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Alla Pa servono competenze e innovazione. La sfida di Brunetta

Per completare il progetto del Recovery Plan servono figure di dirigenti, professionalità e tecnici di cui la nostra Pubblica amministrazione in larga parte oggi non dispone. L’analisi di Tivelli

La riforma dell’amministrazione è uno degli aspetti su cui finora più Bruxelles ha criticato l’impianto del Recovery Plan Italiano, con un riferimento particolare tra l’altro all’esistenza oramai di nuovi sistemi veloci ed efficaci di reclutamento dei dirigenti. Certamente non a caso, perché per completare il progetto del Recovery Plan, implementarlo ed accompagnarlo servono figure di dirigenti, professionalità e tecnici di cui la nostra Pubblica amministrazione in larga parte oggi non dispone ed esse sono la materia prima per varare ed attuare il Piano.

Il governo Draghi ha capito subito la rilevanza del problema e sembra sia stata costituita già una squadra formata da cinquanta tecnici, destinata a crescere presso il Ministero dell’Economia e che squadre di dimensione più ridotta si accingano a nascere anche negli altri ministeri. Poiché però ognuno dei circa 200 miliardi di euro del Piano non può essere sprecato, va affrontato con chiarezza il problema che l’amministrazione oggi né dispone delle competenze necessarie, né delle opportune procedure per il reclutamento di profili adeguati.

Non è che c’è bisogno del solito dirigente pubblico a formazione paragiuridica, ma occorrono migliaia di ingegneri, informatici, geologi, esperti si sistemi complessi e altre professionalità innovative rispetto all’amministrazione tradizionale, il tutto più o meno entro 6 mesi. Il governo dovrà quindi assumere con contratti di durata per i 6 anni del Recovery Plan e con meccanismi di selezione simili a quelle delle aziende private, migliaia di esperti, con renumerazioni di mercato, che dovranno portare nuovo ossigeno non solo ai fini della impostazione e gestione del Recovery Plan, anche dentro le strutture della pubblica amministrazione, con una sorta di parziale anticipazione della riforma.

Sembra tra l’altro si stia pensando alla chiamata diretta di circa 500 figure per ruoli di vertice, da utilizzare ad esempio anche nei gabinetti dei ministri, come si è fatto in altre amministrazioni Europee, creando una sorta di osmosi fra settore privato e settore pubblico: ciò che non potrebbe che apportare benefici significativi alla pubblica amministrazione.

In sintesi, si tratta di una scommessa importante, che è indispensabile vincere per poter mettere realmente in campo il Recovery Plan, e che vale la pena davvero impostare non come una serie di toppe ai problemi di ricerche di professionalità che esistono, ma già di per sé come anticipazione di una parte della soluzione dei problemi della riforma della pubblica amministrazione.

Infatti innervare i vertici o i ruoli chiave dei nostri ministeri e delle nostre amministrazioni con figure professionali altamente innovative rispetto alla media delle figure professionali in atto, più abituate a lavorare per progetti e sostituire il project working a quell’ordinaria amministrazione che spesso caratterizza la vita dei nostri ai ministeri, può configurare un significativo fattore di svolta per varie nostre amministrazioni. E non è detto poi che alla scadenza dei primi contratti che devono avere la durata di 6 anni legata al Recovery Fund parte delle figure di questi innovatori possano essere stabilizzate e diventare i cardini su cui ruota una rinnovata amministrazione italiana.

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