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La geopolitica si sposta nello Spazio. L’accordo Cina-Russia visto da Spagnulo

I capi delle agenzie spaziali di Cina e Russia hanno firmato martedì un memorandum d’intesa per realizzare insieme un avamposto sulla Luna. Secondo quanto dichiarato, offriranno pari accesso a qualsiasi nazione che voglia prenderne parte al progetto. Quali i risvolti geopolitici? L’opinione dell’ingegnere ed esperto aerospaziale

La geopolitica delle alleanze terrestri si riverbera anche nello spazio. Zhang Kejian, capo della China national space administration (Cnsa), e Dmitry Rogozin, direttore generale della russa Roscosmos, nel corso di un incontro virtuale hanno siglato un accordo di cooperazione per realizzare la International lunar research station (Ilrs), una base lunare (sulla superficie o in orbita) per svolgere attività di ricerca scientifica multidisciplinare e di utilizzo delle risorse.

Per la verità, l’accordo era stato annunciato da tempo e la firma non è quindi una novità per gli osservatori internazionali. Ciò che interessa qui è analizzare come questo tipo di cooperazioni nello spazio siano conseguenza dell’evoluzione geopolitica sulla terra. Da anni, Russia e Cina hanno approfondito le loro relazioni spaziali: dal 2014 quando, con l’annessione della Crimea, le tensioni tra Mosca e l’Occidente si sono acuite, e soprattutto dal 2017 quando l’amministrazione di Donald Trump ha posto gli Stati Uniti su una traiettoria politico-economica di netta contrapposizione con Mosca e Pechino.

Ricordiamo solo due iniziative simbolo dell’ex-presidente americano che hanno contribuito a far accelerare i colloqui tra Mosca e Pechino: la costituzione della Space Force e l’avvio del programma lunare Artemis. Joe Biden non ha, per il momento, modificato sostanzialmente queste due iniziative e quindi per andare oltre una lettura superficiale della cooperazione sino-russa sulla Luna, occorre analizzare diversi temi geopolitici su scala globale.

Sembra davvero delinearsi un dualismo spaziale tra blocchi contrapposti, però con potenziali fragilità intrinseche che non devono essere trascurate. Quali? La corsa alla Luna del XXI secolo, come quella del XX, è lo specchio di un confronto tra due potenze terrestri, in questo caso Stati Uniti e Cina, che fondono i rispettivi ambiti economici e politici attraverso le decisioni del Partito comunista, da una parte, e degli apparati di difesa e sicurezza nazionale, d’altra. Alessandro Aresu le ha descritte benissimo nel suo libro “Le potenze del capitalismo politico”: Pechino e Washington vivono un acceso conflitto, una vera e propria guerra giuridica, economica e tecnologica in cui lo spazio, vicino alla terra e cislunare, rappresenta la “punta di lancia” mediatica e appariscente.

Entrambe però hanno bisogno di alleanze per sovrastare l’avversario, ed ecco palesarsi le fragilità intrinseche. L’Orso russo scivola verso il Dragone cinese, ma l’alleanza non è priva di insidie. Mosca è militarmente e tecnologicamente possente, ma economicamente non è in salute: sino al 2008 il Paese cresceva in media del 7% all’anno per poi crollare all’1%, e dal 2014 è entrato in stagnazione. Il Coronavirus e la guerra dei prezzi del petrolio hanno condotto la Russia in una crisi economica e non sarà semplice per Mosca trovare centinaia di miliardi di dollari per costruire una base lunare con Pechino.

Sull’altro fronte geopolitico, osserviamo che il Giappone si schiera decisamente con gli Usa e partecipa al programma lunare Artemis. Tokyo rinforza il suo budget per lo spazio e pianifica di spendere nel 2021 la cifra record di 449,6 miliardi di yen (4,14 miliardi di dollari) più del 23,1% rispetto all’anno scorso. Il timore per la politica espansionistica di Pechino preoccupa il governo giapponese e infatti il ministero della Difesa beneficerà di ben 55,3 miliardi di yen del budget per lo spazio (una cifra superiore ai 51 miliardi di yen destinati al programma Artemis) con cui consoliderà le attività del neo costituito “Space Operations Squadron” delle forze armate.

