Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Non solo vaccini. Cosa c’è dietro la lotta tra governo e regioni. L’analisi di Guzzetta

La penuria di approvvigionamenti del siero anti covid, la pressione su Ema e Aifa per accelerare i tempi e il regionalismo incompiuto. Guzzetta spiega perché le questioni sanitarie legate alla riforma del Titolo V esistevano già prima della pandemia.

E’ tempo di bracci di ferro. Sarà che ancora, la penuria di rifornimenti del siero anti-covid, esacerba gli animi. Anche tra colleghi (non solo di partito), ma governatori di regioni. E’ il caso di Vincenzo De Luca, simbolo della riscossa campana e Stefano Bonaccini (il numero uno emiliano-romagnolo). De Luca ha dichiarato a chiare lettere che avrebbe voluto procedere autonomamente all’approvvigionamento vaccinale per la sua regione. Non l’avesse mai detto. Il presidente della Conferenza Stato- Regioni  è partito al contrattacco. In realtà, dietro tutto questo, ci sono almeno due questioni più profonde. La prima riguarda le lungaggini di Ema e Aifa. La seconda invece è di carattere tecnico-giuridico e fa riaffiorare dagli abissi del dibattito un vecchio (ma quanto mai attuale) tema: la riforma del Titolo V della Costituzione. Per chiarire questo secondo aspetto, abbiamo chiesto un parere a Giovanni Guzzetta, docente di diritto pubblico all’università Tor Vergata.

Guzzetta, quello della sanità è un problema che sta tornando a far discutere. Tra corse in avanti e l’Italia che non si riesce mai a muovere all’unisono. Lei che idea si è fatto?

La pandemia sicuramente ha dimostrato che gli ordinamenti a struttura autonomistica – federale o regionale – hanno riscontrato grossi problemi nella gestione dell’emergenza. Ma, va detto, la Costituzione prevede che, qualora se ne ravveda la necessità, si possa intervenire sulle Regioni. La giurisprudenza costituzionale ha sancito che, ove ci siano esigenze di disciplina unitaria per assicurare la tutela di interessi nazionali, lo Stato possa intervenire. Il problema, quindi, è politico.

Eppure insistono grosse differenze tra regioni, anche nella predisposizione e nell’avanzamento della campagna vaccinale.

Certo, è normale. Semplicemente si tratta del portato del regionalismo. La conseguenza logica di questa conformazione istituzionale è la differenziazione, che peraltro è legittima. Poi, torno a ripetere, i problemi sono sorti in questo frangente perché si ricorre sempre all’individuazione di un capro espiatorio. Questa volta è il regionalismo. Ma la verità è che tutto dipende da scelte politiche, frutto di una variegata distribuzioni di centri di potere più o meno influenti.

Dunque lei ritiene legittimo l’acquisto, da parte delle regioni, dei vaccini?

Se questa scelta è considerata legittima dallo Stato, ritengo sia legittima. E’ comprensibile che i presidenti delle Regioni, terminali di interessi territoriali, di fronte alla scarsità di approvvigionamenti, cerchino il modo di tutelare la comunità che essi rappresentano. L’unico aspetto che ritengo eccessivo è evocare un vincolo europeo dopo i pasticci sull’approvvigionamento che sono accaduti.

Tuttavia torna d’attualità la riforma del Titolo V della Costituzione. Il blocco sanitario deve tornare totalmente nelle mani dello Stato oppure l’amministrazione sanitaria è giusto demandarla agli enti territoriali?

I motivi di riforma del Titolo V c’erano già prima dello scoppio della pandemia. Semplicemente il covid li ha messi in luce. Il vero tema è se vogliamo in effetti essere regionalisti fino in fondo. Oppure centralisti fino in fondo. Il punto è che manca un luogo di confronto fra lo stato centrale e le regioni, che si sarebbe invece risolto con la costituzione di una seconda camera di rappresentanza degli enti territoriali. Come al solito, si tratta di una riforma monca.

Pare comunque che il dialogo tra Regioni e Stato, ora come ora, sia in una fase avviata.

Si, infatti. E’ questo un aspetto molto più significativo e che caratterizza l’azione del Governo Draghi, in netta discontinuità rispetto al Governo guidato da Giuseppe Conte. Tanto più che, mai come in questa fase di recrudescenza pandemica, il confronto continuo tra territori e stato centrale è indispensabile.

×

Iscriviti alla newsletter