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Russia, Cina, Turchia. Nelli Feroci spiega i piani di Biden per l’Ue

Se Joe Biden si presenta al Consiglio europeo è per mandare un messaggio: gli Usa ci sono, a partire dai vaccini. Dall’Europa serve un passo, cominciando ad allentare il cordone con Russia e Cina. Turchia? L’Italia può fare la sua parte, ma non sempre gli interessi coincidono

Back to business. La presenza di Joe Biden al Consiglio europeo segnala un’inversione a u nei rapporti fra Stati Uniti ed Europa. L’Ue conta ed è tenuta sotto stretta osservazione. Sarà aiutata nella campagna vaccinale da un Paese che già vede la luce in fondo al tunnel. Ma dovrà anche dimostrare di voler fare una chiara scelta di campo “fra democrazie e autocrazie”, allentando il cordone che la lega a Cina e Russia. La strada “resta in salita”, commenta Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai (Istituto affari internazionali), già rappresentante permanente dell’Italia in Ue.

Un presidente degli Stati Uniti, al Consiglio Europeo.

In diplomazia i gesti hanno un significato. Questo è un gesto dall’alto valore simbolico. Con Trump l’Europa era uscita dai radar. Ora, mentre gli Stati Uniti tendono una mano per la campagna vaccinale, sta tornando il sereno. Anche se rimangono alcune nuvole.

Il presidente Usa si è trovato di fronte un’Europa divisa sul piano vaccini. A cosa si deve secondo lei il ritardo europeo?

Semplice, non eravamo preparati a varare un piano vaccinale, perché non avevamo industrie europee in grado di produrre vaccini su questa scala. Non avendo investito abbastanza nella ricerca, ci siamo riscoperti dipendenti da forniture extra Ue, e la Commissione si è ritrovata nella scomoda situazione di negoziare con case farmaceutiche non europee.

È davvero solo colpa della Commissione?

La ricostruzione dei fatti è più complessa. Un gruppo di Stati membri, Francia, Italia, Germania e Olanda, ha chiesto alla Commissione di negoziare. Giustamente direi, per evitare una corsa nazionale ad accaparrarsi i vaccini.

E allora?

Sono stati commessi errori durante il negoziato, lungo tutto la trattativa. Soprattutto sul fronte della trasparenza, con clausole contrattuali coperte da lunghe strisce nere.

Gli Stati Uniti da maggio sono pronti a ripartire. C’è una lezione per l’Ue?

L’America si è mossa per tempo. Non è un caso se i due vaccini che hanno fatto da apripista, Pfizer e Moderna, sono americani. Già Trump ha investito fondi pubblici nella ricerca la scorsa primavera ponendo le condizioni per la ripartenza. Noi siamo in ritardo di un mese o due ma possiamo ancora recuperare.

Lo stop all’export della Commissione serve a qualcosa?

Sì. Può sembrare poco elegante, ma se le case farmaceutiche non rispettano gli impegni contrattuali, il minimo è sottoporre le esportazioni dai loro stabilimenti a un regime di autorizzazioni.

Al Consiglio europeo Biden ha ribadito la linea: democrazie vs autoritarismi. L’Ue parla di autonomia strategica. Possono stare insieme?

Non c’è contraddizione. Si può cercare una maggiore autonomia e al contempo un partenariato forte con gli Stati Uniti. Ha poco senso immaginarla al di fuori di questo quadro: autonomia non significa contrapporsi agli Usa ma aumentare le capacità in settori strategici. L’appello di Biden è diretto. Auna più chiara presa di posizione verso Russia e Cina.

Alla Russia niente sconti. Qui Usa e Ue sembrano suonare due spartiti diversi. Italia compresa.

La Russia è un rivale sistemico ma anche un partner importante sul fronte economico, energetico, della soluzione di crisi regionali. Può non piacerci ma dobbiamo parlarci. Quanto all’Italia, forse in passato potevamo essere sospettati di russofilia, oggi molto meno. Non è a noi che si rivolgono gli Stati Uniti.

E a chi?

Ad Angela Merkel, la Germania è nel mirino. La richiesta americana di sospendere i lavori per il gasdotto russo North Stream II è senza precedenti, niente a che vedere con le solite sanzioni su singoli esponenti di regime.

Intanto una parte dell’Ue apre al vaccino russo Sputnik. In Italia si è mossa la regione Campania. L’accelerazione può creare frizioni con Washington DC?

Non credo ci sia il rischio di incrinare il rapporto con gli Stati Uniti. Il problema semmai è che dobbiamo avere garanzie totali sull’affidabilità di questo vaccino che, ad oggi, mancano perché ancora non sono stati fatti tutti i test. Sarà l’Ema ad avere l’ultima parola.

Chiudiamo sulla Turchia. Biden auspica un “riavvicinamento” con l’Ue. Draghi si è mosso per primo telefonando ad Erdogan. Che ruolo può giocare l’Italia?

Il governo italiano fa bene a riavviare il dialogo, come peraltro fanno altri Stati membri. Con la Turchia bisogna fare i conti. È un Paese complicato, con un autarca che non ha alcun rispetto dei diritti fondamentali e con interessi che non sempre coincidono con i nostri, penso all’esplorazione di idrocarburi al largo di Cipro. Ma è anche un alleato della Nato e gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di lasciarlo andare via.

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