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Sputnik? Il Copasir c’è, stop alla propaganda. L’altolà di Borghi (Pd)

Su Sputnik V troppe fake news, il Copasir accenderà un nuovo faro sull’infodemia russa. Parla Enrico Borghi, responsabile Sicurezza Pd e componente del Copasir. De Luca? La Costituzione si rispetta, anche in guerra

“La Costituzione non si sospende, neanche in guerra”. Enrico Borghi tira un sospiro dalla sua nuova stanza al Nazareno. Deputato del Pd, componente del Copasir, il comitato di controllo dell’intelligence, è stato chiamato dal neosegretario Enrico Letta come responsabile Sicurezza del partito. Anche per questo sulla sua scrivania è finito il polverone che si è creato intorno allo sbarco (annunciato) del vaccino russo Sputnik V in Italia, con alcuni governatori Pd, fra cui Nicola Zingaretti e Vincenzo De Luca, pronti a spalancare le porte. Il profilo twitter ufficiale del farmaco russo l’ha già ribattezzata “la ribellione europea”.

Borghi, in Campania Vincenzo De Luca tira dritto su Sputnik V. Draghi ha messo in guardia dai contratti come quello stipulato dalla società della regione Campania “Soresa”. Lei che idea si è fatto?

Concordo con Draghi. L’articolo 120 della Costituzione parla chiaro. In caso di emergenza, attribuisce allo Stato funzioni di qualsiasi natura. Occorre evitare il turismo del vaccino fai-da-te e stare nel perimetro indicato dal presidente del Consiglio.

De Luca dice: “Sono tempi di guerra”.

La Costituzione vale anche in guerra, non si può aggirare. Non mi pare peraltro che il governo si sia sottratto a un confronto permanente e continuo con le regioni. Proprio perché siamo in guerra, la catena di comando non può essere messa in discussione.

Muoversi prima dell’ok di Ema è un azzardo?

Ribadiamo un principio, a scanso di equivoci: sui vaccini decide la scienza, la politica non può fare fughe in avanti. Allo stato attuale Sputnik V non è stato approvato dall’Ema e secondo le previsioni non riceverà un via libera prima di giugno.

Perché i tempi sono così lunghi?

Il mondo scientifico sta dibattendo, i dati della sperimentazione sono opachi e potrebbero esserci ulteriori richieste di dati da parte dell’Ema. Questa incertezza, unita alla tardiva apertura dei siti produttivi russi, dilata i tempi e le verifiche necessarie.

Anche l’ex segretario Zingaretti ha aperto le porte del Lazio a Sputnik V con un accordo fra l’Istituto Spallanzani e il Gamaleya. Non crede che questi centri di ricerca debbano dare spazi e risorse prima ai vaccini già approvati e in circolazione?

Due premesse. La prima: è naturale che i presidenti di regione, di fronte all’esigenza di assicurare standard di sicurezza e salute, allarghino i loro orizzonti. La seconda: non si devono porre limiti alla scienza e alla cooperazione scientifica, purché però tutto avvenga in un quadro di ordine e regole e non in un’ottica fai da te. Il vero problema di Sputnik V è un altro.

Quale?

La Russia non ha sufficienti impianti di produzione. Ha avviato una serie di contratti su licenza in India, Cina, Arabia Saudita e Turchia, e non si sa se questi siano conformi alle regole dell’Ema. Anche questo è un dato su cui riflettere.

Su twitter lei ha parlato di una campagna di propaganda intorno al vaccino. A cosa si riferisce?

Abbiamo iniziato a cogliere alcuni elementi. Proprio come lo scorso anno, quando abbiamo certificato il diffondersi di un’infodemia di matrice russa e cinese, ma non solo, in Italia.

Ci spieghi meglio.

Non dobbiamo ripetere gli stessi errori. Dimenticare che esiste una minacca ibrida, che la pandemia ha determinato un’impennata di campagne disinformative e fake news, e la dilatazione dei margini di intervento di attori ostili che hanno combinato più strumenti a fini manipolatori.

Un anno fa lei è stato relatore di un rapporto del Copasir sulla disinformazione russa e cinese. Avvierete un’altra indagine?

Credo che un’iniziativa del comitato sia opportuna. Serve un’azione di attento monitoraggio dell’intera campagna vaccinale e della disinformazione online che si trascina, a 360°, non solo su Sputnik. Garantire che proceda nel rispetto degli standard di sicurezza.

Chiudiamo con Letta. Come cambia la politica estera targata Pd con il nuovo segretario?

Sarà certamente confermata la tradizionale vocazione euroatlantica, con una particolare attenzione alla riforma della governance europea, per assicurare che l’Europa sia al passo con i tempi, ma anche al ruolo naturale dell’Italia nel Mediterraneo alla luce del programa illustrato da Draghi in Parlamento.

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