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Grecia, un perno dello scacchiere euromediterraneo

Nel giorno del bicentenario dalla dichiarazione della Guerra d’Indipendenza della Grecia un’analisi di Francesco De Palo porta alla luce una serie di elementi distinti ma accomunati da un intrigante e delicatissimo fil rouge geopolitico. La Grecia si è fatta da crisalide farfalla, un passaggio determinante ma anche altamente rischioso, in considerazione del fatto che molte aspettative, dense e concatenanti, si sono riversate improvvisamente al centro dell’Egeo

Un nuovo faro puntato sul costone balcanico, un interlocutore atlantista nelle dinamiche euromediterranee preda delle ansie da Via della seta, un osservatorio privilegiato verso il bacino mediorientale. La Grecia 2.0 si candida a essere tutto questo, in un momento storico e geopolitico caratterizzato da macro-cambiamenti che, come un fiume carsico, si sono incuneati in relazioni e alleanze. Nell’anno in cui si celebra il bicentenario della rivoluzione ellenica contro gli ottomani, curvone storico in cui caddero anche due giovanissimi italiani, Giuseppe Tosi e Carlo Serassi, l’occasione è quanto mai utile per scomporre il puzzle ellenico senza l’assillo dei fatti finanziari post-crisi 2012: ma, in virtù di una rinnovata postura legata alla politica estera, far decantare questo nuovo status in considerazione degli scacchieri primari presenti in quella sterminata prateria di interessi ed equilibri che vanno da est a ovest del quadrante euromediterraneo. La macro regione balcanica, al momento, è interessata da una doppia direttrice di marcia: da un lato le policy Ue legate all’allargamento e all’integrazione, europea e in chiave Nato; dall’altro le pressioni dei super player esterni come Russia, Cina e Turchia che, tramite iniziative commerciali ultra invasive e in apparenza a sostegno dei singoli governi, mirano a esercitare una pressione e quindi ottenere una certa dose di influenza.

…SI BASA SU SETTORI ULTRA-STRATEGICI

Il ruolo della Grecia diventa quindi particolarmente significativo in considerazione di una serie di fattori. La presenza dei gasdotti Tap e Tanap (e di EastMed, quando sarà ultimato) fa del Paese non solo il principale gas-hub europeo, ma lo rende geopoliticamente strategico, come mai forse lo era stato nel recente passato. Le pipeline vanno controllate e difese, armonizzate con politiche ad hoc e fisiologicamente fatte “pesare” nelle relazioni con gli altri Paesi. Inoltre la presenza di almeno tre porti ultra strategici, come Alexandroupolis al confine con la Turchia dove transitano le nuove pipeline, Salonicco in un fazzoletto di Grecia dove gli interessi russi abbondano e Souda Bay a Creta dove è prossimo il raddoppio della base Som, fanno della Grecia il nuovo referente mediterraneo del dipartimento di Stato, dopo una parentesi di sostanziale distacco dalle dinamiche più profonde del mare nostrum che, ad esempio, hanno lasciato ago e filo alla Turchia in Libia, in Siria e nelle pretese sul gas a Cipro. L’infrastruttura portuale di Alexandroupolis, che un consorzio euro-americano intende privatizzare anche con il porto di Kavala, compreso un deposito di stoccaggio del gas verso i Balcani, è il punto di partenza di una sorta di autostrada in verticale che giungerà sino in Lituania: la via Carpatia.

E LA NATO SI AFFICA ALLA VIA CARPATIA

Una bretella di interessi e mezzi, di cui ancora troppo poco si discute, che invece diverrà utilissima per le dinamiche logistiche della Nato proprio in quel versante che accompagna il confine orientale dei Paesi balcanici in orbita Ue. Ma l’Egeo è anche terreno di incontro e scontro tra i super player che, da tempo, hanno incrociato le lame nel Mediterraneo. L’invasività cinese nel Vecchio continente con la Via della seta, che in Grecia ha trovato il suo punto alfa fecondando il porto del Pireo tramite l’azione di Cosco China, ha subìto un primo stop proprio in Grecia, alla voce 5G. Il governo conservatore di Kyriakos Mitsotakis ha raggiunto un accordo con Ericsson: una sorta di messaggio nella bottiglia inviato, sussurra una fonte diplomatica, anche all’Italia che ha tentennato non poco sul punto. La Turchia, come noto, non solo punta a definire per legge la sua presenza fin qui abusiva nella parte nord di Cipro, ma intende raccogliere quanto più possibile dopo aver “calato le reti” in quelle acque del Mediterraneo orientale dove abbonda il gas. Mosca ha avviato la costruzione della prima centrale nucleare in Turchia e in Grecia conta sull’appoggio dell’oligarca Ivan Savvides, già deputato alla Duma e attivo nel consorzio che ha privatizzato il porto di Salonicco. Inoltre in Grecia è spesso presente il patron del Chelsea Roman Abramovic e il re del potassio, Dmitry Rybolovlev, diventato proprietario di Skorpios, la celebre isola di Onassis che intende trasformare nella nuova Montecarlo mediterranea, con resort e casinò. Infine il capitolo legato all’Isis: ad Atene è stata operativa una cellula jihadista per la falsificazione dei passaporti, usata anche da Salah Abdeslam. La Dea americana ha impiantato una propria base per controllare da vicino i traffici di stupefacenti (comprese le Captagon, le pillole dell’Isis) che sono, per così dire, stati favoriti dal nuovo corso del Pireo, diventato uno dei maggiori hub container del Mediterraneo.

È alla luce di tali elementi, distinti ma accomunati da un intrigante e delicatissimo fil rouge geopolitico, che la Grecia si è fatta da crisalide farfalla. Un passaggio determinante ma anche altamente rischioso, in considerazione del fatto che molte aspettative, dense e concatenanti, si sono riversate improvvisamente al centro dell’Egeo.


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