Michele Nones, vice presidente dell’Istituto affari internazionali, spiega perché Mario Draghi ha scelto il generale Francesco Paolo Figliuolo quale commissario straordinario all’emergenza. Meglio Amazon? No, le nostre Forze armate hanno raggiunto, in sedici anni di reclutamento volontario, un elevato grado di professionalità che hanno costantemente dimostrato su più fronti
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha nominato il generale Francesco Paolo Figliuolo commissario per l’emergenza Covid-19, confermando una lunga tradizione italiana: quando il Paese deve affrontare un’emergenza, il contributo delle Forze armate è fondamentale.
Qualcuno ha ironizzato sul fatto che forse sarebbe stato meglio assegnare l’incarico ad Amazon che, proprio durante l’emergenza sanitaria, ha ulteriormente migliorato le sue capacità di distribuzione, movimentando ogni giorno centinaia di migliaia di pacchi. A prescindere dal fatto che i vaccini non sono un qualsiasi prodotto di consumo e che richiedono precise procedure per la movimentazione e la conservazione e che, se Amazon avesse dovuto occuparsene, i suoi clienti avrebbero rischiato di non potersi procurare in sicurezza e con tempestività quanto necessario, a volte anche indispensabile, resta sullo sfondo una nuova conferma di quanto poco il nostro Paese conosca le Forze armate.
Probabilmente sono ancora radicati i vecchi stereotipi dei soldati di leva e dei sottoufficiali o ufficiali poco professionali (anche se molti anche in passato avevano, invece, un’ottima preparazione). La verità è, invece, che le nostre Forze armate hanno raggiunto, in questi sedici anni di reclutamento volontario, un elevato grado di professionalità che hanno costantemente dimostrato su due fronti. Primo, la partecipazione alle missioni internazionali, spesso in teatri lontani e, quasi sempre, in aree disagevoli dovendo affrontare problemi logistici da far tremare i polsi e con una decina di migliaia di uomini a cui garantire quotidianamente quanto necessario per le operazioni e per la loro vita. Oltre tutto dispersi fra Europa, Africa, Medio Oriente e Asia con l’esigenza di avvicendare loro e i loro equipaggiamenti, nonché garantirne la manutenzione e le riparazioni. Meno impegnativa logisticamente, ma comunque estesa, è stata anche la partecipazione al controllo del territorio (dalle strade alle infrastrutture critiche e ai siti sensibili).
Secondo fronte, l’intervento in tutte le emergenze che hanno ripetutamente coinvolto il nostro Paese: dai terremoti alle alluvioni, dagli incidenti industriali alla siccità, per arrivare ad immigrati e profughi. E all’impegno nazionale si è sommato spesso quello internazionale. Anche durante l’attuale emergenza sanitaria il contributo delle Forze armate è stato sotto gli occhi di tutti: trasporto di malati, distribuzione di dispositivi di protezione, ospedali e presidi da campo, utilizzo delle strutture ospedaliere militari, impiego di personale medico, infermieristico e di sorveglianza. Tutto questo, va ricordato, non con personale residente sul posto, ma dovendolo trasferire, alloggiare, sfamare là dove era necessario.
Al di là dei numerosi esempi di altruismo che si sono visti, tutto questo è il frutto di alcuni valori aggiunti che costituiscono uno dei punti di forza dello strumento militare. Il funzionamento di una macchina complessa, che abbia nel suo Dna il possibile rapido incremento dell’impegno logistico, è possibile solo se, come è, vi sono procedure ben rodate e costantemente monitorate al fine di migliorarle. L’organizzazione gerarchica è indispensabile, perché nell’emergenza ciascuno deve sapere cosa deve e può fare nell’ambito delle sue responsabilità. Disponibilità, altruismo ed eroismo sono encomiabili, e si sono avuti innumerevoli esempi il personale sanitario e di soccorso, ma in fondo anche fra il personale scolastico, oltre che fra i dipendenti privati. Ma non si può fare affidamento solo sulla volontà e sull’abnegazione; serve una macchina organizzata per fronteggiare le sfide della pandemia e, soprattutto, dell’indispensabile vaccinazione di massa.
La disciplina è altrettanto indispensabile, così come l’abitudine a lavorare quando e quanto serve, nella consapevolezza che chi comanda deve sempre preservare il personale sotto la sua responsabilità. Nella vita militare non ci sono (nonostante qualche eccezione) mansionari e, in fondo, nemmeno orari: l’addestramento in teatro e in caserma punta a garantire la tenuta psicologica, oltre che fisica, dei militari. E non ci sono nemmeno “obiettori”, vero o falsi. Lo stesso approvvigionamento dei beni e servizi necessari alle Forze armate è costantemente pronto a operare sulla base di requisiti operativi urgenti perché in certe situazioni non ci si può permettere di utilizzare le normali procedure (che, per di più, nel nostro Paese comportano tempi ed incertezze inaccettabili). E questa esperienza vale non solo per gli equipaggiamenti militari, ma anche per quelli civili, come avviene regolarmente nei teatri operativi.
In questa situazione le Forze armate sapranno sicuramente organizzare al meglio la distribuzione e la somministrazione del vaccino, potendo contare oltre che sulle loro risorse, su quelle della Protezione civile (che sciaguratamente erano state in passato ridimensionate) e del Sistema sanitario nazionale (che, forse, visto che è così definito dovrebbe essere riportato sotto una più stretta regia “nazionale”, con buona pace di un decentramento regionale che sembra essersi trasformato in moltiplicazione dei centri di potere).
Quello che, prima o poi, bisognerebbe domandarsi è perché il contributo delle Forze armate, sempre indispensabile e disponibile, si trasforma costantemente in sostituzione di quanto le amministrazioni civili, statali e locali, sembrano non essere in grado di fare. E poiché non mancano anche qui le competenze e l’impegno, ci si dovrebbe impegnare di più nel riformare e riorganizzare la macchina pubblica, valorizzando il merito, l’impegno e l’efficienza. Solo così si tornerà ad una corretta ripartizione dei ruolo fra apparati pubblici civili e militari. Oggi il contrasto al virus ha preso le sembianze di una guerra contro questo nemico invisibile. Non dovrebbe, quindi, stupire nessuno che la difesa sia affidata anche alle Forze armate.