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Ecco cosa Enrico Letta dovrebbe dire al Partito democratico

Il politologo Gianfranco Pasquino si “sostituisce” a Enrico Letta e immagina su Formiche.net ciò che dirà in occasione dell’assemblea del Pd in programma domani

Donne e uomini del Partito Democratico,
mettiamo subito in chiaro che la carica di segretario che mi avete offerto su un piatto forse d’argento non è un risarcimento per i vostri deplorevoli e indimenticabili comportamenti del passato che portarono alla mia sostituzione da Presidente del Consiglio. Non cerco né risarcimenti impossibili né vendette. Non sono nel mio stile. Quello che mi offrite non può neppure essere un riconoscimento delle mie qualità. Lo hanno già fatto i francesi e me ne onoro.

La Presidenza della Scuola di Affari Internazionali a SciencesPo non ha confronti con nessuna attività di consulenza, neanche con quelle per portare il neo-rinascimento in Arabia Saudita. Lascio quella prestigiosa Presidenza con qualche rammarico e soltanto perché voglio contribuire a migliorare la politica di questo Paese. Però, non sono qui per consentirvi di conservare le vostre cariche e di continuare nei vostri intollerabili giochi correntizi. Fin d’ora annuncio che sfrutterò tutte le opportunità di nomine politiche premiando i meriti, come sarò in grado di valutarli, e mai cedendo ai gentili suggerimenti dei capi corrente. Questa mia propensione vale anche per le donne, quelle che si fanno sponsorizzare dai capicorrente che già le hanno portate alla Camera e al Senato.

Care donne del Pd non chiedetevi più che cosa i vostri capicorrente possono fare per voi oggi e domani. Chiedetevi che cosa voi siete in grado di fare per il partito. Vi sentirete più libere; sarete più utili; otterrete i successi che meritate. Ai partiti democratici delle diverse zone dell’Italia annuncio che loro è tutta la possibilità e tutta la responsabilità di fare politica sul territorio. Avendo come bussola lo Statuto ritagliatevi tutti gli spazi di autonomia e sfruttateli con coraggio. Non fate come il Pd di Bologna da mesi in un vergognoso stallo per la individuazione del candidato sindaco. Quando c’è più di un pretendente si fanno le primarie seconde regole chiare, esplicite, non manipolate. Ça suffit come diciamo noi che abbiamo visto Parigi.

Ritengo mio compito prioritario ristrutturare quello che avete quasi (non voglio attribuirvi eccessive capacità) sistematicamente destrutturato. Smettiamo di raccontarci la rassicurante favola, in parte vera, che tutte le inadeguatezze discendono dalla fusione a freddo. La verità è che in 14 anni da quel fatidico 2007, c’eravate già tutti, non avete mai provato a porre rimedio agli errori gravi dei padri (già, dov’erano le madri?) fondatori. Non avete studiato niente. Avete snobbato facendo spallucce tutte le critiche. Fare politica vuole anche dire rischiare, sbagliare, pagare gli errori, ricominciare dopo le sconfitte. Sì, questa è una lezione che viene, non da una serie televisiva, ma da Max Weber.

Dalla teoria della democrazia e dalle riflessioni di due grandi professori ho imparato che l’unanimità non è una prassi democratica. Nasconde unanimismo peloso e dà grande potere di ricatto. Quella che Bobbio mirabilmente definì “democrazia dell’applauso” è servilismo. Ecco perché vi chiedo di votare, e lo chiederò su tutte le decisioni importanti, nonché di dissentire apertamente argomentando il vostro dissenso.

Non voglio “pieni poteri”, ma tutti i poteri che dallo Statuto sono attribuiti al segretario. La democrazia nei partiti è sempre stata un oscuro oggetto del desiderio, in particolare delle minoranze (fintantoché rimanevano minoranze, poi per loro era tutta un’altra storia). Ma, donne e uomini del Partito Democratico, se non operiamo noi sempre comunque e ovunque in maniera democratica, come possiamo sperare di rendere la politica italiana effettivamente democratica? Adesso si voti.



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