Skip to main content

Sputnik e Putin, Edward Lucas spiega la (vera) posta in gioco

Se perde la corsa al vaccino, l’Occidente rischia un fallimento “peggiore della guerra in Iraq e della crisi finanziaria del 2008”, dice Edward Lucas, vicepresidente del think tank Cepa e già firma di Economist e Times. Sputnik V? Non abbiamo informazioni, Putin vuole farne un’arma di propaganda. E gli Usa si ricorderanno di chi lo ha aiutato

“Alla fine della storia, l’Occidente avrà la meglio. Ma prima che arrivi la fine i danni possono essere irreparabili”. Edward Lucas, vicepresidente del Cepa (Center for European policy analysis), già firma del Times e dell’Economist, lancia un monito sulla vicenda del vaccino russo anti Covid-19 Sputnik V: Ue e Stati Uniti “devono agire presto”.

Per fare cosa?

Arrestare una crisi di fiducia che può diventare irreparabile. Chi in questo momento ripone le sue speranze a Bruxelles o a Washington DC si sente uno sciocco. Solo ieri il primo ministro della Macedonia del Nord, di fronte all’assenza di vaccini occidentali, ha ordinato un carico di vaccini russi dalla Serbia.

Quindi?

Quindi una risposta lenta alla crisi pandemica da parte delle democrazie occidentali non solo mina le alleanze ma si trasforma in un assist formidabile ai regimi autoritari.

Parliamo di vaccini. Non dovrebbe venire prima la salute?

Non si può essere naïve. Von der Leyen, Michel e i decisori europei devono realizzare che in ballo c’è molto più della salute. C’è un’enorme questione di sicurezza internazionale. Se Ue e Usa falliscono, altri Paesi, Russia e Cina in testa, prenderanno il loro posto. Si rischia un fallimento peggiore della crisi finanziaria del 2008 o della guerra in Iraq.

In Italia ci sono aziende pronte a produrre lo Sputnik V. Qual è il problema?

Di questo vaccino sappiamo troppo poco. Un’autorevole rivista scientifica lo descrive come affidabile, ma non abbiamo dati a sufficienza per autorizzarne la distribuzione prima di una certificazione delle autorità.

Alcuni partiti, fra cui la Lega di Matteo Salvini, stanno chiedendo di acquistare il farmaco russo.

È comprensibile. Ma queste mosse non passeranno inosservate negli Stati Uniti quando sarà finita la crisi.

Qual è la strategia russa?

Anzitutto, dimostrare al mondo che la Russia è una superpotenza scientifica e che l’Occidente sta fallendo. C’è del vero, ma si tratta di un vantaggio temporaneo. E c’è molta propaganda: sappiamo troppo poco della fase sperimentale di Sputnik V e in Russia il sistema sanitario è al collasso.

L’operazione può portare consensi a Putin sul fronte interno?

Questo è l’obiettivo. Le immagini in tv di cittadini di altri Paesi in fila per una dose di Sputnik V è una vittoria per la propaganda del Cremlino. La Russia è in cerca di un riscatto, e Putin non fa che confermare una vecchia strategia.

Quale?

Usare una politica estera all’insegna della “grandezza” per risolvere i problemi domestici. In questo è aiutato da un apparato statale che non si mette di traverso, a differenza dell’Ue. Quando durante un’audizione all’Europarlamento hanno chiesto all’Alto rappresentante Josep Borrell come intenda reagire alle operazioni di influenza russe e cinesi, lui ha risposto che il compito non rientra nel suo mandato. Perfetto burocratese.

Cina e Russia entreranno in competizione nella campagna vaccinale?

La verità è che entrambi i Paesi hanno una capacità produttiva molto limitata. Alla fine dell’emergenza, una volta che le supply chain avranno ingranato, la maggior parte delle persone nel mondo avrà fatto uso di un vaccino occidentale. Ma da qui al traguardo gli errori possono dimostrarsi fatali.



×

Iscriviti alla newsletter