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Dai progetti ai cantieri. La transizione ecologica secondo Ispra, imprese e Cingolani

Per raggiungere gli obiettivi indicati dall’Ue in tema di transizione ecologica serve una Pa veloce, zero colli di bottiglia, giovani e soprattutto una struttura di comando nuova. Il convegno organizzato dall’Ispra con Cingolani, Brusaferro, Ciafani, Bratti, Laporta e Piovesana

Lo slogan è di quelli azzeccati, visto il momento non proprio felice. Presto e bene, la transizione ecologica dai progetti ai cantieri. Uno degli assi del Recovery Plan è la transizione ecologica, in tutte le sue forme. La chiede l’Europa e la vuole l’Italia, che con il governo Draghi si è attrezzata addirittura con un ministero ad hoc, affidato all’ex manager Roberto Cingolani. Il problema è però, come spesso accade in questo Paese, nel passare dalle parole alla pratica. Tra poco più di un mese l’Europa ci dirà se il Recovery Plan è meritevole dei 209 miliardi promessi all’Italia, quasi un anno fa.

E se la risposta sarà sì, allora bisognerà accendere subito il motore per agire presto e bene sulla transizione, togliendo tutti gli ostacoli amministrativi possibili. Di questo si è parlato nell’evento organizzato dall’Ispra, l’Istituto per la protezione ambientale, al quale hanno partecipato il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, il presidente dell’Ispra, Stefano Laporta, Maria Cristina Piovesana, vicepresidente di Confindustria, Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità e Alessandro Bratti, direttore generale Ispra.

SPRINT VERSO LA TRANSIZIONE

Il ministro Cingolani ha fatto innanzitutto un quadro della situazione. “Lo Stato di avanzamento ad oggi è positivo, abbiamo cominciato come governo tre settimane fa. Siamo a un terzo dello sforzo verso la transizione, stiamo facendo una sintesi per costruire un telaio su cui impostare il cambiamento che l’Europa ci chiede, dentro e fuori il Recovery Plan”, ha spiegato Cingolani. “Ora, dobbiamo essere consci che c’è una grande quantità di programmi che può essere inserita in un quadro di sistemi. Per fare tutto questo ho l’impressione che dovremo farci bastare dieci settimane, da qui alla consegna del Recovery Plan. Settimane in cui dovremo chiarire all’Europa dove investiamo e come garantiamo il raggiungimento degli obiettivi. D’altronde, tra una buona idea e l’apertura di un cantiere, ce ne corre”.

UNA NUOVA STRUTTURA

Il responsabile della Transizione ha poi fornito ulteriori dettagli circa la sua strategia per fare della transizione ecologica una realtà e non solo una bella idea. L’idea del ministro è creare una nuova struttura, interna al ministero, che funga da centralina della transizione. “Serve inventare una struttura nuova, a mio avviso rimettere in sesto l’attuale assetto è inutile. Serve qualcosa di nuovo. La scommessa sta nella scommessa, o lo facciamo o tutto il resto non andrà in porto.”

“Quello che vorrei fare è un buon progetto, mettere in piedi una struttura nuova al ministero che sia tecnica e internazionale allo stesso tempo. Perché il problema sta proprio qui, abbiamo tutti delle belle idee, che io peraltro condivido. Ma alla fine mancano sempre dei pezzi, per esempio una conoscenza globale, non solo normativa. Questione di conoscenza di base. Il tempo ha un costo, dire non voler fare nulla per non rischiare nulla, è un errore. Adesso serve velocità e chiarezza, tutti i progetti devono correre e correre.”

D’altronde, “oggi riusciamo a realizzare più o meno il 10% di quanto programmiamo ogni anno. Se questo dovesse capitare con il Pnrr sarebbe un esito catastrofico. C’è un gruppo di lavoro interministeriale che fa questo e un gruppo interno al Mite che lavora su questo, a breve dovremo convergere e parlarci. A mio avviso questa è la scommessa di cui dobbiamo essere consapevoli: ripeto, o lo facciamo o altrimenti tutto il resto rischia di non andare in porto”.

LA VERSIONE DELLE IMPRESE…

Piovesana, vicepresidente di Confindustria, ha allargato il discorso, cercando di andare oltre il Recovery Plan. “Perché siamo sempre indietro? Presto e bene è solo una parola, ma qui servono i fatti”, ha spiegato l’imprenditrice. “La colpa è dell’ipertrofia logistica, dei territori e della Pa e dei conflitti di interesse tra pubblico e privati che negli anni ha fermato quasi ogni progetto. Questo è il mondo che noi abbiamo e questo è il mondo che dobbiamo cambiare. Se condividiamo il presto e bene, allora per una volta passiamo dall’esortazione alla pratica”.

Piovesana ha poi fatto una riflessione sul Recovery Plan: “Bisogna andare oltre il Recovery Plan, pensiamo anche alla nostra vita quotidiana che ha bisogno del presto e bene. Non dobbiamo immaginare una transizione solo finalizzata a rassicurare l’Ue sul piano italiano. Ma occorre che questa grande sfida sia colta per il bene delle imprese e delle famiglie e dei cittadini, tutti i giorni.”

…E QUELLA DEGLI ESPERTI

Il presidente Ispra, Laporta, ha sottolineato la necessità di “ingegnerizzare i processi: questa sfida passa attraverso una Pa pronta, una spinta può arrivare da un ricambio generazionale, con nuove risorse che possano avere le competenze giuste per questo tipo di processi. Persone preparate da inserire nella Pa, possono fare la differenza. La disponibilità c’è, le competenze anche, abbiamo tutti gli ingredienti per plasmare una Pa a prova di transizione”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, il numero uno di Legambiente, Ciafani. “Occorre togliere i colli di bottiglia. Non possono passare anni per approvare un impianto a biometano. Non si può perdere tutto questo tempo. Abbiamo già pronte delle proposte che abbiamo sottoposte al ministro Cingolani. C’è molto da fare tema semplificazioni è molto ampio. Migliaia di cantieri devono partire e andare veloci e servono nuovi strumenti di condivisione territoriale. La parola d’ordine è semplificazioni”.

Di sfida generazionale ha parlato anche Brusaferro. “Il tema è la nuova generazione, dentro e fuori la Pa. Credo che il miglior investimento, ci può aiutare in un momento in cui serve velocità e concretezza. La pandemia ci impone delle scelte, delle risposte rapide. E allora, perché non immaginare una rete di competenze che possa andare a servizio di una missione storica”.

Il termine transizione, ha osservato Brusaferro, indica “che c’è un prima e ci sarà un dopo. La pandemia segna questa transizione e la segna in maniera netta. Bisogna lavorare sulla consapevolezza di questa cesura, della straordinarietà del periodo che stiamo vivendo che richiede un approccio completamente nuovo. Da tempo lavoriamo su formazione e informazione” ha detto ancora Brusaferro aggiungendo che bisogna sviluppare in maniera sinergica “la dialettica tra chi ha compiti di coordinamento e le articolazioni regionali e locali non solo per la parte tecnico-scientifica ma amministrativa”.


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