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Giannini nuovo capo della Polizia, nel segno della continuità

La nomina di Giannini non è solo un segnale di continuità, ma è un tassello in più nel puzzle di una gestione coordinata sul fronte della sicurezza per ottimizzare gli sforzi nella lotta alla pandemia e nella collaborazione interforze

A due anni dalla promozione a prefetto, ottenuta nel marzo 2019, Lamberto Giannini è il nuovo capo della Polizia e direttore generale della Pubblica sicurezza, incarico che per prassi non ha scadenza. Il Consiglio dei ministri lo ha nominato al posto di Franco Gabrielli che il 1° marzo ha giurato come sottosegretario con delega alla sicurezza della Repubblica. Una scelta che era considerata la più probabile vista la stima che Gabrielli (con lunga esperienza alla Digos) nutre da sempre per un grande investigatore antiterrorismo che alla fine dell’anno scorso aveva voluto come capo della propria segreteria.

Giannini, 57 anni, romano con tanto di maglia di Francesco Totti incorniciata in ufficio, dopo 12 anni da dirigente della Digos di Roma nel 2013 fu nominato direttore del Servizio centrale antiterrorismo e successivamente direttore centrale della Polizia di prevenzione fin da quando era dirigente superiore. Vi è rimasto poi con le successive promozioni a dirigente generale e a prefetto.

Numerose le operazioni di spicco: gli arresti dei brigatisti rossi per gli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi, nel 2005 l’arresto a Roma di Osman Hussain, uno degli attentatori di Londra, quindi nel 2009 gli arresti dei membri di una cellula che aveva programmato un attentato al G8 della Maddalena (che era stato spostato a L’Aquila).

Con la nascita dell’Isis nel 2014 e la serie di attentati in Europa, l’antiterrorismo guidato da Giannini ha svolto un grande lavoro di prevenzione, sempre d’intesa con l’intelligence e con le altre forze di polizia, di lotta ai foreign fighter e di “supporto” alla politica per la definizione del decreto antiterrorismo del 2015.

Giannini prende il comando di una macchina complessa che dal 2016 al 2020 è stata riorganizzata da Gabrielli rendendola più funzionale sia come burocrazia interna sia come efficacia operativa, dal nuovo assetto della direzione centrale della Polizia di prevenzione a una maggiore attenzione del Servizio di Polizia postale e delle comunicazioni (che diventerà direzione centrale) alla sicurezza cibernetica. Un lavoro complesso anche perché cominciato quando si sentivano di più gli effetti dei tagli alla spesa pubblica decisi negli anni precedenti.

La nomina di Giannini non è solo un segnale di continuità, ma è un tassello in più nel puzzle di una gestione coordinata sul fronte della sicurezza per ottimizzare gli sforzi nella lotta alla pandemia. Nella collaborazione interforze aiuta il fatto che il nuovo comandante dei Carabinieri, generale Teo Luzi, è stato appena nominato per un triennio e che quello della Guardia di Finanza, generale Giuseppe Zafarana, resterà in carica fino al maggio 2022. Giannini ha sempre scherzato sostenendo che il vero obiettivo professionale l’aveva raggiunto dirigendo la Digos romana per tanti anni: ora non dovrà pensare solo alle rogne quotidiane del capo della Ps, ma dovrà contribuire con tutte le altre istituzioni a combattere il virus, nemico molto più pericoloso dei terroristi.

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