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Non solo Navalny. Dite alla Lega che con Biden non si russa. Parola di Stronski

Le sanzioni coordinate fra Ue e Usa contro il governo russo per l’arresto di Alexei Navalny segnano un cambio di passo storico, dice l’esperto di Carnegie Paul Stronski. Con Biden alla Casa Bianca ci sarà diffidenza per quei partiti, come la Lega, che hanno un legame stretto con il Cremlino

Coordinate, simultanee, quasi sovrapponibili. Le sanzioni imposte da Stati Uniti e Ue questo martedì contro il governo russo per il tentato omicidio e l’arresto dell’oppositore Alexei Navalny aprono una nuova pagina delle relazioni transatlantiche. Sette gli alti funzionari del Cremlino colpiti dalle misure del Dipartimento del Tesoro americano. Quattro i cittadini russi nel mirino di quelle del Consiglio europeo, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani”: Alexander Bastrykin, capo del Comitato investigativo russo; Igor Krasnov, procuratore generale; Viktor Zolotov, numero uno della Guardia nazionale; Alexander Kalashnikov, direttore del Sistema penitenziario federale.

“È il segno concreto dell’impegno del presidente Joe Biden a ricostruire un asse con l’Ue – commenta Paul Stronski, Senior fellow nel programma Russia ed Eurasia di Carnegie, think tank di Washington DC – c’è un inizio di strategia comune, finalmente”.

Si tratta davvero di un evento inedito, nota l’esperto con un passato al Consiglio di Sicurezza nazionale e al Dipartimento di Stato, ma soprattutto di un cambio di passo rispetto all’era Trump. “Questo round di sanzioni contro Mosca non nasce, come avveniva fino a pochi mesi fa, su pressione esclusiva del Congresso americano, ma per una precisa decisione della Casa Bianca. L’Ue aveva già colpito alcune di queste persone lo scorso autunno all’indomani dell’avvelenamento”. Accadeva non di rado, nei quattro anni della scorsa amministrazione Usa, che il presidente si ritrovasse “forzato” ad apporre la sua firma sulle sanzioni contro oligarchi russi, riprende Stronski. “Qui assistiamo invece a un nuovo passaggio della politica estera dal Congresso allo Studio Ovale”.

Quanto alle sanzioni in sé, il loro effetto è duplice. Simbolico, anzitutto. “Siamo di fronte a una dichiarazione congiunta di Stati Uniti ed Ue: il governo russo è responsabile di aver avvelenato e tentato di uccidere Navalny, per poi arrestarlo”. Pragmatico, in seconda battuta. Anche se da anni l’establishment politico e finanziario russo ha imparato a convivere con le misure restrittive occidentali, spiega Stronski. “Dopo tutti questi anni, a partire dalle sanzioni per l’annessione della Crimea, gli oligarchi hanno sviluppato una certa resilienza. Non per questo accettano di buon grado di avere i conti bancari esteri congelati o non poter più volare a Miami”.

Sono due i binari su cui si muoverà la strategia di Biden con la Russia, prosegue. “Da una parte il fronte della sicurezza, che vedrà la Nato riassumere un ruolo centrale nel contenimento dell’avanzata russa in Est Europa. Dall’altra quello economico, con un allineamento fra Ue, Uk e Canada sulla politica delle sanzioni”.

C’è poi un effetto collaterale da non sottovalutare della ritrovata sintonia fra Washington DC e Bruxelles. “L’amministrazione Biden presterà particolare attenzione a quei partiti europei che hanno legami stretti e manifesti con la Russia”, dice Stronski. Di quella schiera fa parte anche la Lega di Matteo Salvini, affiliata al partito di Putin Russia Unita con un memorandum del 2017, che proprio in questi giorni è tornato a indicare nel Cremlino un modello chiedendo di acquistare il vaccino Sputnik. “Ci sarà molto più scetticismo verso queste forze politiche, lo stiamo già vedendo nei rapporti con la Polonia o l’Ungheria. Queste relazioni non passano inosservate”.


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