Il segretario generale Jens Stoltenberg ha presentato il suo report annuale sull’Alleanza Atlantica. Mostra l’incremento della spesa complessiva, anche se gli obiettivi sanciti in Galles restano per molti (Italia compresa) ancora lontani. Si guarda al summit di fine anno e al nuovo Concetto strategico
Dopo un anno segnato da quarantene e lockdown continentali, l’Alleanza Atlantica si presenta ancora solida, con un incremento complessivo della spesa destinata alla Difesa, mantenendo il trend degli anni passati che, verosimilmente, continuerà in futuro. Gli Stati Uniti continuano a guidare gli Alleati con un budget da 785 miliardi di dollari, oltre il doppio di tutti gli altri Stati Nato. L’Italia resta ancora lontana dalla fatidica soglia del 2% del Pil che, secondo gli impegni presi in Galles, dovrebbe destinare alla difesa entro il 2024. Questo è quanto emerge dal tradizionale report annuale per il 2020 del segretario generale della Nato, presentato questa mattina da Jens Stoltenberg, ancora via web a causa del permanere delle necessità legate al coronavirus.
UN CLIMA PIÙ DISTESO
Come di consueto, Stoltenberg affronta il tema del burden sharing mostrando il bicchiere mezzo pieno. È tra i nodi più delicati all’interno delle relazioni fra alleati, ovvero l’equilibrata distribuzione di oneri tra membri. Nonostante la criticità dell’argomento, il clima risulta decisamente più disteso da quando alla Casa bianca risiede un nuovo inquilino: la dialettica di Joe Biden è infatti estremamente più conciliante rispetto a quella del suo predecessore. Sebbene la linea Usa resti ancorata sulle sue posizioni, chiedendo un maggiore impegno per la propria diesa ai partner europei, il clima di dialogo e l’aver rimesso l’Alleanza al centro del quadro strategico di Washington ha decisamente tranquillizzato i rapporti e il dialogo tra le due sponde dell’oceano.
DATI INCORAGGIANTI
Nel report il segretario generale nota che il 2020 è stato segnato ancora da un generale aumento della spesa tra Europa e Canada, con un incremento del 3,9% rispetto al 2019. Gli alleati in linea con la soglia del 2% sono diventati undici, rispetto ai nove dell’anno scorso. Oltre agli Usa ci sono Grecia, Estonia, Regno Unito, Polonia, Lettonia, Lituania, Romania, Francia, Norvegia e Slovacchia. La spesa per la difesa complessiva di Europa e Canada nel 2020 ha raggiunto i 322 miliardi di dollari, dodici in più rispetto al 2019, con la previsione di raggiungere i 400 miliardi entro il 2024. Nonostante gli sforzi generali, tuttavia, è difficile che gli obiettivi del 2% e del 20% (la quota di budget della Difesa da destinare agli investimenti in major equipments) vengano raggiunti per il 2014 a livello generale, stante la latitanza di diversi Stati a implementare dei piani per aumentare gli investimenti.
I NUMERI
Lo squilibrio tra le due sponde dell’Atlantico resta sostanzialmente invariato, con gli Usa che coprono quasi il 70% delle spese per la Difesa (che raggiungono la cifra record di 1.100 miliardi di dollari), nonostante coprano “solo” il 51% del Pil complessivo tra tutti i membri della Nato. Seguono Regno Unito, Francia e Germania, con ciascuna che copre circa il 5% delle spese complessive, mentre l’Italia, pur rappresentando quasi il 5% del Pil totale, copre poco più del 2% della spesa. Per quanto riguarda la soglia del 2% del Pil da destinare alla Difesa, gli Stati Uniti superano ampiamente questa cifra destinandogli il 3,73%, subito seguiti dalla Grecia con il 2,68%. Il Regno Unito si attesta al 2,31%, la Francia al 2,04 e la Germania all’1,56, segnando tuttavia l’incremento maggiore tra questi Paesi. L’Italia invece dedica alla difesa il 1,39%, segnando un aumento stabile rispetto agli anni precedenti. Su tutto questo, pesano al rialzo anche le stime di Pil in calo nell’anno della pandemia. Diversa la situazione per il paramento delle capability, con la soglia del 20% delle spese da destinare agli investimenti per gli equipaggiamenti. Qui la situazione è decisamente migliorata, con la maggior parte degli Stati che ha superato la soglia: se nel 2019 solo sette paesi avevano soddisfatto questo requisito, oggi sono solo una decina a non aver raggiunto la soglia, e in tutti i casi si è visto un incremento estremamente deciso verso tale obiettivo. L’Italia ha da anni raggiunto e superato tale soglia.
PARTNER EUROPEI
La differenza tra l’Italia e i principali partener europei si nota soprattutto sui numeri reali delle spese destiate alla difesa: laddove Roma spende 22,8 milioni di euro per il settore, Parigi ne spende 46,2, Londra 56 e Berlino 51,6. Tutti questi Paesi, inoltre, hanno avviato consistenti progetti di investimenti e di rinnovamento dei rispettivi apparati militari, mostrando un’attenzione particolare al tema nelle proprie politiche di sicurezza. La Francia, in particolare, è impegnata in un profondo processo di ammodernamento e rafforzamento delle proprie forze armate, processo fortemente sostenuto dal presidente Emmanuel Macron e dal ministro della difesa Florence Parly, con l’attenzione focalizzata su settori strategici come lo spazio e l’innovazione tecnologica al limite della fantascienza. Londra punta sul suo strumento militare per mantenere la sua posizione come attore internazionale, secondo la strategia della Global Britain. Anche la Germania ha investito molto nel settore della difesa, con l’obiettivo di modernizzare ed efficientare le proprie forze armate.
L’ITALIA
Nonostante l’impatto che la crisi pandemica ha avuto sull’economia e il settore produttivo italiano (e globale), il comparto della difesa ha visto alcuni segnali incoraggianti, con l’aumento del budget dedicato al bilancio della Difesa. La Nato certifica il processo intrapreso da palazzo Baracchini con Lorenzo Guerini, tradottosi in un incremento degli investimenti anche grazie allo strumento pluriennale ad hoc previsto nell’ultima legge di bilancio, che ora si punta a confermare e strutturare per i prossimi anni. Inoltre, l’Italia continua a partecipare a quasi tutti gli impegni assunti dalla Nato, seconda in molti casi solo agli Stati Uniti; un elemento importante per l’Alleanza che oltre a cash (il 2%) e capability /il 20%) considera anche il livello di contribution dei singoli Paesi membri, voce nella quale l’Italia eccelle da sempre con il continuo impegno dei nostri militari dall’Afghanistan all’Islanda.