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Il ritorno di Lula nel Brasile scosso da scandali, virus e militarizzazione

Annullate le sentenze per corruzione, si spiana la strada elettorale per l’ex presidente socialista, mentre Jair Bolsonaro fa i conti con una cattiva gestione della crisi sanitaria e  tentativi di mettere le mani sull’economia. Ma, di buono, c’è un’alleanza con Israele per superare la crisi sanitaria, e non solo…

Colpo di scena in Brasile. La Corte suprema brasiliana ha respinto le condanne per corruzione dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, spianando così la strada per una nuova, molto probabile, candidatura alle presidenziali del 2022.

Il giudice Luiz Edson Fachin ha annullato le condanne per motivi procedurali, sostenendo che i casi erano stati giudicati nella giurisdizione sbagliata. I casi riguardano l’acquisto di un appartamento nella città balneare Guarujá, nello stato di San Paolo; una casa in campagna ad Atibaia e un’inchiesta sull’Istituto Lula, fondato dall’ex presidente. Nel primo caso Lula è stato a condannato a 12 anni di carcere, nel secondo caso a 17 anni di carcere e nel terzo era attesa ancora una sentenza finale.

Questo precedente comporta una revisione di molte altre sentenze contro altri politici e uomini coinvolti nelle indagini del Lava Jato sui casi di corruzione nella statale petrolifera Petrobras.

IL FUTURO (POLITICO) DI LULA

Sebbene la popolarità del leader socialista resta alta, non tutto è risolto per l’ex presidente. Lula da Silva dovrà ancora affrontare altri procedimenti penali a Brasilia e San Paolo.

Ma cosa succederà adesso? Secondo la decisione di Fachin, i tre casi dovranno passare alla giustizia federale in Brasile, che deciderà su come si procederà in ogni dossier.

Intanto, Lula  si è detto soddisfatto dell’annullamento delle condanne, ma ha ribadito che non pensa mollare, e farà causa all’ex giudice Sergio Moro per presunte irregolarità commesse contro di lui nell’ambito dell’inchiesta Lava Jato. “La decisione di oggi afferma l’incompetenza della giustizia federale di Curitiba ed è il riconoscimento che siamo sempre stati corretti in questa battaglia giudiziale”, ha scritto Lula da Silva sui social network, dove ha condiviso gli argomenti della difesa.

Per la presidente del Partito dei lavoratori, Gleisi Hoffmann, “l’annullamento delle sentenze risponde a una richiesta di giustizia da parte della società brasiliana e di chi credeva nell’innocenza di Lula nonostante le atrocità commesse da Moro”.

Secondo l’emittente Cnn Brasil, l’ex presidente ha denunciato Moro per “parzialità” e non è escluso che durante questa settimana il giudice della Stf, Gilmar Mendes, riprenda la causa intentata contro l’ex magistrato.

Se la decisione di Fachin è confermata, Lula recupererebbe i diritti politici persi nel 2018, dopo una delle condanne, e potrebbe candidarsi alle presidenziali del 2022.

LA MILITARIZZAZIONE DI PETROBRAS

Nel frattempo, preoccupa la militarizzazione di molte istituzioni da parte del presidente Jair Bolsonaro. Una scelta del governo brasiliano che sta provocando molti danni economici allo Stato. La società petrolifera Petrobras ha perso circa il 21% del valore in Borsa la scorsa settimana (per un valore di 18 miliardi di dollari), in seguito alla nomina di Joaquim Silva e Luna, ex generale dell’esercito, come nuovo presidente.

Per la Bbc, “sebbene una leggera ripresa del prezzo delle azioni di una delle più grandi aziende dell’America latina, la misura di Bolsonaro è stata letta come un segnale di un sempre maggiore intervento della politica nell’economia brasiliana”. Il Pil ha registrato nel 2020 una caduta storica, di circa il 4%, e gli esperti considerano molto compromesso il recupero quest’anno a causa della pandemia.

Mauricio Santoro, politologo dell’Università di Stato di Rio de Janeiro, ha spiegato alla Bbc che “la comunità imprenditoriale, che è stata molto importante per la vittoria di Bolsonaro, comincia ad essere critica nei suoi confronti, non tanto per la tragedia della pandemia, ma per queste misure economiche, che si allontanano dall’agenda liberale, e si avvicinano sempre di più ad una visione dirigista”. Bolsonaro ha annunciato (in una mossa pre-elettorale) la sospensione delle tasse al diesel e al gas domestico.

Ma Petrobras non è l’unica istituzione a guida militare. Bolsonaro, anche lui ex capitano dell’esercito, ha nominato diversi membri delle Forze Armate in posti chiave del governo. Nove su 21 ministeri e 2500 incarichi pubblici (+35% rispetto all’anno scorso, secondo il Folha de Sao Paulo) sono a guida militare; dal capo di gabinetto fino al ministero per la Sanità.

IL COVID E L’ALLEANZA CON ISRAELE

Ed è proprio la gestione della crisi sanitaria un altro motivo di critiche contro Bolsonaro. In un discorso, il presidente brasiliano ha giudicato negativamente le limitazioni imposte in alcuni stati, in vista dell’aumento dei contagi: “La gente deve morire di fame, di depressione? […] Se dipenderà da me, non avremo mai un lockdown. Mai. È una politica che non ha funzionato da nessuna parte”. Il presidente ha anche messo in dubbio l’uso delle mascherine per evitare la diffusione del virus perché “diminuiscono la percezione della felicità” e causano mal di testa. “Stanno creando il panico – ha aggiunto -. Il problema è lì, nel lamentarci. Ma non possiamo cadere nel panico”.

Pesa anche lo scandalo dei “vaccini d’aria” e il traffico di dosi per politici e personaggi privilegiati (qui l’approfondimento di Formiche.net).

Non tutto però è perduto. Il Brasile ha siglato un accordo con Israele per un piano di cooperazione contro il Covid-19, e non solo. In una cerimonia svolta a Gerusalemme, i ministri degli Affari esteri, Gabi Ashkenazi e Ernesto Araujo hanno firmato l’intesa che allarga il campo rispetto al settore sanitario.

“Oltre all’ambito medico, lavoreremo insieme nei settori di tecnologia, innovazione, sicurezza, agricoltura, scienza e aerospazio – ha confermato Ashkenazi -. Aiuteremo il Brasile in tutti i modi possibili e cercheremo la strada per approfondire la ricerca e lo sviluppo di farmaci e altre soluzioni per frenare il virus”. Nella delegazione brasiliana era presente anche il deputato Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente brasiliano, che negli ultimi anni ha creato uno stretto legame con il governo di Benjamin Netanyahu.


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