. Come afferma infatti la lettera S del secondo comma dell’articolo 117 della Costituzione, sono esclusivamente statali le funzioni legislative concernenti “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”. Ed è di tutta evidenza l’intreccio profondo tra questa competenza statale esclusiva, e la competenza concorrente tra Stato e Regioni per la tutela della salute prevista nel terzo comma dell’articolo 117.
Europeismo da un lato, dunque, e regionalismo dall’atro sono parte di un medesimo problema: l’intreccio profondo tra questione sanitaria, questione economica e questione sociale.