Ucciso a Bengasi un salafita accusato di crimini di guerra che combatteva al fianco di Haftar. La ricostruzione di Formiche
Il “macellaio di Bengasi”, Mahmud al Werfalli, ufficiale dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) che risponde agli ordini del capo miliziano Khalifa Haftar; ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) per presunti crimini di guerra; è stato ucciso questo pomeriggio a Bengasi, il capoluogo della Cirenaica.
Secondo le ricostruzioni ottenute da Formiche.net attraverso fonti locali, Warfalli sarebbe stato aggredito appena uscito dalla clinica universitaria di al Arab. Due fuoristrada neri senza targhe sarebbero arrivati davanti a lui — che era insieme al fratello — e iniziato a sparare. A quel punto il comandante haftariano ha risposto con il suo Kalashnikov. Ne è nato un conflitto a fuoco durato dieci minuti nel quale Warfalli è stato ferito gravemente e l’intervento dei paramedici non è stato sufficiente.
Un’altra fonte non libica racconta che invece non è stato un assassinio premeditato, ma la situazione è degenerata durante un tentativo di arresto. A volerlo catturare potrebbero essere state le stesse forze di Haftar. Werfalli infatti veniva considerato un battitore (troppo) libero: guidava una milizia che ambiziosamente si faceva chiamare “forze speciali”, la Al Saiq (il fulmine) e più volte aveva dimostrato di muoversi — anche barbaramente — secondo interessi personali.
Come ricorda Agenzia Nova, a inizio marzo, Werfalli e i suoi uomini erano apparsi in un video mentre distruggevano un concessionario d’auto Toyota a Bengasi, giustificando le violenze con l’accusa al proprietario di rivendere pezzi di ricambio a prezzi esorbitanti, ma secondo l’agenzia stampa italiana “il vero motivo dietro l’attacco sarebbe una disputa legale su un terreno tra Werfalli e il proprietario della concessionaria Mubarak al Sousi, confermando che Werfalli non aveva il diritto di rivendicare la proprietà per i lotti di terreno contestati”.
Werfalli era un salafita, islamico radicale che combatteva per interesse al fianco di Haftar, il quale basa la narrazione dietro al suo ruolo rivendicando che sta combattendo gli islamisti radicali e i terroristi. Era accusato di aver compiuto una serie di crimini e di omicidi in particolare durante il conflitto con le milizie islamiste di Bengasi, capoluogo della Cirenaica. Era accaduto di esecuzioni sommarie, e l’Lna diceva di averlo messo da parte e arrestato già tempo fa.
Gli uomini di al Saiqa sono noti per aver compiuto atti orrendi nei confronti dei nemici, per altro spesso ripresi in video usati come propaganda e vanteria. Sono sospettati di essere dietro a una strage di massa avvenuta recentemente a Bengasi, che si dimostra come un ambiente insicuro in cui lo stesso Haftar non ha il completo controllo. Nelle scorse settimane la nuova autorità esecutiva ha evitato di giurare nella città come previsto, perché diversi membri del nuovo governo di Abdelhamid Dabaiba temevano per la propria sicurezza.