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Guerra fredda tech, Tesla nel mirino della Cina. Una vendetta per Huawei?

La casa automobilistica statunitense è sospettata di spionaggio dalle autorità cinesi, la dinamica è parallela alla messa a bando di Huawei negli Stati Uniti. Si sta scrivendo il prossimo capitolo della guerra politico-commerciale tra Usa e Cina?

Tesla potrebbe diventare l’ultima vittima della disputa commerciale tra Cina e Stati Uniti. Venerdì scorso il Wall Street Journal ha rivelato che la casa automobilistica americana è nel mirino delle autorità cinesi, che avrebbero sollevato dubbi rispetto alla privacy; secondo Reuters le auto sarebbero bandite nei complessi militari cinesi. La mossa è uguale e diametralmente opposta all’accusa americana che vede nel gigante tecnologico Huawei un potenziale veicolo di spionaggio di Pechino.

Secondo le fonti governative del WSJ è in corso una revisione delle automobili americane. Il problema starebbe nelle otto telecamere sempre accese, i dodici sensori a ultrasuoni e il radar incorporati in ogni Tesla, oltre al computer di bordo in grado di registrare ogni spostamento (nonché i contatti del telefono) del guidatore. Il Dragone, che non è certo estraneo alla sorveglianza di massa, sarebbe però preoccupato che i dati così acquisiti possano essere inviati in America a fini di spionaggio.

Un preoccupatissimo Elon Musk, il CEO e fondatore dell’azienda, è apparso sabato in videocollegamento al China Development Forum per liquidare le accuse. Se davvero Tesla spiasse i cinesi, ha spiegato, l’azienda verrebbe chiusa. L’imprenditore si è poi lanciato in un parallelismo con TikTok, l’app cinese che Donald Trump ha provato a bandire negli Usa per motivi simili e che è tuttora al vaglio delle istituzioni europee. “Anche se ci fosse spionaggio, cosa imparerebbe l’altra nazione, e quanto importerebbe davvero?”.

Tesla domina il mercato cinese delle auto elettriche (il più grande al mondo), dove vende un quarto dei veicoli che produce (quasi 150.000 venduti in Cina nel solo 2020, anche se il numero dovrebbe almeno raddoppiare nel 2021). Musk ha costruito una fabbrica a Shangai nel 2018 e ha firmato contratti pluriennali di fornitura per le batterie che alimentano le auto con partner cinesi. In breve, la messa a bando delle Tesla in Cina potrebbe essere un colpo mortale per l’azienda.

La materia ha una pesante connotazione geopolitica, trattandosi dell’ultimo capitolo della guerra commerciale-politica tra gli Usa e la Cina. Entrambi stanno cercando di rendersi commercialmente indipendenti l’uno dall’altro, in vista di criticità ancora maggiori, complice la scarsità di risorse naturali (terre rare) a fronte della crescente domanda di materie prime per le industrie più tecnologiche.

Pechino sta ancora barcollando in seguito al ban di Washington sul colosso della telefonia Huawei, che non può più contare su semiconduttori o su servizi a stelle e strisce e non può più vendere la propria attrezzatura 5G negli States. Una delle contromisure che ha in mente il Dragone, come scrivevamo su Formiche.net, ha a che fare con le terre rare, i metalli preziosi su cui viaggiano le tecnologie all’avanguardia – dai PC ai caccia supersonici. Ma la questione Tesla sembra suggerire che la pressione commerciale cinese passerà da lì.

La mossa che sta studiando Pechino rispecchia perfettamente quella americana: una messa a bando unilaterale con conseguenze catastrofiche per un’azienda leader (e strategica) della nazione avversaria, esattamente quello che gli Usa hanno fatto con Huawei. È una strategia in linea con la politica estera cinese in senso più generale, ravvisabile nella vicendevole imposizione di sanzioni con le potenze occidentali come nel recente scambio di accuse con gli americani ad Anchorage, Alaska.

Ma prima di essere un contractor della Difesa americana (via SpaceX), Musk è a capo di diverse aziende statunitensi di successo. Nell’ottica del decoupling mirato ed “esemplare”, la Cina ha scelto come potenziale obiettivo un astro dell’industria occidentale, capace di fare pressione sul governo statunitense se la pressione che riceverà a sua volta diventasse troppo intensa. Se Pechino procederà in questo senso, le tensioni della “guerra fredda tecnologica” con Washington saliranno di diverse tacche.

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