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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

Il falso problema dei brevetti sui vaccini e il Recovery modello Genova. Maffè all’attacco

L’economista della Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffè: bravo Draghi a prevedere una governance interna al Mef, la via maestra deve essere il modello Genova in cui il privato lavora con regole chiare e certe. Sui vaccini tanti Paesi si sono mossi tardi e in disordine e ora ne pagano lo scotto. I brevetti? Un finto problema

Sui vaccini qualcosa è andato storto. Perché altrimenti, a quasi un anno dall’inizio dell’incubo del coronavirus e in presenza di più vaccini, non si spiegherebbe il riparlare di chiusure, restrizioni e persino il tanto temuto lockdown. Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista presso la Bocconi School of Management, non ha voglia di essere malizioso, semmai chiedersi che cosa non stia funzionando nella catena di montaggio. Magari, nell’attesa di una campagna di vaccinazione di massa, si potrebbe scrivere un buon Recovery Plan.

Maffè, a fine aprile l’Italia dovrà spedire il Recovery Plan a Bruxelles. Poi, non potrà più metterci mano. Crede che con Draghi potremo presentare un documento più credibile?

Quel Recovery Plan, parlo di quello di gennaio, era oggettivamente impresentabile, privo di qualsiasi forma di cronoprogramma. Adesso, se non altro, mi aspetto un cambio sostanziale nella metodologia. Era imbarazzante che il governo precedente non avesse tenuto conto di questo.

Chiaro, ma detto questo, riusciremo a rispettare la scadenza di fine aprile?

Diciamo che il fatto che Draghi abbia previsto una governance dentro al Mef è un’ottima notizia, perché in questo modo verrà garantita una governance finanziaria. E questo va molto bene perché il Recovery Fund non è spesa, ma investimenti che mettono in moto a loro volta degli investimenti privati. E questa logica a Daniele Franco, scelto da Draghi per guidare il Mef, è chiara. Il Recovery Fund è nato per permettere allo Stato di lavorare con i privati e non contro i privati. Finalmente una governance adeguata all’altezza della situazione.

Una volta che il Recovery Plan sarà stato approvato dall’Ue, come dovrà comportarsi il governo nella realizzazione degli investimenti?

Io penso sempre al modello Genova, dove lo Stato non ha fatto altro che individuare un bravo privato dandogli il miglior contesto possibile per lavorare. Non è che lo Stato si è messo ad assumere gli operai. E questo noi dobbiamo fare anche con il Recovery Plan. Far lavorare i privati il più facilmente possibile. Questa è la via maestra, il resto sono solo pericolosi esperimenti.

Parliamo dei vaccini. Pensavamo che con l’arrivo delle cure non avremmo più sentito parlare di restrizioni, zone rosse o lockdown. E invece…

Invece niente. E sa perché? Perché il vaccino non è stato ordinato, prodotto e distribuito per tempo. Guardi cosa hanno fatto nel Regno Unito, stanno già riaprendo, perché hanno vaccinato oltre 20 milioni di persone.

Ma allora di chi è la colpa? Dell’Europa? Dell’Italia?

L’Europa non c’entra un bel niente qui. Non era tenuta a comprare i vaccini per noi. Anzi, ha fatto da supplente agli Stati nazionali che hanno mostrato la loro disorganizzazione, questa è la verità. Non è giusto dare la colpa all’Europa che non ha nessuna competenza in campo sanitario. Ciò non toglie che come europei, si badi bene non come Unione, avremmo potuto coordinarci molto meglio, senza agire in ordine sparso. I vaccini andavano prenotati dai Paesi membri, tutti insieme, subito, senza aspettare.

E sulla produzione? Si poteva fare anche qui di meglio, Maffè?

Lo può dire forte. Bisognava creare una produzione intelligente, creare le condizioni per una produzione in loco, non aspettare gli altri. Già a novembre, meglio ricordarlo, in Europa già c’erano due licenze per la produzione nel continente del vaccino, compreso quello AstraZeneca-Oxford. Perché non sono state usate tali licenze? Io non lo so, ma qualcuno dovrà risponderne.

Israele ha vaccinato quasi tutti i suoi cittadini. Come se lo spiega?

In Israele è stata fatta un’operazione molto intelligente. Una collaborazione scientifica con Pfizer, alla quale sono stati forniti i dati anonimi dei destinatari. Impensabile in Italia, dove è meglio morire piuttosto che dare i dati delle persone… Follia. E poi, vorrei ricordare che abbiamo due milioni di dosi di vaccini ancora in frigo. Il solo vaccino AstraZeneca è per l’87% in frigorifero. Allora è evidente che c’è un problema di distribuzione, troppo facile prendersela con le aziende farmaceutiche, accusandole di essere inadempienti.

Si dibatte in questi giorni delle condivisione dei brevetti, affinché ogni Paese si produca il vaccino in loco. Lei che ne pensa?

Mi pare onestamente una scemenza, ma perché non c’è nessun brevetto su vaccini. O meglio, mi spiego, il brevetto di Moderna è rilasciato per il tempo della pandemia mentre quello di Oxford è rilasciato sempre per la durata della pandemia a condizione che non venga prodotto per trarne profitto. Il problema dei brevetti è inesistente, il vero problema è la logistica. Avviare una riconversione degli impianti, per la produzione dei vaccini in loco, è un’operazione enorme e lo Stato nemmeno ci ha messo i soldi per i costi fissi. Ecco quindi che il brevetto è un falso problema, quello su cui bisogna lavorare è semplicemente la logistica.

 

 

 

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