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Uniti si vince, l’industria farmaceutica si confronta con la politica. Ecco come

Le campagne vaccinali stanno ingranando un po’ in tutto il globo e più cure si avranno a disposizione prima la pandemia sarà sconfitta. Per questo la politica deve allearsi con la scienza, adesso. Il convegno AmCham con i manager di Pfizer, AstraZeneca, AchilleS, Diasorin e Farmindustria

L’industria farmaceutica c’è, ora anche le istituzioni devono fare la loro parte. Perché la pandemia non si sconfigge solo con la scienza, serve il supporto e la collaborazione della politica a uno sforzo immane, che un anno fa forse nessuno avrebbe potuto immaginare. Qualunque sia il prezzo di tale missione ne sarà valsa la pena. Di questo si è parlato nel corso del convegno VacciNation – How to win the vaccines race organizzato dall’American Chamber of commerce in Italy.

Un evento al quale, tra gli altri (leggi qui cosa ha detto Giorgetti), hanno preso parte alcuni dei principali manager dell’industria farmaceutica italiana e internazionale: Riccardo Baccheschi, presidente e ceo di AchilleS Vaccines, Paivi Kerkola, presidente e amministratore delegato di Pfizer Italia,  Carlo Rosa, amministratore delegato e direttore generale, DiaSorin, Lorenzo Wittum, ad di Astrazeneca in Italia e Massimo Scaccabarozzi, presidente, Farmindustria. Filo conduttore, la collaborazione tra istituzioni e industria del farmaco (in Italia al Mise è stato allestito un tavolo permanente per avviare il prima possibile la produzione di vaccini in Italia), quintessenza della lotta alla pandemia.

L’ORA DELLA COLLABORAZIONE

Il là lo ha dato lo stesso Scaccabarozzi. “Il tavolo al Mise è partito meno di un mese fa e ci sono già delle realtà produttive disponibili. So che ci sono contatti diretti giornalieri con il governo, le cose vanno avanti speditamente. E questo nonostante la produzione di un vaccino sia un processo assai complesso”. Non tutti, infatti, “hanno i macchinari appositi. Noi stiamo facendo sotto la guida del Mise un progetto strategico per far sì che l’Italia possa dare il suo contributo nella produzione di vaccini attualmente disponibili. Stiamo facendo uno scouting sulle aziende italiane, sia per i vaccini che per produrre i macchinari necessari. Non si risolve la fornitura di vaccini il mese prossimo, ma è giusto che anche il nostro Paese possa dare un contributo”.

Il presidente di Farmindustria ha poi provato a tracciare una rotta. “Sono già partiti alcuni contratti, un primo contratto è stato già firmato, è un tavolo che sta lavorando nell’interesse di tutti: come ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti non è un problema politico né industriale ma di salute. Stiamo per mettere in contatto queste aziende con i produttori dei vaccini, l’Italia ha tutte le carte in regola”.

QUESTIONE DI FIDUCIA…

Wittum di AstraZeneca ha sollevato un tema se possibile ancora più delicato, quello della fiducia verso l’operato delle case farmaceutiche. “Il tema della fiducia mi preoccupa davvero molto, è essenziale focalizzarsi davvero sulla scienza e sui dati. I protocolli dei nostri studi in Europa e Usa erano per una vaccinazione universale, senza limiti d’età sopra i 18 anni e così sono state le approvazioni del vaccino anti-Covid da parte di Ema in Europa e quella della Gran Bretagna. E ora siamo in procinto di fare la sottomissione negli Usa per l’ok”.

…E DI INVESTIMENTI

Una tabella di marcia, indicativa anch’essa dell’enorme sforzo intrapreso dalle case farmaceutiche, è arrivata anche da Kerkola, numero uno di Pfizer Italia. “Pfizer ha autofinanziato per oltre 2 miliardi di dollari, a proprio rischio, i trial del vaccino e la preparazione della catena produttiva. Questo ultimo aspetto significa che non hai una approvazione per quel farmaco, che non sai se il vaccino funzionerà mai, ma che comunque utilizzi risorse e tempo a tuo rischio per prepararti. Sappiamo che la corsa di Covid continua e che potremmo dover ottimizzare ulteriormente i vaccini. Riguardo alle varianti, le ricerche continuano”.

AGIRE PRIMA DEL RICOVERO

Collaborazione, fiducia, investimenti… e tempismo. Perché, come indicato da Baccheschi, occorre che il vaccino prevenga l’ospedalizzazione del paziente. Insomma, vaccinarsi per evitare di essere ricoverati, in caso di complicazioni. “A giugno dello scorso anno abbiamo depositato un brevetto. Ci aspettiamo la fine della fase clinica entro il 20 di aprile, contiamo di aprire la fase 2 e 3 entro la metà di maggio, servirà un altro mese per poi avere un’autorizzazione emergenziale. I vaccini sono prodotti che hanno dimostrato una efficacia importante nell’ospedalizzazione, la nostra sfida è però neutralizzare il virus nelle fasi iniziali della malattia”, ha chiarito il manager di AchilleS.

Anche Rosa di Diasorin ha puntato sulla diagnostica. “Se un anno fa ci avessero detto che al parcheggio Esselunga uno poteva fare della diagnostica, sarebbe stato impensabile. C’è un aspetto legato alla sfida tecnologica decisivo. Lo sforzo del legislatore, oggi è individuare come questa diagnostica possa essere capitalizzata”. Insomma, politica, oltre che scienza.

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