In questo contesto, l’Unione europea sembra continuare a vivere in una bolla autoreferenziale. A gennaio scorso, durante la 13esima European Space Conference, i funzionari della Commissione ripetevano che l’Ue perseguirà una sua autonoma e più aggressiva strategia spaziale per contrastare le innovazioni tecnologiche statunitensi e cinesi. Ma, purtroppo, in Europa le dichiarazioni di intenti abbondano a fronte di frammentati passi concreti. Per esempio, l’Esa ha siglato un memorandum of understanding con la Nasa per stabilire un primo quadro legale di cooperazione sul Lunar Getaway, che è un elemento del programma Artemis, ma non ha aderito agli Artemis Accords.

L’unico Stato europeo ad averlo fatto è stata l’Italia, e questa è stata una mossa opportuna per il nostro Paese, che ha quantomeno chiarito il suo schieramento nella politica spaziale mondiale. Ma l’Europa è comunque lontana da quell’unitarietà celebrata a Bruxelles. La Francia, potenza nucleare e spaziale, gioca la sua partita di contrappesi geopolitici su entrambi i fronti. Da un lato, riafferma la propria cooperazione bilaterale con la Cina, e dall’altro si pone come baluardo spaziale dell’Alleanza Atlantica.

Quasi in contemporanea con l’annuncio dell’accordo sino-russo per la Luna, il presidente del Cnes Jean-Yves Le Gall ha tenuto una riunione in videoconferenza con l’amministratore della Cnsa Zhang Kejian per fare il punto sulle attività congiunte. Sinora i due Paesi hanno collaborato in settori come l’osservazione della Terra e le scienze dell’universo, ma in futuro potrebbero farlo anche nel volo umano (ricordiamo che in piena guerra fredda il primo astronauta europeo a volare nello spazio fu il francese Jean-Loup Chrétien, un pilota militare, che raggiunse la stazione russa MIR a bordo di una Soyuz decollata da Baikonour).

Sull’altro fronte geopolitico, Parigi ha ottenuto di ospitare a Tolosa il centro spaziale della Nata che si installerà presso il neo-costituito Commandement de l’Espace (Cde) ,cui entro il 2025 dovrebbero confluire oltre 500 addetti. Venerdì, il presidente Emmanuel Macron dovrebbe assistere proprio presso il Cde all’esercitazione AsterX in cui decine di esperti dell’esercito e dell’aeronautica militare effettueranno un test cibernetico per misurare le capacità di risposta in caso di attacco a uno dei satelliti francesi in orbita terrestre. In un mondo sempre più polarizzato e diviso in due sfere politiche ed economiche globali, la Francia punta a un multilateralismo tattico candidandosi di fatto a guida spaziale militare dell’Ue.

Un ultimo importante tema: l’accordo lunare sino-russo induce riflessioni sulla Stazione spaziale internazionale (Iss). La stazione è da oltre vent’anni il fulcro della cooperazione spaziale tra Mosca e Washington: quali potrebbero essere le conseguenze prospettiche per la Iss da quest’accordo tra Cnsa e Roscomos per la Luna? Presto per dirlo, ma alcuni segnali già si vedono.

Pochi giorni fa, la Nasa ha deciso di far volare tra un mese un suo astronauta su una Soyuz, ma la cosa particolare non è solo il brevissimo preavviso, quanto la modalità di acquisizione del passaggio. L’ente americano infatti ha avuto il taxi-flight dalla società commerciale privata Axiom Space, che lo ha acquistato da Roscosmos. In cambio, Nasa darà in futuro ad Axiom un posto su una sua missione. È la prima volta che una società privata viene coinvolta in questo modo, e molti osservatori si sono chiesti se ciò non lasci prefigurare in futuro una diversa gestione della Iss, in cui la partecipazione russa potrebbe persino essere ridiscussa.

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